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La Merkel: “Silvio va espulso dal PPE. Magari dopo le elezioni”. Polemiche sui fotomontaggi elettorali: non si salva più nessuno.
Creato il 29 gennaio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsortiI tedeschi sembrano un po’ così, però, porco boia, hanno una memoria da elefanti. Prendete la cancelliera Angela Merkel. Berlusconi gliene ha combinate di tutti i colori. Le ha fatto "cucù", l’ha lasciata mezzora ad aspettarlo sotto il sole, l’ha chiamata “culona inchiavabile”, l’ha accusata dello sfascio dell’Europa e dell’Euro. Non le ha detto che “puzzava” solo perché Angelina l’ha sempre tenuto a debita distanza ma, pur non reagendo mai alle offese berlusconiane, quando la tettonica (non è un refuso, nda) Cancelliera ha avuto la possibilità di sbeffeggiarlo un po’, lo ha cucinato in punta di padella, in coppia con Sarkò. Dopo averlo fatto rimbeccare dal suo portavoce a ogni uscita improvvida, Angela Merkel è passata al contrattacco e, forte della posizione che ha all’interno del PPE, ne ha chiesto, ieri, l’espulsione per la “battuta infelice” sulla bontà del fascismo. Oddio, non è stata l’unica a bacchettarlo per le manifeste simpatie mussoliniane, contro Berlusconi si è schierato praticamente il Parlamento Europeo all’unanimità, ma cosa volete che gliene freghi a Silvio? Lui va per la sua strada, e ha deciso di togliere a Beppe Grillo ogni possibilità di catturare voti dai casapoundini. Il cinismo e la spietatezza di Berlusconi ormai non fanno più notizia. Se n’è accorta la nostra amica casalinga di Abbiategrasso e un nuovo tifoso delle nostre teorie bloggesche, un filoferrotranviere di Sesto San Giovanni che, all’ingresso di casa, tiene esposto orgogliosamente il busto di Lenin, con tanto di candelina accesa davanti. Altro che venditore di sogni a poco prezzo, Silvio si sta dimostrando un prezzolato killer della politica, un attento lettore del terzo dei tre libri che ha sfogliato in tutta la sua vita, Il Principe. Un testo che campeggia sul comodino, insieme all’Elogio alla follia e l’autobiografia di Mike Buongiorno. A proposito di piccoli e grandi presunti sciacalli, di profittatori di simboli e pubblicità gratuita. Ha fatto scalpore il post di un militante del M5S, residente nella nostra città, che in un fotomontaggio ha messo la storica immagine di Anna Frank e la scritta “Anna Frank voterebbe M5S”. Ci siamo ricordati, in un flash d’annata, della campagna contro il divorzio condotta da Amintore Fanfani nel 1974. Sapete chi fece scendere in campo l’allora segretario della DC? Nientepopodimenoche Gesù Cristo, figura simbolo adottata successivamente anche dai socialisti che lo proclamarono “Primo socialista della storia”. Al post del grillino si può muovere un solo appunto, il giorno della pubblicazione, quello della Memoria. Ma se pensate al Binario 21 di Milano, il peccato del militante M5S va sicuramente derubricato fra i veniali, perché questo è uno di quei casi in cui è possibile parlare di opportunità e di buon gusto, tutto il resto è ipocrisia. Ma non è Marco Pannella che ha adottato Gandhi a modello e poi cerca di allearsi con Storace per le regionali del Lazio? A proposito di Storace. Il leader della Destra ha annunciato il taglio netto del budget a disposizione per le prossime elezioni, meno 600mila euro rispetto a quelle del 2008. Il fondo pro-elezioni della Destra passa quindi da 2milioni e 200mila a 1milione e 600mila euro. L’aspetto curioso è che i 600mila euro tagliati riguardano soprattutto le cene elettorali. Ha detto Storace: “Fa freddo, la gente non esce di casa, che cazzo la invitiamo a fare a cena?”. 600mila euro di cene. Ma quanto magnano gli eredi del Duce?
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