Non le dissi la verità.Il pomeriggio volgeva al termine, il sole scendeva veloce oltre la linea dell'orizzonte, impolverando il cielo di un arancio tenue. Lei era lì, seduta a pochi passi da me. La osservavo da ore. I capelli scuri le cadevano morbidi sulle spalle, dal cappotto usciva una lunga sciarpa grigia, annodata stretta attorno al collo. Alle mani portava guanti sottili, di pelle. Potevo sentire il profumo della sua pelle accarezzarmi il volto ad ogni folata di vento. Stava seduta composta, di lato, su una panchina di fronte al laghetto. I cigni volteggiavano davanti ai suoi occhi, scivolando incorporei sul pelo dell'acqua. Il vento increspava le loro scie in vortici disomogenei e furtivi. Non sapevo darle un'età precisa, sembrava giovane e indifesa. Piccola. Dagli occhi, di tanto in tanto, cadeva una lacrima. Forse per il freddo, forse a causa mia.Giocava con i fili della sciarpa, intrecciandoli tre a tre, senza guardare. Le sue dita si muovevano piano sopra il grembo, le vedevo muovere la testa nella mia direzione. Rimanevo immobile.Era bella, la piccola ragazza della pianura.Era una donna, la mia piccola vittima.L'avrei sedotta, colpita, affondandole il mio disgusto nelle carni l'avrei resa mia. Sporcandola, mi sarei ripulito. Una battuta, l'illusione di un futuro migliore, e sarebbe caduta ai miei piedi. Non avrei faticato a convincerla, mi avrebbe supplicato di farla sua. Un colpo, poi un altro e un altro ancora. Lei, una come le altre, une delle tante che ho tenuto tra le braccia. Scuoteva la testa, piano, senza smettere di intrecciare i fili. Guardava nella mia direzione, non poteva vedermi. Due ore sono un tempo indefinibile, se la tua mente è avvolta da un velo di ovatta.La vedevo ballare sul filo dell'acqua, bagnarsi le caviglie, scendere verso il centro del lago, inabissarsi sotto i giri delle sue piroette. Scompariva, la mia ballerina immaginaria.Mi avvicinai a lei, sedendomi al suo fianco. La presi tra le braccia e la strinsi forte, senza volerlo, senza saperlo. La baciai sulla fronte e la portai via, lontano. Al riparo da me. Barbara Greggio
Nell'immagine, Due cigni al tramonto, Melbourne, fonte Reuters.
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Non le dissi la verità.Il pomeriggio volgeva al termine, il sole scendeva veloce oltre la linea dell'orizzonte, impolverando il cielo di un arancio tenue. Lei era lì, seduta a pochi passi da me. La osservavo da ore. I capelli scuri le cadevano morbidi sulle spalle, dal cappotto usciva una lunga sciarpa grigia, annodata stretta attorno al collo. Alle mani portava guanti sottili, di pelle. Potevo sentire il profumo della sua pelle accarezzarmi il volto ad ogni folata di vento. Stava seduta composta, di lato, su una panchina di fronte al laghetto. I cigni volteggiavano davanti ai suoi occhi, scivolando incorporei sul pelo dell'acqua. Il vento increspava le loro scie in vortici disomogenei e furtivi. Non sapevo darle un'età precisa, sembrava giovane e indifesa. Piccola. Dagli occhi, di tanto in tanto, cadeva una lacrima. Forse per il freddo, forse a causa mia.Giocava con i fili della sciarpa, intrecciandoli tre a tre, senza guardare. Le sue dita si muovevano piano sopra il grembo, le vedevo muovere la testa nella mia direzione. Rimanevo immobile.Era bella, la piccola ragazza della pianura.Era una donna, la mia piccola vittima.L'avrei sedotta, colpita, affondandole il mio disgusto nelle carni l'avrei resa mia. Sporcandola, mi sarei ripulito. Una battuta, l'illusione di un futuro migliore, e sarebbe caduta ai miei piedi. Non avrei faticato a convincerla, mi avrebbe supplicato di farla sua. Un colpo, poi un altro e un altro ancora. Lei, una come le altre, une delle tante che ho tenuto tra le braccia. Scuoteva la testa, piano, senza smettere di intrecciare i fili. Guardava nella mia direzione, non poteva vedermi. Due ore sono un tempo indefinibile, se la tua mente è avvolta da un velo di ovatta.La vedevo ballare sul filo dell'acqua, bagnarsi le caviglie, scendere verso il centro del lago, inabissarsi sotto i giri delle sue piroette. Scompariva, la mia ballerina immaginaria.Mi avvicinai a lei, sedendomi al suo fianco. La presi tra le braccia e la strinsi forte, senza volerlo, senza saperlo. La baciai sulla fronte e la portai via, lontano. Al riparo da me. Barbara Greggio
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