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La nostra memoria predilige Facebook

Da Quipsicologia @Quipsicologia

facebook_statusFacebook è uno dei più popolari social network presenti in rete. La crescita esponenziale del numero degli utenti avuta negli ultimi anni ha lasciato inalterata la sua principale caratteristica: raccogliere e allo tempo stesso connettere tra loro le identità degli iscritti.

Una delle sue funzioni più utilizzate è quella di “postare” il proprio stato sul proprio profilo. I numeri parlano chiaro: stiamo parlando di più di trenta milioni di post in un’ora che sfruttano questa modalità. Ma la cosa non finisce qui, questi post sono informazioni che non si dimenticano così facilmente.

La funzione del “post

Malgrado i post di Facebook siano una sorta di piccoli spot fugaci, spesso anche di una certa ovvietà e inezia, accade invece, contrariamente a quello che si possa pensare, che essi rimangono impressi nella nostra memoria per molto tempo.

Secondo quanto emerge da alcuni studi, richiamare alla memoria anche i più banali post di Facebook sarebbe molto più facile che ricordare informazioni lette su un giornale o su un libro.

Questo sembra sia dovuto ad un fatto molto interessante, a mio parere. I post di Facebook hanno spesso una natura molto immediata e colloquiale, al contrario della natura molto più compiuta e quindi accurata di altri tipi di pubblicazioni come libri,  riviste e giornali. In qualche modo i post si avvicinano molto più ad una forma discorsiva, scorrevole e confidenziale, tipica di una fluida e spontanea conversazione fra due o più persone.

Nella ricerca portata avanti dalla dottoressa Laura Mickes con altri colleghi del Dipartimento di Psicologia presso l’Università di Warwick (L. Whickes, R.S. Darby, V. Hwe, D. Bajic, C. R. Harris, N. J. S. Chrisstenfeld, 2013), è emersa la sorpresa rispetto ai risultati raggiunti: i post di Facebook venivano ricordati con molta più facilità rispetto alla presentazione di altri stimoli, come per esempio i tratti del viso di qualcuno o frasi stampate in pubblicazioni prese a caso.

In qualche modo, la nostra memoria tende a prediligere ciò che è prodotto in modo spontaneo nel linguaggio naturale delle persone comuni, piuttosto che i contenuti più ricercati delle pubblicazioni editoriali.

Una risorsa o un pericolo?

Da un lato, le implicazioni di questi risultati, come suggeriscono anche gli autori di queste ricerche, potrebbero essere di grande portata. Basti pensare quanto tutto questo potrebbe aiutare nella progettazione di migliori strumenti educativi, oltre ad offrire spunti utili per la comunicazione o anche per la pubblicità. Per esempio, in ambito scolastico, gli autori dei testi di studio, potrebbero pensare di introdurre frasi più brevi e più colloquiali per potenziare il rendimento degli studenti. Anche i docenti che per esempio utilizzano nel loro lavoro Power Point potrebbero trarre notevole vantaggio dall’utilizzo di un linguaggio più naturale nell’esposizione delle loro slide durante una lezione. O ancora, in ambito pubblicitario, potrebbero essere utilizzati degli spot in stile post di Facebook proprio per favorire il riconoscim ento del prodotto in questione.

Questo non vuol dire che tutti i libri di testo dovrebbero essere scritti interamente in questo linguaggio, né tantomeno ciò deve mettere in discussione il lavoro degli editori o di quanti lavorano nelle pubblicazioni, ma certamente quanto emerso da queste ricerche potrebbe essere di gran vantaggio per un tipo di comunicazione più efficace.

Dall’altro lato invece, dai dati emersi in questi recenti studi siamo anche di fronte a qualcosa da maneggiare con molta cura. Questo per dire che bisognerebbe fare molta più attenzione a quello che si pubblica su Facebook, proprio per il fatto che rimane impresso nella memoria per molto più tempo di altri tipi di informazioni lette su altre fonti.

Rifletto sul fatto che Facebook può essere un ottimo veicolo di conoscenza e di consapevolezza utile a tutti, per cui facciamo attenzione a come lo utilizziamo. Come quando dobbiamo prendere un medicina ed è buona cosa utilizzarla in maniera adeguata, senza abusarne, leggendo prima attentamente il foglietto illustrativo, così con Facebook. Utilizziamolo in maniera saggia e appropriata e non dimentichiamo di leggerne le avvertenze!

Cristiana Milla, psicologa e psicoterapeuta. Per avere maggiori informazioni, visita la sua pagina personale e leggi gli altri articoli. Per consulenze psicologiche, psicoterapia, seminari o altre richieste, puoi scriverle una mail all’indirizzo [email protected] oppure telefonarle al 339.6137545.


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