Si può dire che il vero significato del numero pitagorico sia espresso dalla figura della tetraktys, la mistica decade su cui i Pitagorici giuravano, una sorta di chiave segreta per spiegare il mondo («che racchiude in sé la fonte e la radice della natura che sempre scorre»).
La tetraktys rappresenta il numero Dieci e simbolicamente il triangolo equilatero. E’ la somma del pari-impari, del primo numero pari, del primo dispari e del primo quadrato. Secondo ciò che riporta Giamblico è “sia un’idea matematica che un simbolo metafisico e abbraccia in sé i principi del mondo naturale, l’armonia del cosmo, l’ascesa al divino e i misteri del regno divino”. Si può dire racchiuda in sé l’Universo rappresentando la successione delle dimensioni che caratterizzano geometricamente il mondo fisico.
Se il numero è la sostanza delle cose, ogni opposizione nelle cose può essere paragonata a opposizioni tra numeri.
L’opposizione fondamentale delle cose rispetto all’ordine misurabile (che costituisce la loro sostanza) è quella di limite e di illimitato: il limite, che rende possibile la misura, e l’illimitato che la esclude. A questa opposizione equivale al limite come il pari all’illimitato. E infatti nel numero impari l’unità dispari costituisce il limite del processo di numerazione, mentre nel numero pari questo limite manca e il processo quindi non è concluso. L’unità è poi il parimpari perché l’aggiunta di essa rende pari l’impari e impari il pari. All’opposizione dell’impari e del pari, corrispondono nove altre opposizioni fondamentali: il limite e l’illimitato, l’impari e il pari, l’unità e la molteplicità, la destra e la sinistra, il maschio e la femmina, la quiete e il movimento, la retta e la curva, la luce e le tenebre, il bene e il male, il quadrato e il rettangolo.
Il limite, ovvero l’ordine, è la perfezione. Quindi tutto ciò che si trova dalla stessa parte nella serie degli opposti è bene e tutto quello che si trova dall’altra parte è male.
I Pitagorici ritengono tuttavia che la lotta tra gli opposti si possa conciliare da un principio di armonia che in un certo senso rappresenta il significato ultimo delle cose. Filolao definisce quest’armonia come «unità del molteplice e concordia del discordante».
Come dappertutto c’è opposizione tra gli elementi, dappertutto c’è anche armonia. Lo stesso si può dire che tutto è numero o che tutto è armonia perché ogni numero è un’armonia dell’impari e del pari.
Secondo i Pitagorici c’è armonia quando c’è musica perché i rapporti musicali esprimono nel modo più lampante la natura dell’armonia universale e rappresentano un modello di tutte le armonie dell’universo.
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