La moderna crudeltà

Creato il 16 dicembre 2012 da Albertocapece

Anna Lombroso per il Simplicissimus

Ci si illudeva fosse finito il secolo mai abbastanza breve con il suo bilancio sanguinario: due guerre mondiali, innumerevoli conflitti coloniali e post-coloniali, decenni di guerra fredda, guerriglie insorgenti e repressioni contro-rivoluzionarie, segnato dal tragico connubio tra tecnologia e sterminio che ha permesso il genocidio fordista del Terzo Reich, così come l’atomica sul Giappone a sigillare la vittoria della superpotenza. Ma la sua eredità grava sulle esili spalle di un millennio orfano delle grandi narrazioni della storia, reso gracile da etiche rattrappite che subiscono come ineluttabile un capitalismo scampato ai ripetuti assalti, fortificato da crudeli «rivoluzioni conservatrici», liberato da antagonisti capaci d’anteporre solidi modelli alternativi, come se la rinuncia ai pensieri forti avesse permesso solo la sopravvivenza di piccoli “sensi comuni”, percorsi dall’alternarsi di catastrofismi apocalittici con moralismi velleitari, dall’angustia di strumenti regolatori senza ambizione con accidiose forme difensive di isolamento solipsistico.

Questi ultimi giorni sono marchiati dall’impronta della bestialità più ferina, sia oscenamente sanguinaria o freddamente chirurgica, da una ferocia perfidamente incongrua rispetto alle magnifiche sorti e progressive che ci si attendeva grazie alla società della conoscenza, alla caduta di muri, alla circolazione di idee e saperi. E non diciamo che siamo lupi, che quelli vanno in branco, e non chiamiamoci primitivi che nelle grotte di Altamira vediamo gente che caccia insieme e che banchetterà in armonia dividendosi il mammut.
E non parlo dello sfociare nella parossistica ossessione sterminatrice di un figlio che prende in prestito dalla mamma dei fucili e ammazza, ammazza in una cittadina “dove non succede mai niente”. Parlo di altre forme di annientamento scientifico, di vite, di speranze, di diritti. Leggiamo che si spacciavano per volontari di onlus e raccoglievano fondi per bimbi malti di tumore. Li si poteva incontrare nei centri commerciali, nelle fiere e nei mercati: con educazione e professionalità chiedevano denaro per organizzare sedute di «clown terapy» per alleviare le sofferenze dei piccoli pazienti, sostenendo di agire in collaborazione con ospedali di chiara fama come il Bambino Gesù di Roma. Era un imbroglio sfrontato invece, un raggiro ha permesso alla banda di incassare in soli sei mesi almeno 100 mila euro in 35 Province e 93 Comuni.

Oggi anche il Corriere della sera si accorge di un’altra truffa, di Stato, ai danni delle vittime del sangue infetto. Con una comunicazione ufficiale, scarna sobria, sono state loro comunicate le novità sui risarcimenti destinati a chi dagli Anni 70 fino agli Anni 90 si è ammalato di epatite C e Aids a causa di trasfusioni con sangue non controllato. A fare le spese della spending review sono i pazienti che nel 2007 avevano deciso di non intentare causa al ministero o sospendere i provvedimenti già presentati in cambio di un risarcimento collettivo. fecero male: le somme previste non furono mai stanziate e non venne mai promulgato il decreto attuativo che avrebbe dovuto dar corso ai pagamenti. Ora la norma “tecnica” di fatto esclude il 90% dei contagiati dagli assegni. Avranno diritto al risarcimento solo coloro che ne hanno fatto richiesta entro cinque anni dall’attestazione del danno biologico. E non vale per le trasfusioni killer avvenute prima del 1978 . Solo 150 dei richiedenti su un una stima di oltre 100 mila rientrano nei nuovi criteri. Archiviato per il momento il capitolo risarcimenti con l’emanazione del decreto-amnistia per le colpe(o i doli Stato), il governo si è votato a destrutturare e colpire l’istituto dell’Indennizzo Legge 210, che fino ad oggi oltre a rappresentare l’unico intervento concreto da parte delle Istituzioni nei confronti delle vittime, ,continua ad essere anche la sola fonte di sostentamento. Il mancato trasferimento alle Regioni dei fondi destinati alla erogazione dell’indennizzo ha già causato la sospensione dell’assegno bimestrale da parte della Regione Calabria, mentre nel contempo altre due Regioni (Veneto ed Emilia Romagna) denunciano l’ impossibilta’ a far fronte agli impegni finora sostenuti. E nel frattempo si fa largo l’ipotesi di una soppressione dell’istituto giuridico della legge 210: secondo il governo i malati, nella maggior parte dei casi, sarebbero asintomatici, non avrebbero sviluppato nessuna infezione, vivono “normalmente” come se coabitare con una potenziale bomba all’interno del proprio corpo fosse “normale”.

In un Paese poco distante si lasciano morire i malati di cancro che non possono pagarsi i medicinali, così abbiamo davanti agli occhi il trailer di quello che ha già cominciato a succedere qui. Qui dove due fabbriche si sono accreditate come i laboratori sperimentali della fine a un tempo, del lavoro e dei diritti: una facendo della delocalizzazione il terreno esemplare del ricatto eterno: posto contro diritti, l’altra facendo della morte l’altra allegoria più moderna: inquinamento e cancro oppure occupazione. Qui dove i terremotati, abbandonati e derisi – il ricatto ha assunto le sembianze di una protezione dagli eventi naturali tramite innaturale polizza assicurativa – devono ricominciare a pagare i mutui anche per le case danneggiate e in molti hanno trovato buste paga vuote e tredicesime già evaporate. Qui dove la nazione “mite” bombarda i territori che sorvola in missioni umanitarie, dove le scuole crollano sui bambini e le maestre, ma si rinnova il parco bellico con aerei già obsoleti, destinati all’esportazione di una democrazia che dovremmo invece cominciare ad importare, se non sappiamo ancora la verità sulla strage di Piazza Fontana e le più alte cariche zittiscono quella sulla trattativa Stato-mafia.

C’è poco di buono in questa modernità così crudele che dispiega da un lato fini e mezzi universali, in grado di determinare uno sviluppo senza precedenti, di prolungare la speranza di vita in larghe zone del pianeta, dall’altro la frenesia del fare, il potere delle cose, l’incapacità di vedere le masse come insieme di singoli individui con inclinazioni, aspettative, differenze, danno luogo a terribili e perverse aberrazioni, con l’affermazione dell’egemonia finanziaria che annienta modelli di società alternativa, l’annichilimento della forza contrattuale e decisionale del movimento dei lavoratori, quelli che avevano reso possibile liberarsi da schiavitù e dipendenze ataviche, che smentivano il fatalismo degli umili, la naturalizzazione della loro condizione di ultimi e di oppressi.
Pesa l’eredità della fine, con le ideologie, delle idee e della loro potenza, soprattutto quelle riconducibili all’uguaglianza e alla funzione della politica per garantirne il raggiungimento. È questa la grande questione morale irrisolta e il tremendo insuccesso della sinistra se il valore dell’eguaglianza è scomparso malgrado le differenze sociali continuino ad esistere, ancora più importanti di prima.
Qualcuno ha detto che non esiste alcuna comunità storica che non sia nata da un rapporto assimilabile senza esitazione alla guerra: noi celebriamo con il titolo di eventi fondatori sostanzialmente atti violenti, legittimati a posteriori da uno Stato di diritto precario. Mai come oggi pare sia vero, sempre di più sembriamo sopravvissuti in una “valle di scheletri”, nella quale la violenza si è fatta “levatrice della storia”. Ma mai come oggi abbiamo i mezzi per ribellarci a questa ineluttabilità: conoscenza, tecnica, sapere, coscienza dei limiti, quelli della irragionevole avidità, che quelli della ragione invece potrebbero essere infiniti.


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