Magazine Società

La Messina che vorrei

Creato il 07 maggio 2013 da Antonella Di Pietro @Antonella_Di_Pi
La Messina che vorrei
Parafrasando il titolo di una famosa canzone di Vasco Rossi “Il mondo che vorrei”, analizziamo insieme perché la nostra città è, ai tempi odierni, un pallido ricordo di quello che è stata un tempo. Iniziamo, dunque, il nostro personale viaggio sulla Messina che vorrei.
Il nostro dovere di cittadini è quello di evidenziare cosa non permette ad una città, bella come Messina, di decollare. Forse, dovremmo toglierci quella rassegnazione che ci porta a pensare che “tanto non cambierà mai niente”, un pessimismo radicato e un vittimismo insito in noi come un virus che è difficile da debellare ma non impossibile.
Ad esempio, io vorrei una città a misura d’uomo ma, ancor di più, a misura dei diversamente abili, un verde curato, con spazi dove portare a sgambettare i nostri amici a quattro zampe, poi le strade e le spiagge pulite, un ambiente sano, senza tir, con meno auto in circolazione e più servizi di bus e taxi elettrici, inoltre, proporrei una vera riqualificazione del water front, dal cavalcavia verso la zona sud, laddove i nostalgici ricorderanno i lidi costruiti in quelle zone, quindi un’operazione di bonifica del paesaggio e la totale demolizione di tutte le baracche, officine e stabili esistenti in loco dove l'amianto ne è il protagonista.
Infine, vorrei che i politici tutti, di ogni partito, si occupassero meno dei loro tornaconti, dei gettoni di presenza, del personale successo conseguito e costruito sulla buona fede dell’elettorato, delle loro aspirazioni e ambizioni di salire al potere per sistemare i loro protetti e, principalmente, per fare decollare la loro carriera al di fuori della Sicilia e che, quindi, dimostrassero un sano interesse per una città martoriata, offesa e vilipesa dai cittadini stessi e dagli Italiani, i quali ci degnano di una minima parvenza d’attenzione solo per costruire quello che sarà il loro reale vantaggio.
Un’utopia? Forse, ma dobbiamo essere noi i veri protagonisti della rinascita di Messina in “Caput Siciliae”.
Concludo con una frase di Tomasi di Lampedusa ne Il Gattopardo "I siciliani non vogliono migliorare perchè si sentono perfetti, la vanità in loro è più forte della miseria...".
Mi auguro che di quei siciliani, oggi, ne siano rimasti ben pochi!
Antonella Di Pietro© 
Fonte

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :