Liberare 85 miliardi in sette anni sino al 2021, assicurando introiti a regime per 15 miliardi l’anno; questa la somma del nostro progetto di riforma sul patrimonio statale che consente di evitare l’aumento della pressione fiscale già previsto nel 2016 e abbattere il prelievo sino allo 0,8% l’anno. Una riforma concreta e realizzabile che consente di eliminare integralmente le addizionali comunali e regionali o di abbattere in modo consistente le tassazioni sulle attività produttive.
Il patrimonio dello Stato si divide in:
- Attività finanziarie che comprendono la cosiddetta cassa (biglietti e monete), i crediti di tesoreria (disponibilità del tesoro per i pagamenti da regolare) e i residui attivi (entrate ancora non riscosse). Le attività finanziarie oltre a comprendere le risorse necessarie al funzionamento dello Stato, includono anche le partecipazioni azionarie in aziende quotate o non quotate.
- Attività non finanziarie prodotte e non prodotte; le prime comprendono beni materiali (immobili e impianti) e beni immateriali (incluse materie prime e prodotti intermedi) e oggetti d’arte (beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi), mentre le seconde comprendono terreni, giacimenti e risorse biologiche.
Il progetto di riforma, che è possibile consultare nella sua edizione integrale, descrive in dettaglio la quantificazione di questi beni sino ad arrivare a una prudente stima di quanto possa essere alienato. La tabella successiva riporta tempi e cifre di queste alienazioni.
La stima di insieme del recupero delle risorse economiche anno per anni viene raffigurata dal grafico seguente.
Tali somme possono poi essere utilizzate per ridurre la pressione fiscale, come viene evidenziato dal grafico successivo, in cui figurano:
- In blu, la curva della pressione fiscale rilevata dall’Istat sino al 2013 e le previsioni della pressione fiscale riportate dal Documento di Economia e Finanza sino al 2018; per gli anni dal 2019 al 2021 viene assunta una pressione costante e un incremento del PIL nominale della medesima percentuale prevista dal DEF tra il 2017 e il 2018.
- In rosso, la nuova pressione fiscale calcolata utilizzando gli introiti derivanti dal progetto di riforma per la riduzione delle entrate fiscali; i presupposti di variazione del PIL restano i medesimi applicati alla pressione fiscale indicata con la linea blu.
Dall’andamento delle due curve è possibile notare come la pressione fiscale aumenterebbe ulteriormente secondo le previsioni del Governo nel 2016 portandosi al 43,6%, mentre il progetto di riforma contribuirebbe a innestare un graduale percorso di riduzione già dal 2015 con un -0,2%, portandosi a un -0,6% nel 2016, a un -0,7% nel 2017 e stabilizzandosi a un -0,8% dal 2018 al 2021.
Le nuove risorse potrebbero ridurre il prelievo Irpef di quasi un 10%, o cancellare completamente le addizionali regionali e comunali, oppure ridurre del 90% l’IMU comunale.
In alternativa, l’IVA potrebbe ridursi del 13,2%, oppure potrebbero essere più che dimezzate le accise sui carburanti; entrambi questi provvedimenti contribuirebbero a ridurre i prezzi delle merci con un tangibile beneficio sul lato dei consumi.
Infine è possibile notare che i 15 miliardi annui di introiti della riforma potrebbero quasi dimezzare l’IRAP o ridurre del 40% le imposte sulle imprese; un provvedimento di questo tipo fornirebbe una forte spinta sulla competitività, favorirebbe nuove iniziative imprenditoriali e attirerebbe capitali esteri nel nostro Paese con benefici sull’occupazione e fornendo la spinta necessaria alla ripresa economica. Questi effetti metterebbero in moto un volano che consentirebbero di prolungare ben oltre il 2021 il mantenimento di una tassazione ridotta.
Conclusioni
Il progetto di riforma individua le risorse che potrebbero essere recuperate attraverso un processo di valorizzazione e dismissione di parte del patrimonio dello Stato.
Tutte le cifre della riforma derivano da stime prudenziali che hanno portato a definire introiti di 3 miliardi nel 2015, 10 nel 2016, 12 nel 2017 e 15 dal 2018 al 2021; queste somme potrebbero essere destinate alla riduzione della pressione fiscale, individuando una o al massimo due voci di imposta ed evitandone la dispersione in mille rivoli.
È facilmente intuibile che più l’abbattimento dell’imposta sarà sostanzioso e di impatto, più l’effetto sulla crescita sarà dirompente, generando un circolo virtuoso di fiducia di imprese e cittadini nei confronti di un nuovo corso dello Stato che restituisce risorse ai cittadini anziché soffocarli di tributi.
Proprio questo circolo virtuoso rimetterà in moto le attività produttive, aumenterà l’occupazione e consentirà allo Stato di mantenere ben oltre il 2021 livelli adeguati di entrate, diminuendo gradualmente debito e spesa pubblica.
Per approfondire
Progetto di riforma sul patrimonio statale, l’intero progetto di Capiredavverolacrisi.com con tempi e cifre, in un unico documento Pdf