Non faccio la presentazione ufficiale degli Eluveitie perché a quanto ho capito sono un gruppo che ormai conoscono tutti o quasi. Me ne sono reso conto all’Hellfest, perché durante il loro concerto c’era la stessa quantità di gente che c’era ai Carcass – e molta, molta di più rispetto a quanta ce ne fosse per gli Enslaved o gli Impaled Nazarene. Del resto è anche comprensibile: gli Eluveitie rappresentano perfettamente tutto ciò che piace al metallaro medio da festival: parti sparate in growl stile ultimi Dark Tranquillity; violini, fisarmoniche, cornamuse, caroselli, odalismo e rutto libero; la giusta dose di gotico pipparolo grazie all’apporto della voce femminile (specie nelle ballatone con video strategico); una produzione scintillante courtesy of Nuclear Blast. Non sono sempre stati così, ma gli ultimi due Everything Remains ed Helvetios sì: gli è andata bene, e ora rimangono su questa linea.
Non c’è molto da dire quindi se Tom Warrior, loro connazionale, si è lasciato andare su facebook al seguente commento:
Più o meno:
Eluveitie = il pop commerciale incontra la colonna sonora di Titanic. E premi falsi.
Dove schlager, a quanto apprendo, è un termine tedesco per indicare quelle canzoncine stupide e infestanti che ti ritrovi ad ascoltare diffuse dalle casse del supermercato. Evidentemente però Tom deve aver ascoltato solo le ballate, e non sa che non rappresentano minimamente il gruppo in questione. Questi ormai con una faccia da schiaffi incredibile mettono inevitabilmente una ballata a disco, ma non una ballata normale: una roba celtica stracciamutande con voce femminile e i giri melodici che se poco poco li sente Gabry Ponte abbiamo la hit dell’estate prossima. Tipo Emma Marrone più Enya. Enya Marrone. Però per tutto il resto si potrebbero rubricare come, boh, death melodico? Con tutti i violini e le fisarmoniche che si vuole, però alla fine quello sono: i Dark Tranquillity del post-Haven, o al limite The Mind’s I ogni tanto. Questo ultimo Origins non fa eccezione: non muove un passo dal solco tracciato dagli ultimi due dischi, quelli a cui devono la notorietà. Però Everything Remains in fondo era carino, mentre questi ultimi due non ti lasciano niente. Questo l’ho ascoltato almeno 15 volte per cercare di farmi un’idea, e ancora adesso non ce ne ho una precisa; come avevo già detto, la loro perfezione formale e concettuale è un’arma a doppio taglio: non si può certamente dire che facciano brutta musica, ma non ti lasciano niente. Perlomeno le ballate solitamente sono carine (A Rose For Epona in particolare), qui invece neanche quello. Mi fa un po’ strano che gli Eluveitie piacciano così tanto, e non mi fece neanche bella impressione vedere tutta quella gente impazzire per loro all’Hellfest. Capisco che ci sia crisi di talenti e, come si dice a Bari, l’acqua è poca; la papera non galleggia, però dai, per la madonna. Gli Eluveitie? Sul serio? Ma sono carini come sottofondo, e sono pure carini se ti capita di vederli dal vivo, però boh. Piacciono tanto anche a Mighi Romani, non so proprio che dire.
Se però, come si può notare dai commenti al post di Tom Warrior, vi capita di prenderli troppo sul serio, e andate a incontrarli con l’intenzione di discutere di mitologia celtica e folletti del bosco, avrete un bello scontro di faccia con la realtà. Come ha mirabilmente commentato l’arguto Ciccio:
E insomma. Quantomeno da adesso mi stanno più simpatici. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)