Magazine Società

La mozione Boccia largamente "bocciata" - E Gianni Cuperlo parla del Congresso del PD.

Creato il 20 agosto 2013 da Tafanus

Cuperlo-gianniNon ha spin doctor, ma gira l’Italia festa democratica dopo festa democratica, non punta a Palazzo Chigi, «mi interessa il mio partito», e per dire che gioca la partita non aspetta di conoscere le regole, «mi fido di Epifani». Gianni Cuperlo, triestino trapiantato a Roma, classe ’61, non smette di credere in un Pd che non sia solo di sinistra ma che sia anche di sinistra. E su questo punta per la scalata al Nazareno.

Questo l'incipit della intervista di Maria Zegarelli su l'Unità a Gianni Cuperlo, che pubblichiamo di seguito:
Lei come legge la nota di Napolitano? Un invito a Berlusconi a fare un passo indietro e uno spiraglio per una eventuale grazia?
«Leggo quella nota come il chiarimento su alcuni principi a cominciare dall’uguaglianza di ogni cittadino dinanzi alla legge. Il Capo dello Stato ha detto che le sentenze si devono applicare e che la magistratura non va aggredita. Che non si sciolgono le Camere come reazione a un giudizio della Cassazione e che tocca alla destra prendere atto della realtà. Ha ragione perché il punto non è l’agibilità per uno, fosse pure il più potente: è la cultura istituzionale della destra che uscirà da questo passaggio, ed è un nodo che investe la qualità della nostra democrazia».
Nel suo partito c’è chi teme un “patto” tra Quirinale e Pdl in nome della stabilità di governo. Le sembra fantascienza?
«Ma non scherziamo. Per Napolitano, come per chiunque abbia a cuore le sorti dell’Italia, la stabilità vuol dire evitare di precipitare il Paese in una crisi al buio e la sua insistenza sulla riforma della legge elettorale è la conferma di questo».
È verosimile affermare che dopo vent’anni sta per chiudersi la parabola del Cavaliere e quindi siamo di fronte a una evoluzione della destra?
«Difficile dirlo, ma al fondo Cicchitto sull’Unità uno schema rigido in parte lo ha rotto. Certo, è partito come al solito dalla premessa di un Berlusconi vittima di un attacco giudiziario. E su quel piano la distanza resta abissale. Ma poi ha delineato un’idea di partito fondata su partecipazione, assemblee, primarie. Che è l’opposto di un modello plebiscitario o dinastico. Oggi c’è da sperare che nella destra questo confronto si possa finalmente aprire. Tutto sta a capire se prevarrà una risposta di tipo europeo e costituzionale o avrà la meglio l’anima populista e venata di sovversivismo che in questi anni non è mai stata emarginata».
Ma Berlusconi mollerà la presa?
«Farà di tutto per evitarlo ma è difficile negare che la sua parabola sia al punto di caduta, o quasi. E però proprio per questo sarebbe giusto riconoscere che dietro il suo enorme potere hanno albergato la connivenza e il cinismo di una parte delle classi dirigenti italiane, nell’economia, nell’impresa, nell’informazione. Posso azzardare una previsione?».
Quale?
«Li vedrà, saranno gli stessi che dopo essersi accomodati per anni a quel tavolo imbandito, alla caduta del potente gli si scaglieranno addosso con una stupefacente violenza verbale. Si potrebbe dire che così funziona l’Italia, e non da oggi. Invece io credo nella forza morale e nella capacità di reazione di un Paese scosso dalla crisi più terribile degli ultimi decenni».
Allora, parlando della crisi, lei come giudica l’azione del governo?
«Il governo ha fatto dei passi importanti, adesso però bisogna guardare avanti. Gli analisti parlano di segnali, ancora timidi, di una possibile ripresa dopo una lunga fase di contrazione. La sfida per noi, e Letta ne ha parlato, è far camminare assieme l’uscita dalla recessione e un aumento degli occupati. Traguardo sacrosanto per il quale non basta la tenuta dell’export. Il tema vero è quando ripartirà la domanda interna e qui il governo deve mostrare che fa sul serio; dal pagamento dei debiti della pubblica amministrazione a forme di sostegno al reddito per chi rischia di precipitare. Perché a tutti questi, siano esodati o giovani senza lavoro, non puoi continuare a dire “ti pagherò domani”».
Ancora oggi non si conoscono la data delle primarie e quella per la presentazione ufficiale dei candidati. Alla fine ci sarà uno slittamento dei tempi?
«Non so se davvero c’è qualcuno nel gruppo dirigente del Pd che lavora per un rinvio del congresso. Se ci fosse lo giudicherei un comportamento irresponsabile. Noi siamo alle prese con un partito segnato, ferito, e che però ha dentro di sé le risorse per rialzarsi e ripartire. Ma se il segnale è di voler prender tempo e rinviare un confronto sui contenuti di quella ripartenza, è possibile che in tanti scelgano la via di un abbandono silenzioso. E questo non ce lo possiamo permettere. Io ho fiducia in Epifani: ha detto che il congresso c’è, è stata indicata una data. Per me la questione è chiusa».
(fonte: intervista di Maria Zegarelli a Gianni Cuperlo per l'Unità)


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :