Valentina Matvienko
La potente governatrice di San Pietroburgo Valentina Matvienko ha rassegnato lunedì scorso le proprie dimissioni, dopo essere stata eletta domenica consigliere municipale nel distretto di Krasnenkaja Rechka, sempre nella regione pietroburghese: una nomina che, per legge, le impedisce di esercitare un doppio incarico, così da obbligarla a scegliere tra il suo posto di governatore ed un seggio al parlamentino distrettuale. Apparentemente suona inverosimile che l’ambiziosa zarina del Baltico abbia deciso di abbandonare la sua influente carica per un anonimo ruolo di consigliere di distretto. Apparentemente, appunto: perchè in realtà la carica che andrà a ricoprire le permetterà anche di diventare membro del Consiglio della Federazione, la Camera Alta del parlamento russo eletta a carattere regionale, in cui la Matvienko sarà rappresentante della Regione di San Pietroburgo. E ciò cambia nettamente le carte in tavola.
L’ingresso nel Consiglio federale quasi sicuramente schiuderà all’ex governatrice di San Pietroburgo le porte per un ruolo istituzionale (presidente del Consiglio della Federazione) o di governo, se, come previsto dai sondaggi, il suo partito Russia Unita (di cui è presidente il suo “padrino” politico Vladimir Putin e dove i sanpietroburghesi la fanno da padroni) si imporrà alle elezioni politiche di dicembre. E non è da escludere che da un eventuale incarico istituzionale, o di governo, possa partire per la Matvienko la strada per una futura candidatura alle elezioni presidenziali nel 2018. Se non addirittura prima: a luglio l’ex speaker del Consiglio federale Sergej Mironov, dopo essere stato silurato a causa di un durissimo scontro politico proprio con la Matvienko, aveva parlato di un accordo tra Medvedev e Putin per presentare già alle elezioni presidenziali 2012 un candidato “terzo”, un outsider di grande appeal politico, in grado di attrarre consensi da tutte le fasce della popolazione. Mironov non aveva fatto nomi, ma le sue parole sembravano riferirsi proprio a Valentina Matvienko.
Un’ ipotesi plausibile, anche alla luce di questo scontro isituzionale con Mironov, uomo delle istituzioni, leader del partito di centrosinistra Russia Giusta e possibile candidato alle presidenziali: una prova di forza che di questi tempi a Mosca è un ottimo biglietto da visita per un candidato presidente del futuro.
Futuro prossimo o remoto? Se ciò che dice Mironov a proposito del “candidato terzo” è vero, sono in pochi nell’attuale panorama politico russo (senza parlare poi di Russia Unita) ad avere le carte in regola per fare il candidato-presidente. La Matvienko è tra questi, forse è davvero la favorita numero uno, vista anche la sua allenza d’acciaio con Vladimir Putin. Certo, le manca l’esperienza di un incarico nazionale, che però potrebbe maturare nel prossimo “seiennato”, e renderla più forte per il 2018.
Ma in Russia è poi così necessario avere un ampio curriculum politico per fare il presidente? Eppure lo stesso Medvedev da vicepresidente di Gazprom è diventato capo dello Stato, senza mai aver ricoperto ruoli istituzionali a livello nazionale. E bisogna dire che non se l’è poi cavata così male. Anzi, a dispetto di chi lo considerava una sorta di burattino di Putin, l’attuale presidente russo ha invece dimostrato di sapersi muovere in modo indipendente rispetto a lui.
La Matvienko, che comunque viene dal Governatorato della regione della seconda città russa, potrebbe ripercorrere quella strada, con l’aggiunta di essere una fedele alleata di Putin, a cui per questo non dispiacerebbe certo di averla al Cremlino già dal prossimo anno.