In Italia anche la neve è politica. Perfino quando non c’è. Prendete il caso di Roma: oggi e domani le scuole di ogni ordine e grado saranno chiuse perché potrebbe nevicare sul Colosseo. La capitale è notoriamente impreparata ad affrontare in modo efficiente e da Paese civile ogni disagio imprevisto, ad esempio un acquazzone che nelle cronache viene promosso a nubifragio, figurarsi che cosa accadrebbe con una piccola nevicata. “Meglio essere previdenti”, avrà pensato il sindaco Alemanno. Anzi, lo ha proprio detto: “Abbiamo deciso di sospendere l’attività didattica in tutte le scuole di ogni ordine e grado di Roma. Le scuole non chiuderanno, ma le famiglie potranno tenere i ragazzi a casa senza perdere giorni di didattica. Non sussistono condizioni di pericolo per le strutture quindi questo è solo un modo per evitare disagi alle famiglie”. Insomma, è un modo per mettere le mani avanti. In fondo, mettetevi nei panni di Alemanno: se nevica per davvero e le scuole sono regolarmente aperte – come accade nella maggior parte delle città ben attrezzate in Europa - sapete che disagi ci sarebbero e sapete quante critiche pioverebbero sulla testa del sindaco “colpevole di non aver preso in considerazione l’allarme meteo ben noto a tutti”. Dunque? Dunque, non si sa mai, la neve non c’è ma le scuole saranno chiuse lo stesso.
Ora, diciamo la verità, è da giorni e giorni che la televisione ci informa sul Grande Freddo in arrivo, sulle abbondanti nevicate anche a bassa quota e sull’ondata di gelo che è sempre polare anche se siamo sdraiati sul Mediterraneo. Naturalmente, se ci trovassimo ad ottobre o novembre o ad aprile o maggio sarebbe una grande notizia, roba da aprirci i telegiornali. Invece, siamo in pieno inverno, nei cosiddetti giorni della merla, quelli noti ai nostri nonni come i più freddi dell’anno, ma i telegiornali al calduccio delle loro redazioni aprono proprio con il notizione del Grande Freddo. E questo freddo, che fa battere i denti d’inverno, di quanti gradi sotto zero è? Tre, quattro gradi sotto zero. Tutto qua. Tre, quattro gradi e bastano tre, quattro gradi al di sotto dello zero per fermare i treni, chiudere gli aeroporti, e naturalmente le migliaia di scuole di una Roma dove potrebbe anche nevicare? La considerazione l’ho letta sul Corriere della Sera in un pezzo di Luciano Ferraro intitolato “Basta una spruzzata di neve a mandare in tilt un intero Paese”. Sennonché, uno o due giorni prima, sempre sul giornale di via Solferino, c’era un altro pezzo in prima e con tanto di foto che avvertiva del gran freddo in arrivo e sottolineava che non faceva così freddo da ventisette anni. La cosa mi è rimasta impressa proprio per quel ventisette che com’è noto non è una cifra tonda. Avrei capito cinquanta o anche quaranta ma che senso ha dire che non faceva così freddo da ventisette anni? Boh.
Nel clima di questo nostro tempo c’è qualcosa che non va. E non è l’aria fredda. Ancora in televisione, per la precisione al Tg5 delle 13 di ieri ho visto e sentito i servizi sull’inverno innevato che per rafforzare la tesi del Grande Freddo sono stati corredati anche da un servizio, pensate un po’, sul freddo polare della Siberia. Ma, secondo voi, dire che di questi tempi in Siberia fa freddo, nevica e c’è il gelo è una notizia? Per dire che è inverno in Italia e, come capita nella stagione invernale, fa freddo, c’è bisogno di suffragare il tutto con il gelo siberiano? Sarà andata così: anche Alemanno avrà visto il servizio e avrà pensato ciò che già sapete e così ha chiuso le scuole causa neve immaginaria (come nel romanzo di Franco Matteucci, Il profumo della neve con Papa Wojtyla che scia per la strade di Roma).
L’Italia è un paese perennemente in ritardo. Proprio come i suoi treni che sono andati in tilt per il freddo invernale, ossia per la cosa più prevedibile del mondo. Si può capire il freddo di Ferragosto ma quello invernale è nella norma, te lo aspetti, proprio come la neve a Natale che, appunto, fa tanto Natale. Qui invece il freddo invernale non è ordinario ma straordinario anche se i gradi sotto zero non sono trenta ma tre. Così centinaia di treni fermi tra Emilia, Liguria e Piemonte, autostrade chiuse, allarme generale con inviti alla popolazione a non uscire di casa perché è inverno. Per diventare un Paese normale forse dovremmo abolire questa quarta stagione dell’anno. Però, se ci pensiamo bene, anche in autunno abbiamo qualche problema con la “stagione delle piogge”, mentre durante il solleone i telegiornali, sapientissimi, ci dicono di non sostare troppo al sole ed è meglio fermarsi all’ombra. Ma allora qual è la nostra stagione ideale? Rimane la primavera ma anche aprile, maggio e giugno hanno le loro incognite da cui guardarsi, senza considerare che, come dice la vulgata meteo, non esistendo più le quattro stagioni la primavera non esiste e mentre siamo in inverno ecco che scoppia il Grande Caldo. Così siamo il Paese che oscilla tra il Grande Freddo e il Grande Caldo e se la prende con il maltempo. Soprattutto se “l’ha detto la televisione”.
di Giancristiano Desiderio
(tratto da Liberal del 3 febbraio 2012)