In verità, leggendo l'articolo, ci si accorge che Boldrini non invoca alcuna legge ad hoc (lo hanno fatto notare in molti, piuttosto sono altre le osservazioni che andrebbero analizzate e comprese all'interno dell'intervista), fermo restando che le regole esistono: basterebbe all'occorrenza applicarle.
Al solito si è parlato un po' troppo di una questione che, a pensarci meglio, cela tra le righe ovvietà che non si capisce per quale motivo vogliamo, tutte le volte, far passare per casi clamorosi. Ad esempio, Gianni Riotta (non me ne voglia se minimizzo così il suo lavoro), avrebbe potuto concludere Il web ci rende liberi? al capitolo quinto, quando afferma:
Credere che ogni mezzo di comunicazione – la stampa, il telegrafo o il web – abbia «un solo possibile uso», determinato a priori dalla tecnica, esclude il fattore umano, personale, che resta invece il più ricco e sorprendente. Non importa che la «stanza» sia più intelligente di chi la compone (Weinberger), e neppure quanta «eco» di confusione comporti (Sunstein). È la reazione degli individui, uomini e donne che affollano la «stanza», a produrre di volta in volta reazioni uniche, imponendosi sugli echi negativi, soffrendo e liberando intelligenza collettiva o invece appiattendosi al conformismo.