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La memoria non si ferma alla Tiburtina

Creato il 28 novembre 2011 da Albertocapece

La memoria non si ferma alla TiburtinaAnna Lombroso per il Simplicissimus

L’Avvocato Agnelli in tempi non molto lontani per quanto riguarda disuguaglianze e iniquità che la vera differenza sociale la fanno i trasporti. Gli va dato atto che se ne intendeva. E in effetti ci sono treni e treni, auto e auto, stazioni e stazioni viaggiatori e viaggiatori. E il conflitto di classe corre più della freccia rossa.
Oggi ad esempio con gran pompa è stato “donato” ai cittadini romani il nuovo scalo della Tiburtina, concreta espressione delle magnifiche sorti e progressive di questa nostra Italia moderna e globale, innovativa e lungimirante. Non pare vero: i lavori sono stati completati “in soli tre anni e mentre i servizi di trasporto dovevano continuare a funzionare: abbiamo vinto una grande sfida, che a Roma sembrava impossibile”, ha detto regalmente il magnanimo amministratore di Trenitalia. Sottintendendo che una capitale così cialtrona dovrebbe proprio ringraziare chi le ha offerto una bellissima stazione, “una città ricucita, un luogo degradato restituito e senza nessun esborso per la comunità: nei 150 anni dell’Unità d’Italia e in un momento difficile per il Paese, è un messaggio di rinascita”.

Beh certo l’importante è che non piova, l’importante è che non vengano ridotte le corse, l’importante è che quegli sgraditi barboni sempre e inspiegabilmente più numerosi non la bruttino con la loro offensiva presenza, l’importante è che i treni che la attraversano non siano obsoleti, sporchi, trascurati e guidati da personale insoddisfatto, malpagato e poco addestrato. Ma in fondo cosa vogliamo? Ci sono viaggiatori e viaggiatori. I pendolari romani che stamattina hanno terminato il loro viaggio proprio là, dirottati su improbabili percorsi a ostacoli per lasciar svolgere il ballo excelsior del progresso secondo Moretti, non sono certo della stessa classe dei viaggiatori del nuovo Frecciarossa: quattro livelli di servizio per l’alta velocità, 500 milioni di euro, interni firmati da Giugiaro, 62 monitor a disposizione dei passeggeri e sistema wi-fi in tutto il convoglio, 573 posti ridistribuiti in quattro livelli, in sostituzione delle tradizionali categorie: Standard, Premium, Business ed Executive. I pendolari di Roma, come quelli della padania e peggio di quelli calabresi sono di serie B, insomma un bel po’ al di sotto della categoria Standard.

”Abbiamo realizzato una di quelle prove che in questo momento di crisi abbiamo bisogno di dare all’Europa al mondo e a noi stessi, per dimostrare una straordinaria capacita’ di realizzazione e innovazione”, ha detto Giorgio Napolitano, nell’inaugurare lo scalo.
Eh si sono soddisfazioni e soddisfazioni, come ci sono treni e treni e stazioni e stazioni. E lo sanno bene il centinaio di dipendenti dei servizi ferroviari notturni, che manifestavano fuori dalla stazione e alcuni parenti delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio. Tenuti opportunamente a distanza perché con le loro proteste disfattiste e anti patriottiche non disturbassero il clima concorde, operoso e fertile della festa, frutto della” straordinaria capacità di realizzazione e innovazione che rappresenta uno dei punti di saldezza del nostro tessuto nazionale”.

In effetti ricordare 31 morti in una stazione, imputabili a trascuratezza criminale, a strutture fatiscenti, all’ignava indifferenza per la sicurezza dei lavoratori e della cittadinanza sarebbe stata davvero una nota stonata nell’armonia del lieto giorno, un’inopportuna dissonanza nel festoso coro delle fanfare e delle prolusioni. Non disturbino, vadano a lavorare invece per la saldezza del tessuto nazionale. Si è detto così per far tacere il dissenso o la protesta prima di convocare Bava Beccaris. Sarà bene stare in guardia, noi, un establishment sordo alla critica, imprese incuranti dell’interesse generale. Ultimamente in piazza sono scesi già molte volte anche i poliziotti, tra un po’ la repressione se la dovranno fare da soli.


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