Nevica.
Scende la dolce, candida, lieve neve dalle stelle e dal ciel, ogni cosa imbianca, ogni cosa copre, ogni dolor assopisce e per un po’ tutto ferma.
Eh no! Io non ci sto.
Bisogna considerare la ricaduta geopolitica della neve. Eh sì, perché la neve è come quel postino: cade sempre due volte.
La prima volta, quando cade, cade in modo romantico e fa esclamare a tutti “Oh, che bella la neve!” Che quasi fa venir voglia di cantare New York New York!
Ma la seconda cade a mo’ di escremento d’uccello, che lo sappiamo dove cade il missile: sempre sulle solite teste.
Siamo sempre noi, alla fine, che paghiamo la neve degli altri, quella che gli altri non pagano, perché hanno lo spazzaneve, o hanno la villa al mare, e quando cade la neve al mare? Quasi mai.
Io invece vorrei che la neve per una volta cadesse con fantozziana giustizia dove è giusto che cada.
La neve non può essere uguale per tutti.
Non siamo tutti nella stessa baita.
Adesso, scusate, devo andare a fare il pupazzo di neve.