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La neve

Creato il 17 dicembre 2010 da Olga

LA NEVE

Fuori nevica, fra poco è Natale, nemmeno questa volta abbiamo colto l’occasione di far cadere un governo:  un ordinario inverno con tratti ghiacciati nel cuore. Tanti di voi partiranno per la settimana bianca. Alzi la mano chi odia la neve. Alzi la mano chi non sa sciare. Alzi la mano chi ha sempre avuto un partner che sa farlo e lo farebbe sempre che ama la neve e che “devo andare in montagna”.

Avete alzato la mano almeno a due di queste domande? Proseguite con la lettura.(1° parte)

Lo snowboard

In tenera età, un giorno diciamo di gennaio, a 18 anni, organizzammo una gita in Alto Adige, a Bressanone, per sciare. Io non sapevo sciare ma ero andata sullo snowboard un po’ di volte. Dissi: ok; anzi, partecipai attivamente nella ricerca della camera con un esito tutt’altro che deludente: posto con riscaldamento a palla, coperte morbide e colazione piena di cose pesanti. L’ideale per una diciottenne.

Il primo giorno ci recammo tutti insieme a fare un po’ di snowboard. 

Il primo giorno ci recammo tutti insieme a fare un po’ di snowboard. Io ero con il mio ragazzo che non era più mio ragazzo da molto poco, ed eravamo rimasti amici intimi. Lo rimanemmo finché lui non trovò un’altra.

Tant’è, lui è sempre stato uno che scia e scia e bla bla.Quel giorno, facemmo piste su piste e non di polvere blanche! Cercò di insegnarmi qualcosa sullo snowboard, io non lo imparai ma feci finta di averlo imparato. Lui provò a insegnare alla mia amica  che non lo imparò e, non fece neppure finta. Sicché si fecero le 18:00, ora di chiusura degli impianti. Bene, io volevo chiedere se si potevano riaprire per farci scendere, ma non arrivai in tempo per parlare con l’omino. Il mio ex era arrivato in tempo per poter parlare con l’omino ma non fece nessun riferimento al fatto che noi donzelle eravamo principianti. “Per me è poco decoroso scendere con gli impianti quando c’è una pista”. Io e la mia amica versavamo nella disperazione.

La pista era una nera di 6 km.

La mia amica disse con sfrontata sicurezza, levandosi l’attrezzatura: “Ah, io me la faccio a piedi”.

Aspettai sadicamente che finisse di levarsi tutto e poi le indicai un cartello che diceva “6 km”. Lei si rimise a fatica la roba che era ghiacciata. Cominciò la rotolata.

La pista era a tratti ghiacciata. Eravamo stremati e continuavamo a cadere. La mia amica diceva: “No ce la devo fare da sola!” e cadeva e ricadeva. Io mi ricordo solo che la volevo uccidere. Venne buio.

La pista era totalmente ghiacciata. Degli esseri umani passarono e si caricarono la mia amica. Io ricordo solo che rimasi da sola con il mio ex e  che se avessi avuto una pistola l’avrei gambizzato.

A un certo punto stremata, con le lacrime agli occhi, un kitkat in bocca e una mano in tasca, mi arresi. Mi sedetti per terra.

“No, non mi parlare. Al massimo se queste dovessero essere le nostre ultime ore potremmo fare sesso. Ma senza parlare” Il sogno di ogni uomo, con ogni probabilità.

Passò un altro essere umano, una guardia della montagna. Piangendo gli dissi” la prego buon uomo mi aiuti, quest’uomo mi tiene in ostaggio! Non riesco a muovermi!”

“Vi chiamo il gatto delle nevi?” Prima che B potesse proferire un solo anelito lo fulminai con gli occhi e con le mani gli ficcai il resto del kit kat in bocca.

Scendemmo col gatto delle nevi. Altro che “non voglio scendere con gli impianti” –il gatto è persino più umiliante.


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