Questo post nasce
dopo aver letto quello di Nick, post in cui raccontava dei fumetti che
maggiormente avevano influito nella sua vita e avevano lasciato un ricordo
indelebile.
Ecco, dal momento
che lui dichiara sempre di non amare troppo i meme ma è in grado comunque di
instillare il tarlo nella mente dei suoi lettori, eccomi qui a ripercorrere le
sue orme.
Il primo fumetto che ricordo di aver letto assiduamente è stato Topolino.
A lui devo anni diu
viaggi in ogni luogo di questo pianeta (e non solo) in avventure degne di
essere definite tali. Anzi, ancora oggi, se capita, faccio volentieri una
capatina a Paperopoli per vedere cosa combina quella scalmanata banda di
paperi.
e, sì, ho detto
paperi, perché a dispetto del titolo del fumetto, ho sempre odiato Topolino.
Lo trovo spocchioso, saccente e
insopportabile. Alcuni suoi comprimari, soprattutto Pippo, riesco ancora a
reggerli, ma di certo tutti gli abitanti di Topolinia non valgono una giornata
con Paperino e soci.
Ma questo era solo l'inizio, il primo vero fumetto (se mi concedete il termine) è stato proprio lui, Dylan Dog.
L'indagatore
dell'incubo, l'uomo in perenne lotta contro se stesso e contro mostri di ogni
natura.
Ricordo ancora che
cominciai a leggerlo dal numero 31 per poi recuperare tutti gli arretrati e
continuando a leggerlo per anni, più o meno fino al 200 o giù di lì.
Smisi di leggerlo
perché a quel tempo il personaggio di Dylan era cambiato troppo, e si era
allontanato da quello che avevo conosciuto io in modi che non apprezzavo più.
Le storie si erano fatte meno interessanti e così lo abbandonai.
Ma non si può non
dare merito a Bonelli e a tutti coloro che hanno contribuito a creare il mito:
primo fra tutti Sclavi, creatore e padre dello stesso Dylan, e poi, ma non in
ordine di importanza, Montanari, Grassani, Roi, Chiaverotti, Ruju, sono solo alcuni
di coloro che si sono cimentati ai disegni o ai testi o alle copertine, dove
Villa e Stano hanno contribuito a creare vere e proprie opere d'arte a colori.
Ma non è stato solo
l'horror a lastricare la mia infanzia, anche la fantascienza si è presa una
bella fetta della mia giovinezza grazie ad un'altra serie bonelliana: Nathan
Never.
Ma anche qui la
serie ha subito lo stesso destino e dopo un cambiamento radicale nella trama è
mutata in qualcosa che non riconoscevo più.
Ma non posso certo
dimenticare gli anni passati assieme all'agente Alfa e a tutti i vari
personaggi che vi ruotavano attorno. Le citazioni si sprecavano, partendo dalle
leggi sulla robotica di Asimov (vero e proprio plot narrativo per raccontare
una parte fondamentale della storia) fino a Giger e decine di altri autori che
hanno, con la loro influenza, creato un mondo futuristico degno di tale nome.
La punta massima di
questa serie si è avuta con la serie dei Giganti, volumi di grande formato che
raccontavano storie ex-serie, narrando prima di tutto la saga dei Tecnodroidi,
una sorta di razza simile ai Borg di Star Trek, e di Nemo, un Nathan Never clonato
che vive in un futuro in guerra.
Indimenticabile.
Sul fronte
nipponico, altra mia passione fin da piccolo, non posso non citare Video Girl
Ai, splendida storia di Katsura in cui scopriamo le avventure di Yota e di Ai,
una misteriosa ragazza uscita da una videocassetta. Chi non lo conosce farebbe
bene a dargli un'occhiata: i sentimenti sono assicurati e se siete persone dal
cuore morbido, anche una lacrimuccia.
Ma non c'è stata
solo dolcezza, anche la violenza ha fatto parte delle letture di questo
ragazzotto, grazie a Go Nagai e al suo Mao Dante, prima, e Devilman, ma solo in
seguito. Adoro la storia di dante (che nulla a che vedere con il nostro Dante)
e la guerra intrapresa per riportare i demoni al loro giusto posto.
I temi, i toni
soprattutto, di Mao Dante sono qualcosa che non si dimentica facilmente,. Così
come il tratto aggressivo e pesante di Nagai, che rende ogni tavola un pugno e
ogni dialogo una stilettata.
Ce ne sarebbero
molti altri da citare, ma così facendo rischierei di scrivere un post troppo
lungo, quindi vado avanti e passo al terzo genere, quello dei fumetti americani
(o graphic novel, se volete).
Ho scoperto questo
genere solo da pochi anni ma devo ammettere che è in grado di regalare
tonnellate di emozioni.
Fra tutti sento di
eleggere V for Vendetta come la migliore lettura di genere. Una storia profonda, con
talmente tante chiavi di lettura che definirlo fumetto suona solo riduttivo.
Rivalsa, vendetta, dolore, rammarico, ditene uno e in questo volume lo
troverete. Moore è un genio, un maestro della narrazione, e ce lo dimostra
ampiamente.
Così arriviamo ai
giorni odierni e citare opere come Crossed o Freakangels è d'obbligo. Entrambe
affrontano il tema dell'apocalisse, ma da due sponde molto differenti fra loro.
La prima lo fa con il colore del sangue, della violenza immotivata e della disperazione, offrendoci scene di inaudita violenza e di snaturata indecenza. Mentre la seconda, Freakangels, lo fa in maniera più leggera, mostrandoci un mondo ormai allagato in cui un gruppo di giovani (che si scopre fin da subito essere la causa dell'apocalisse stessa) cercano di rimediare al danno fatto sfruttando i poteri mentali di cui sono dotati.
E con questo siamo arrivati ad oggi. La mia strada di lettore di fumetti è ancora lì, bella e invitante, e chissà cosa mi riserverà per il futuro. Nel frattempo invito tutti voi a fare lo stesso: tuffatevi nei ricordi e tirate fuori quello che avete lì dentro da anni, vedrete che sarà un bel viaggio!





