Parigi e un divano.
Niente hotel, niente appartamento, niente ostello, solo un divano in un salotto. Primo viaggio da sola, prima esperienza di couchsurfing. Una scelta avventata forse? Me lo sono sentita dire da tutti. “Ma sei da sola, sei una donna, ti fidi ad andare a fare couchsurfing? Questo ragazzo nemmeno lo conosci”.
Sono partita con tutte queste domande sulle spalle, senza che però andassero ad aumentare il peso che già aveva il mio zaino. Mi sono detta “provaci”, e così ho fatto. Volevo che il mio primo weekend in solitaria fosse speciale in tutto e per tutto, volevo forse anche un po’ mettermi alla prova e cercare di combattere quella paura della solitudine in viaggio che mi tartassava il cervello. Dopo aver speso queste belle parole, diciamo le cose come stanno: con 400 euro al mese di stipendio, riuscire a risparmiare sull’alloggio, sarebbe stata una gran cosa.
MA SEI DA SOLA…
Sì, sono partita da sola e non potevo fare scelta migliore. Credo che il mio innamorarmi di Parigi così velocemente e così inaspettatamente sia stato soprattutto perché la città mi ha accolto tra le sue braccia fin dal momento in cui ho messo piede all’interno del primo vagone del treno in aeroporto. Girare una città da soli significa farla propria, le suole delle tue scarpe baciano le sue strade, come può non essere amore a prima vista?
La mia prima esperienza di couchsurfing è nata principalmente per la voglia di provare qualcosa di nuovo, di buttarmi in questo tipo d’esperienza di cui avevo tanto sentito parlare ma che ancora non avevo sperimentato sulla mia pelle. Il ragazzo o la ragazza che ospita diventano un aggancio, un appoggio che ti fa dimenticare di essere partita da sola, è come andare a trovare un amico che non vedi da molto tempo, o per lo meno per me è stato così.
MA SEI DONNA
Me lo sono sentita dire un miliardo di volte e, onestamente, mi ero davvero stufata. Come se essere donne fosse limitativo, so che il mio colore di capelli potrebbe trarre in inganno, ma non sempre essere bionde significa essere stupide e sprovvedute. È vero che spesso si pensa al couchsurfing come un modo per portarsi a casa una bella ragazza e farle la festa, perchè di storie se ne sentono a miliardi, ma non deve per forza andare così. Probabilmente è vero che noi donne siamo un po’ più esposte a questo tipo di rischi, ma ciò significa che dobbiamo starcene chiuse in una camera di hotel aspettando che sorga il sole? Lascio a voi la risposta e anche qualche consiglio per chi decidesse di intraprendere l’avventura del viaggio in solitaria, firmato Martina.
FIDUCIA
Se è vero che non si conosce la persona da cui si andrà a stare, bisogna guardare le cose anche dall’altro punto di vista, chi ci ospita non ci conosce. Il rischio è biunivoco in un certo senso, il rapporto di fiducia che si crea è spontaneo e naturale, oltre che necessario e personalmente la trovo una cosa bellissima. In un mondo in cui fidarsi del prossimo è diventato un optional, qui è ancora possibile. Ovvio, ci vuole anche quella dose di fortuna e io devo ammettere di averne avuta abbastanza. Il ragazzo che mi ha ospitato si è rivelato un ottimo compagno-amico-guida, la sintonia è nata dopo la prima ora di chiacchiere, in più girare la città con un autoctono è sicuramente un modo per viverla poco da turista e tanto da viaggiatore.
CONSIDERAZIONI FINALI
Un po’ come l’ho detto dell’Australia, fare couchsurfing non è da tutti. Ci vuole un po’ di spirito di adattamento, in fin dei conti andate a dormire su un divano non in un letto matrimoniale con quaranta cuscini, ma non è un sacrificio, almeno per chi è abituato a viaggiare zaino in spalla.
“C’è sempre una prima volta”, quindi c’è anche una prima esperienza di couchsurfing, un consiglio? Siate positivi, partire pensando che già potrebbe andare male non vi aiuterà per niente, tra le innumerevoli tasche del vostro zaino metteteci una buona dose di fiducia ed entusiasmo, state andando in viaggio, non in guerra, dovreste avere le farfalle allo stomaco, gli occhi che vi brillano per l’emozione. Insomma, godetevela e vivetela, senza troppi se né troppi ma.