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La Moratti , Clemente e l'equivoco di fondo

Creato il 05 maggio 2011 da Funicelli
Letizia Moratti difende Marco Clemente, il candidato del Pdl alle prossime comunali che al telefono con Giuseppe Amato, braccio destro della cosca Flachi, poi arrestato
“Dopo 3 anni di indagini la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano diretta da Ilda Boccassini, nota per la sua capacità e meticolosità, ha ritenuto di non dover neppure indagare Marco Clemente. Dunque i magistrati non hanno rilevato comportamenti penalmente rilevanti a suo carico”. Lo rileva, in una nota, il sindaco di Milano Letizia Moratti “Il portavoce di Pisapia, ormai mediaticamente diventato più presente del candidato, e membri della coalizione di sinistra, con il solito garantismo che vale solo per la loro parte, chiedono dimissioni e provvedimenti esemplari. Stanno forse dicendo – si domanda il sindaco – che la magistratura non ha fatto bene il suo dovere? Che Marco Clemente meritasse la galera o peggio? Lo dicano chiaramente, non a me, ma – conclude Letizia Moratti – ai magistrati che hanno condotto l’inchiesta”.
Il giudice Paolo Borsellino, a proposito del rapporto mafia e politica:
« L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c’è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati. »
(Paolo Borsellino, Istituto Tecnico Professionale di Bassano del Grappa 26/01/1989).

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