Magazine Diario personale

La mia famiglia normale.

Creato il 09 ottobre 2014 da Denise D'Angelilli @dueditanelcuore

*Sì, sono favorevole alle adozioni gay e mi fanno schifo le sentinelle in piedi, ma non è di questo che voglio parlare*.

Per anni ti chiedi cosa sia la normalità, cosa spinga le persone a volersi professare normali a tutti i costi, chi decide cosa e chi lo è e cosa e chi non lo è. Ti domandi ogni giorno se prima o poi la smetteranno di additarti come la poverina, se la smetteranno di dire alla tv che chi cresce in famiglie diverse da quelle della Mulino Bianco poi finisce con una siringa nel braccio, se le tue amiche la potranno finire una volta per tutte di usarti come buon esempio quando qualcuno vomita sentenze quali “eh ma lo sai che ha i genitori separati, ti credo che lancia le sedie in faccia alla moglie” e loro rispondono “ma che cosa c’entrano i genitori separati scusa, guarda com’è venuta su bene Denise”. I tuoi si separano e tu impari in fretta un sacco di cose che ti serviranno più avanti nella vita: a preparare facilmente una valigia perché ogni weekend diventi un pacchetto postale, a prendere i mezzi pubblici da sola per andare da una parte all’altra della città, a far bollire l’acqua per la pasta, a lavare il bagno, a rifare anche il letto matrimoniale, a metterti sulla faccia un sorriso finto di circostanza, ad ascoltare la musica ad alto volume, a prendere le batoste con filosofia, ad amare come i tuoi genitori non si sono amati, e anche a rispettare tutti. Vedi più carabinieri che baci, senti più urla che ti amo, piangi parecchio, impari subito cos’è un giudice e un avvocato, cerchi rifugio nella famiglia normale della tua migliore amica ogni giorno dopo scuola, poi torni a casa e ti accorgi che hai tutto quello che ha lei lì, sotto gli occhi, ma in una forma diversa e soprattutto in una persona sola. Però ogni tanto te la mettono la pulce nell’orecchio e la pulce dice “ah  ma quindi la mia non è la normalità? Io da sola col mio papà non siamo una famiglia?”, e quindi impari anche molto fretta a dire un sacco di vaffanculo. Se sei abbastanza furba, però, puoi arrivare persino a farti invidiare dalle tue amichette perché hai due case, due camerette, due letti, spazio doppio per appendere i poster, fai le vacanze doppie, se un genitore ti dice di no per una cosa puoi chiederla all’altro perché tanto non si parlano quindi nessuno saprà che l’altro ha detto no.

A. ha diciassette anni, quando i suoi genitori si sono separati di anni non ne aveva nemmeno quattro. Quei genitori vanno molto d’accordo tra di loro, si telefonano, tutti e due hanno dei compagni di vita diversi. A. ha un sacco di amici, va bene a scuola, parla perfettamente italiano, nuota ed è fortissimo.

G. di anni ne ha tre, i suoi genitori si sono separati quando ancora non era nemmeno venuta al mondo, non lo sa nemmeno che cosa significa averli nella stessa casa ma sorride sempre, per lei è quella la normalità, perché forse non ci avete mai pensato al fatto che per chi cresce in un determinato modo è strano pensare che esista qualcuno che vive in maniera diversa, che ha una sola casa, anzi è addirittura un’idea piuttosto noiosa.

D. ha venticinque anni, i suoi genitori si sono separati due volte, l’hanno illusa di stare insieme per sempre e poi hanno cambiato idea, ma lei ha solo ricordi belli nella testa, non le è mai mancato niente, non è mai finita in galera, nemmeno in rehab, non ha mai chiesto l’elemosina davanti all’esselunga e crede fermamente che chi lo fa ha ragioni ben diverse dal non poter passare il Natale con mamma e papà nella stessa casa, ha fatto a botte solo quando qualcuno le ha dato fastidio, ha i tatuaggi, un piercing, i capelli colorati, mette le minigonne molto corte, ha sempre le unghie colorate di nero, ma ci si gioca la sua collezione di magliette dei supereroi che anche se fosse vissuta in una famiglia diversa sarebbe comunque la stessa persona che è adesso.

Forse non è bello, forse non è nemmeno giusto, forse avremmo tutti meritato un’infanzia diversa da quella che abbiamo avuto, ma lasciatelo giudicare a noi, lasciatelo dire a noi se avremmo voluto viverla in maniera diversa o se nonostante tutto ci è andata bene così, perché abbiamo maturato la capacità di non addossare colpe a nessuno.

Anzi, voi continuate pure, non potete nemmeno immaginare quanto sia divertente stare a guardarvi mentre non ci capite un cazzo.



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