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A prescindere dalla causa di morte, abbiamo sofferto per quella di Steve Jobs, e più di recente di Marco Simoncelli, ma abbiamo anche visto le reazioni di fronte alla morte di personaggi di ben altro calibro e penso a Saddam, Osama Bin Laden o Gheddafi.
Abbiamo visto fiumi umani sfilare per onorare il deceduto perché molto amato, oppure manifestazioni di piazza, popolazioni che con la bava alla bocca, gioivano per la morte di un dittatore, di colui che tanta sofferenza ha portato in vita alle popolazioni, grandi scenografie naturali, poco o per nulla artefatte, ma senz’altro molto diverse.
Io credo che un po’ in tutto ciò manchi il senso della misura!
E’ facile dirlo quando si è dietro una scrivania, lo so…
Certo la morte di Simoncelli ci ha sconvolti, la morte di un ragazzo di 24 anni pieno di vita come lui è difficile da accettare, ma altrettanto dovrebbe accadere quando muore un militare in missione in territori di guerra per servire il proprio Paese.
La morte di Steve Jobs ci ha sconvolti, ancora giovane e pieno di idee e di carisma, un riferimento ed un esempio per i giovani, ma altrettanto dovrebbe accadere per un grande scienziato, un luminare della medicina o per un poeta.
Per contro, la recente morte di Gheddafi, ha suscitato gli istinti più bestiali, quelli di esseri umani che danzavano sul corpo ormai senza vita di un dittatore sì, ma sempre un essere umano.
Abbiamo perso il senso della misura, anche perché sono certo che il dittatore avrebbe sofferto di più rinchiuso in una cella di 6 metri quadri, che non dentro una bara, ma in queste "rappresentazioni" il ruolo e l’importanza dell’era in cui l’immagine la fa’ da padrona è predominante.
A questo punto immagino un funerale del futuro – certamente trasmesso a reti unificate – dove anche il sentimento di dolore o di sollievo per la morte del personaggio di turno sarà virtuale e ad esclusivo uso e consumo delle regole dei media.
nanni
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