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“La noia” – Alberto Moravia

Creato il 13 gennaio 2012 da Temperamente

“La noia” – Alberto MoraviaUna volta mi è stato detto che La noia è un libro pesante, senza dubbio più de Gli indifferenti e di altre opere moraviane. Ebbene, non posso che dissentire con chi fece quell’affermazione. “Pesante”, come intendo io questo termine, non lo è affatto: argomento molto impegnativo e non certo da libro harmony (ma quando mai un’opera di Moravia – o di qualsiasi altro Autore con l’iniziale maiuscola – è stata tale?), prosa, per dirlo con dei superlativi, elegantissima, scorrevolissima, chiarissima. Insomma, moravian(issim)a.
La noia è forse il romanzo più riuscito di Moravia: ripropone temi già trattati in altre opere di valore indiscusso (si pensi ai già citati Indifferenti o a Il disprezzo), ma con una lucidità, un fervore e un intento critico che ho avvertito più vivi e intensi.

Dino, borghese scontento di esserlo, ha da sempre un problema: la noia. «Per molti la noia è il contrario del divertimento; e divertimento è distrazione, dimenticanza. [...] La noia, per me, è propriamente una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsità della realtà». In sostanza, la noia provoca nell’animo di Dino disaffezione, recide i rapporti con le cose e col mondo. È per questo che ben presto la vita parallela che ha costruito (si trasferisce in un ufficio in via Margutta per fare il pittore), proprio con quel mezzo borghese che tanto disprezza – il denaro –, viene investita dalla noia, che impedisce anche il rapporto che esiste normalmente fra il pittore e la sua tela, la quale resta, così, inevitabilmente illibata. In altre parole, tutto per Dino è destinato a deteriorarsi, perché la noia interviene a deformare e annullare il suo rapporto con realtà e cose.
E poi arriva Cecilia. Non bella né apparentemente sensuale, ma «adolescente dalla vita in su, donna dalla vita in giù»: Cecilia parla col corpo e tace se interrogata; è reticente con le parole, ma “logorroica” quando si esprime con l’amplesso, che è quasi atto meccanico e involontario. Per Dino anche il rapporto con Cecilia si trasforma in breve tempo in noia, distacco, a causa della certezza dell’amore di lei. E sarà una piccola crepa nell’ordine automatico degli incontri dei due amanti a mettere in dubbio questo presunto “amore incondizionato” (e causa di noia) e, di conseguenza, a scompaginare i suoi intenti e renderlo schiavo del sospetto (non il sospetto dell’amante geloso, ma quello dell’amante annoiato che intende avere la certezza dell’amore dell’altra – fonte, appunto, di noia – per liberarsi di lei).

Inutile tentare ulteriormente di spiegare questo intricato concetto (temo di banalizzarlo), che poi è proprio alla base dell’intera trama della Noia: aprite il romanzo e immergetevi in questa storia che vi farà riflettere. Lo richiuderete con un senso di totale soddisfazione e appagamento, per niente annoiati.

Angela Liuzzi

Alberto Moravia, La noia, Bompiani, 10,90 euro


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