Dal una sceneggiatura di André Legrand, autore di Alcoolisme et tuberculose, la Dulac prende spunto per raccontare la sua storia, La Mort du Soleil (it. La morte del sole). Sponsorizzata dal The American Committee against Tubercolosis, la regista cerca di sensibilizzare il pubblico verso una malattia gravissima che ha avuto tantissime vittime, prima che Koch individuasse il batterio ma soprattutto prima che venisse trovato un antibiotico adatto nel 1946. Pensate che nel 1918 una morte su sei era ancora causata dalla tisi. Questo può farvi capire la portata di un lavoro del genere.
Marthe Voisin (Denise Lorys) si divede tra il lavoro con il Dottor Lucien Faivre (André Nox) e la famiglia. Il marito Daniel (Louis Vonelly) è però geloso del rapporto che lei ha con il dottore e le rinfaccia il fatto di non stare abbastanza con lui e con il figlioletto. Marthe, però, sta alvorando a fondo assieme al Dr. Lucien per trovare una cura alla tubercolosi. Così quando il marito la mette di fronte ad un aut aut, lei non riesce ad abbandonare la sua ricerca. Daniel se ne va con il figlio e Marthe si dedica ancora più assiduamente al suo lavoro. Le ricerche vanno avanti e i due aprono anche un centro per i bambini malati, dove questi possono vivere in comunità curati e coccolati. Un giorno Daniel torna dichiarando che il figlio si è ammalato di tubercolosi. Marthe abbandona quindi il Dr. Faivre che si sente deluso e abbandonato. Lascio a voi il finale.
Marthe è una donna sospesa tra il lavoro e la famiglia, in una situazione ancora attualissima, seppur la situazione del ventunesimo secolo è differente da quella dell’inizio del secolo scorso. In effetti, quello di Marthe non è un lavoro normale, ma rappresenta una potenziale speranza per milioni di persone. Proprio per questo la scelta diventa tanto insostenibile, perché la scelta diventa tra il proprio bene e il bene collettivo. Cosa scegliere? Posso dire che Faivre troverà poi il vaccino miracoloso ma questo non sistemerà la situazione, almeno non fino all’intenso finale. I due uomini della vicenda sono gli sconfitti, perché vivono nella gelosia e sono ancorati da un senso di possessione nei confronti di Marthe, la quale dimostra al contrario una maturità fuori dal comune. La sua emancipazione è tipica dei personaggi della Dulac, regista capace di creare un mondo in cui sono le donne ad essere più responsabili, donne che sono in grado di sopportare le grandi sofferenze che gli uomini le costringono a subire. La mort du soleil non convince però fino in fondo forse per una durata eccessiva o semplicemente per la modalità in cui le vicende sono narrate. I personaggi, però, sono tanto forti da non lasciare lo spettatore indifferente, ma essi si imprimono indelebilmente nella loro mente. La povera Marthe, sballottata dai capricci dei due uomini della sua vita, non può che suscitare simpatia e compassione (nel senso buono ovviamente), mentre i personaggi maschili, ottusi e capricciosi, finiscono per risultare fastidiosi e infantili. Insomma, La mort du soleil è un film complesso sia a livello di significati che a livello storico. Purtroppo il film non è ancora stato editato in dvd, e se non fosse stato per il Cinema Ritrovato non avrei probabilmente mai potuto vederlo.