La morte del coniuge
Da Dottoressaritamanzo
La morte del proprio compagno di vita, sia quando giunge all'improvviso sia quando è attesa da tempo, è una delle perdite più dolorose e dense di conseguenze che si possano sperimentare. La propria esistenza cambia completamente: nulla è come prima, ci si sente persi, impreparati e incapaci di cavarsela da soli, fragili, disorientati, disperati e spesso spaventati da ciò che avverrà successivamente. Ritrovarsi senza la persona con cui si è trascorsa una parte dell'esistenza, scambiato un sostegno affettivo, emotivo e fisico, condiviso esperienze, creato una famiglia, spesso fatto nascere dei figli, obbliga ad affrontare emozioni estremamente dolorose, a sostenere numerosi e inevitabili cambiamenti e a rinunciare alle speranze e alle aspettative per ciò che sarebbe stata la vita in compagnia della persona che si è perduta.Non ci sono regole su come ci si dovrebbe sentire.Non esiste un modo giusto o sbagliato di piangere. Spesso chi resta può sentirsi in colpa per essere ancora vivo o arrabbiato con l’altro coniuge per averlo lasciato, oppure può provare invidia e rabbia verso chi non è toccato dal dolore del lutto o verso persone poco sensibili e attente nei propri confronti.Tali sentimenti sono normali.In seguito ad una perdita così grande si può provare un dolore sia fisico che emotivo.Le persone che sono in lutto spesso piangono facilmente e possono avere disturbi del sonno, scarso interesse per il cibo, problemi di concentrazione, difficoltà nel prendere decisioni.In genere si vive il lutto in silenzio e in solitudine e può essere difficile manifestare i propri sentimenti di tristezza e di dolore di fronte agli altri membri della famiglia, anche loro in lutto.Con l'inizio della vedovanza,inoltre, da un punto di vista puramente pratico, si devono affrontare una serie di compiti nuovi ed è normale sentirsi sopraffatti dal dover far fronte a tanti impegni urgenti, svolgere nuovi ruoli, ritrovandosi soli e senza l'abituale sostegno. Ad esempio è terribilmente gravoso per chi rimane diventare l'unica fonte di reddito per la famiglia, doversi occupare di questioni finanziarie o della gestione della casa, se non lo si era mai fatto in precedenza.Molto spesso, specie se il coniuge scomparso era giovane, ci si trova a dover far fronte non solo alla propria sofferenza ma anche a quella dei figli.La loro presenza è un conforto e una risorsa, ma ci si può sentire incapaci di cogliere pienamente le loro difficoltà, dedicare loro tutto il tempo di cui necessitano, sostenerli e provvedere ai loro bisogni. Ci si sente schiacciati dalla responsabilità di crescere dei figli da soli.Le persone più anziane, che si ritrovano a vivere da sole, possono sperimentare un senso di grande fragilità e isolamento ed è anche comune che si sentano in pericolo e spaventate. In età avanzata diventa più difficile incontrare nuove persone, allacciare nuovi rapporti di amicizia e aprirsi agli altri.Sarebbe invece importante cercare di recuperare amicizie e contatti con i familiari in precedenza trascurati e con i vicini i casa, frequentare luoghi in cui è possibile incontrare persone, fare nuove conoscenze ed avere nuove opportunità.Con la morte del coniuge si creano molti vuoti nella vita di chi resta, che col tempo si può cercare di colmare. Ciò non significa dimenticare la persona perduta. Alcune persone possono sentirsi meglio prima di quanto si aspettano.Altre hanno bisogno di più tempo per elaborare il lutto.Col passare del tempo, si può ancora sentire la perdita del coniuge, ma per la maggior parte delle persone, l'intenso dolore diminuirà.A questo punto è possibile cominciare a pensare di intraprendere cose nuove e allacciare nuovi legami, ricominciare a godere della vita, pur sentendo ancora viva dentro la mancanza della persona amata; inoltre il tempo necessario per sentirsi meglio non è una misura per valutare l'amore per la persona perduta.Con il tempo la vita pur diversa da prima, torna a essere sopportabile e poi anche godibile.Riuscire a convivere con il dolore e a superare la sofferenza di un lutto così grave come quello della perdita del coniuge, richiede tempo, energia e il desiderio di stare meglio.È importante ricordarsi che ogni persona ha bisogno di un suo tempo specifico per riprendersi, diverso da quello di altre persone.Tuttavia è bene cercare di non isolarsi dagli altri e dalla vita in generale.Se il pensiero di reagire sembra inaccettabile, bisogna cercare di andare avanti al meglio possibile.E’ fondamentale non rifuggire e contrastare le emozioni che si vivono, ma prenderle in considerazione per riconoscerle e renderle dicibili prima a se stessi e poi agli altri: in questo modo diventa pian piano possibile mutare il rapporto con le proprie emozioni e non esserne totalmente invasi.È inoltre importante cercare di non trascurare la normale quotidianità come ad esempio preparare i pasti, riposare, seguire i figli, riprendere il proprio lavoro, vedere qualche persona che può condividere e comprendere la fatica e il dolore che si sta vivendo.Nei primi tempi del lutto è normale e frequente che le persone sentano di non aver più voglia di vivere, che non riescano a riprendere le normali attività quotidiane, che si sentano avvilite, spaventate e depresse e talvolta, può capitare, che pensino persino al suicidio.Per alcune persone, il dolore causato dalla perdita può andare avanti così a lungo da diventare malsano.Questo può essere un segno di grave depressione e ansia.Se questi vissuti permangono nel tempo ed impedisconodi portare avanti le normali attività della vita quotidiana, è importante rivolgersi ad uno psicologo.
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