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La nato nell’oceano indiano per accerchiare l’iran

Creato il 01 marzo 2012 da Tnepd

Non è un periodo aureo per il mito della “democrazia occidentale”. In Grecia un governo è stato cacciato per essersi permesso di convocare un referendum, ed insieme con la Grecia, anche Spagna ed Italia oggi prendono esplicitamente ordini dalla BCE, dal FMI, dall’OCSE e da altre sigle terroristiche. Per fortuna il sedicente Occidente ha il suo solito asso nella manica: un nemico da presentare come il “male assoluto”. Ad interpretare la parte del mostro stavolta è il “pazzo dittatore” Ahmadinejad, il quale, secondo la fiaba ufficiale, tenterebbe di arrivare all’atomica per distruggere Israele e – perché no? – anche un bel po’ di Occidente.
La vera vicenda del nucleare iraniano è un seguito di paradossi. Il progetto nucleare fu iniziato addirittura dallo Scià, ma venne sospeso da Khomeini non appena salito al potere, nel 1979. Khomeini spiegò la sua decisione affermando che si trattava di un progetto costoso ed inutile, che serviva solo ad alimentare appalti e corruzione. Non fu un caso perciò che poi il progetto nucleare venisse ripreso e rilanciato proprio dall’ala più filo-occidentale – e più corrotta – del regime iraniano, quella del clepto-clero di Rafsanjani e Mousavi.
La scarsa considerazione morale da cui è oggi circondato in Iran il clero sciita, ha consentito l’ascesa di un laico come Ahmadinejad alla presidenza della repubblica. Ma oggi lo stesso Ahmadinejad si trova costretto dall’aggressione occidentale ad impugnare proprio il progetto nucleare dei suoi avversari interni come una bandiera di indipendenza nazionale.
Paradosso nel paradosso: un pericolo nucleare iraniano non esiste. Ad affermarlo è la CIA, che segnala che almeno dal 2003 non risulta in Iran nessuna ricerca per riconvertire il nucleare civile in nucleare militare. La notizia è del “New York Times”. [1]
Come già era accaduto all’epoca della propaganda di Bush sulle “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein, anche oggi la CIA si permette il lusso di tirarsi fuori dalla propaganda del Dipartimento di Stato, in modo da salvare la propria reputazione di serietà informativa; tanto a fare il lavoro sporco di disinformazione ci sono i servi dell’AIEA, l’agenzia ONU per lo sviluppo ed il controllo del nucleare civile. Del resto, anche se la bolla propagandistica sul pericolo nucleare iraniano svanisse, altri pretesti verrebbero immediatamente inventati. Anzi, sono già pronti.
Il caso dei due militari italiani delle truppe da sbarco, imputati di aver assassinato degli inermi pescatori indiani, ha fatto sapere all’opinione pubblica che le nostre forze armate sono disseminate ovunque per il mondo a combinare guai. Per conto della NATO, i nostri militari sarebbero impegnati, nientemeno, che a dare la caccia ai pirati dell’Oceano Indiano, come nei romanzi di Sandokan.
Sandokan non è mai esistito, è un personaggio letterario inventato dallo scrittore Emilio Salgari, che lo delineò in base alle notizie di stampa dell’epoca, manipolate dalla propaganda coloniale britannica, che così giustificava la sua massiccia e aggressiva presenza navale nell’Oceano Indiano. Pirati immaginari allora, e pirati immaginari anche adesso. Infatti cosa ci fanno le flotte della NATO in quelle acque? O sparano ad innocenti pescatori, oppure intercettano e sequestrano… navi iraniane.
Dal sito della NATO, si apprende infatti che il 7 gennaio ultimo scorso un mercantile di nazionalità iraniana è stato intercettato a colpi di arma da fuoco, e poi sequestrato, da una nave danese appartenente alla stessa NATO. Il mercantile iraniano sarebbe stato identificato – senti, senti -come una “nave madre dei pirati”. [2]
Insomma, la NATO ha avviato una guerra commerciale contro l’Iran. Prove tecniche di blocco navale. La NATO conduce questo blocco con i metodi della pirateria; ma, tanto per cambiare, la NATO accusa gli altri di essere i pirati. Ma non è finita.
Infatti pochi giorni dopo che il mercantile iraniano era stato fermato dalla nave danese, lo stesso mercantile insieme con il suo equipaggio è stato salvato da una nave militare italiana, la fregata “Grecale”. La notizia è riportata dal sito della NATO e rilanciata, con scarso rilievo, anche da una parte della stampa. [3]
Ma le regole non scritte dell’Alleanza Atlantica impongono che all’Italia siano riservate le figure di merda, mentre la parte degli eroi spetta, come sempre, agli Americani. Infatti navi militari americane hanno anch’esse rivendicato di aver svolto il ruolo del samaritano nei confronti di mercantili iraniani, stavolta insidiati dai pirati. Ovviamente in questo caso i rilanci di stampa sono stati vistosi ed entusiastici, a sottolineare che, nonostante le minacce iraniane, gli USA non rinunciano al loro slancio umanitario. [4]
Insomma, presi come pirati o “salvati” dai pirati, i mercantili iraniani nell’Oceano Indiano non sono lasciati in pace dalle navi della Marina NATO e della UsNavy. Attualmente i Paesi confinanti con l’Iran sono occupati dagli USA (Iraq e Pakistan), oppure occupati dalla NATO (Afghanistan), oppure sono parte della NATO (Turchia), oppure hanno accordi più o meno stretti di partnership con la NATO (Armenia, Azerbaijan, Turkmenistan). A chiudere l’accerchiamento dell’Iran, provvede ora la presenza della flotta NATO nell’Oceano Indiano col pretesto della pirateria.

[1] http://www.agi.it/iphone/notizie/201202250918-est-rom0009-iran_intelligence_usa_non_ha_prove_che_lavori_all_atomica
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.nato.int/cps/fr/SID-2CAC683E-A50E7383/natolive/news_82585.htm%3FselectedLocale%3Den&ei=dcRLT9m6OdH74QTghqXqAw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CD0Q7gEwAg&prev=/search%3Fq%3Dnato%2Botan%2Bindian%2Bocean%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.nato.int/cps/en/SID-33656733-17FF167B/natolive/news.htm%3Fkeywordquery%3DAllied%2520Provider%2520(Operation)%26search%3Dtrue&ei=trlMT9b4IM7ItAbpypGfDw&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=5&ved=0CEEQ7gEwBDgK&prev=/search%3Fq%3Dnato%2Botan%2Bindian%2Bocean%26start%3D10%26hl%3Dit%26sa%3DN%26rlz%3D1R2ADRA_itIT470%26biw%3D1280%26bih%3D565%26prmd%3Dimvns

http://www.giornaledellumbria.it/article/article16020.html


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