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La musa malata (Baudelaire)

Creato il 05 dicembre 2013 da Athenae Noctua @AthenaeNoctua
Pur non essendo un'esperta di poesia francese, quando mi sono imbattuta in questo sonetto di Charles Baudelaire sono rimasta incantata: la musicalità e il significato dei lemmi mi hanno catturata e fatta annegare nel gorgo che il poeta stesso evoca, quella marea che travolge come solo la grande letteratura sa fare.
La musa malata
Mia povera musa, ahimè, che cos'hai stamattina?
Nei vuoti tuoi occhi si affollano le visioni notturne
e vedo riflessi sulla tua pelle uno dopo l'altro
la follia e l'orrore, freddi e taciturni.
Il verdastro succubo e il diavoletto rosa
hanno versato la paura e l'amore dalle urne?
L'incubo, col pugno dispotico e malvagio,
ti ha annegata in un fiabesco Minturno?
Voglio che il tuo seno della salute emani
l'odore e sia dimora di forti pensieri
e che il tuo sangue cristiano scorra in armoniche onde,
come i suoni di sillabe antiche,
dove a turno regnano il padre del canto,
Febo, e il grande Pan, signore delle messi.
Incluso ne I fiori del male (1857), il testo offre al lettore la descrizione di una musa sospesa fra l'antico e il moderno: in essa è vivido tanto il lampo delle disarmanti paure dell'uomo ottocentesco quanto l'armonia mitica, il primo ossessiva presenza, la seconda compianta perdita. Il poeta, sconfortato, combattuto e soverchiato dalla malinconia esistenziale che annega l'ispirazione (v. 8), cerca disperatamente di aggrapparsi al ricordo dei profumi della sua dea per tornare in sé e dedicarsi ai versi.
Uno straordinario gioco di sensi e immagini accompagna questo inseguimento dell'ispirazione: l'odore delle parole (vv. 9-10), le onde del canto associate al flusso del sangue (v. 11), le armonie come sede stessa delle divinità che le ispirano (vv. 12-14). E, su tutto, il meraviglioso gioco metapoetico: mentre l'autore evoca un'ispirazione inafferrabile, ci sta regalando un piccolo gioiello lirico.

La musa malata (Baudelaire)

F. Goya, Ritratto della Marchesa di Santa Cruz come Euterpe (1805)


C.M.

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