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La notte dei lavori prima del primo maggio

Da Brunougolini

La notte dei lavori prima del primo maggioUna notte fatta di recitazioni, canti, scambi di esperienze. Il tutto dedicato al lavoro, anzi ai lavori, quelli fatti, quelli persi, quelli sperati. Con protagonisti giovani e anziani, attori, scrittori, musicisti. Proprio mentre imperversa l’offensiva per svalutarlo, il lavoro (vedi il caso Electrolux). Sarà un evento speciale, nelle ore di vigilia del primo maggio 2014. Non è stato ideato da potenti associazioni ma da un sociologo, Vincenzo Moretti, prezioso collaboratore della Fondazione Giuseppe Di Vittorio dove si occupa del settore "Società, Culture e Innovazione". Nonché autore di libri come “Testa, mani e cuore”, “Enakapata”, “Dizionario del pensiero organizzativo”.
E a lui chiediamo quali siano le origini di tale iniziativa. Risponde che nasce da due vicende. La prima riguarda un sito Internet “Le vie del lavoro”(https://timu.civiclinks.it/it/m/inquiry/le-vie-del-lavoro/). Qui sono state pubblicate oltre 300 storie. E’ un’attività di narrazione e d’inchiesta partecipata promossa dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e dalla Fondazione Ahref. La seconda vicenda riguarda “ReggioNarra" (www.reggionarra.it). “Ne ho scoperto l’esistenza”, racconta Moretti, “una mattina di primavera in un Bed & Breakfast di Reggio Emilia. 
Quel titolo metteva assieme due parole chiave, lavoro e narrazione, così l’idea viene da sé, come la data del 30 aprile. Se devi chiedere alle persone di incontrarsi per leggere, ascoltare, narrare, cantare, storie di lavoro è meglio proporre una data prima di un giorno di festa. E quale festa è più bella di quella del 1° Maggio, per una notte così?”.
Le esperienze vissute, i tanti racconti già ascoltati hanno testimoniato, sottolinea il nostro interlocutore, l’esistenza di un’Italia “che crede nel lavoro e nel suo valore, che crede nell’importanza di farlo bene a prescindere”. Moretti cita una frase di Joseph Conrad a cui piaceva “quello che c'è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi”. Questa Italia reale “bisogna però tornare a raccontarla, facendo diventare ‘eroi’ quelli che sanno e sanno fare delle cose invece di quelli che hanno tanti soldi perché glieli ha lasciati papà, o perché tirano calci a un pallone, o perché indovinano quanti ceci si sono in un barattolo”. Esistono poi tante ragazze e ragazzi italiani che “meritano molte più opportunità di quelle che hanno”. Molti di loro hanno collaborato alla riuscita de “Le vie del lavoro”. Moretti cita Alessio Strazzullo, che per conto della Fondazione Ahref, ha messo a disposizione le sue competenze e la sua capacità di fare. E così altri volontari come Giuseppe Rivello, Cinzia Massa, Gennaro Cibelli, Costantino Menna, Colette Donadio, Roberta Della Sala. E ora la notte prima del primo maggio. Una notte partecipata, autogestita. “Sogno che quella sera ci siano migliaia di posti (case, biblioteche, scuole, strade, bar, associazioni, piazze, ecc.) nelle quali le persone, in 10, in 100 o 1000 non importa, si incontrino per leggere, narrare, ascoltare, cantare storie di lavoro. Proprio così: qualcuno porta un libro, qualche altro racconta la sua storia, qualche altro porta una chitarra, qualcuno fa una foto, qualche altro un breve video, li caricano su un social network, l’hashtag è #lavoronarrato, e il gioco è fatto. Dopo di che c’è anche chi farà eventi che coinvolgeranno centinaia o migliaia di persone, c’è chi sta vedendo se si riesce ad organizzare la diretta streaming a livello nazionale, ma io insisto sul fatto che il senso più profondo dell’iniziativa sta nel suo carattere diffuso”.
Moretti è favorevole a tutte le iniziative possibili. “Se tu domani mi proponi di appendere alle finestre uno straccio con su scritto ‘Lavoro ci piace’ o ‘I Love Lavoro’ e persino se al posto della parola ‘love’ ci metti un cuoricino io non solo ti dico fallo, ma lo propongo anche a tutto il resto dei partecipanti”. L’appuntamento corre sui social network. C’è un gruppo e un evento su Facebook, un account su Twitter e uno su Youtube, il blog www.lanottedellavoronarrato.org. Tra le molteplici adesioni l’Associazione Librarsi Narni, Caracò Editore Napoli Bologna, Circolo PD Pomigliano D’Arco, Fondazione Exodus Cassino, Liceo Scientifico Statale Carlo Urbani San Giorgio a Cremano, Monteverde Legge Roma, Officina Educativa Reggio Emilia, Pro Loco, Caselle in Pittari, Roland Forum Artigiani Tecnologici.
Nei promotori c’è tanta passione, tanto entusiasmo ”Sono sicuro che strada facendo avremo molti autori e attori e cantanti e artisti che contribuiranno alla riuscita dell’evento”. C’è stata anche un’anteprima, una specie di preludio nazionale a Caselle in Pittari, nel Cilento, il 17 luglio dello scorso anno. “Lo spettacolo più emozionante è stato vedere Giuseppe Castelluccio, detto ‘U' Massaru’ mentre con una pietra sulla gamba e la piccozza in mano intona il suo magico canto antico” (http://youtu.be/Ceyha1oLb7I)
Raccontare il lavoro, cantare il lavoro, proprio nel pieno di una crisi che impugna la globalizzazione per costringere ad esempio gli operai della Electrolux a tagliare a metà i salari. E’ una campagna forsennata che svaluta e opprime il lavoro. Anche questo risuonerà in quella notte, magari per cercare motivi di nuove speranze e fiducia? “Sì, fiducia e speranza mi sembrano due parole che, come diciamo a Napoli, ci azzeccano”, risponde Moretti. “Come ci ricordano i filosofi la risposta alla solitudine è la compagnia, e la buona compagnia, il potersi ritrovare con altri che come te pensano, ad esempio, come in questo caso, che il lavoro è un valore, genera rispetto verso di sé e verso gli altri, da senso e significato alle nostre vite, è un modo per riconoscersi in una comunità, per avere identità, per non appiattire l’ombra del futuro sul presente, per poter rispondere alla domanda ‘chi sono io?’ dicendo che sono uno di quelli che con gli altri cerca di ridare senso e dignità al lavoro e a chi lavora, cerca di pensare il lavoro come fondamento di una società meno ingiusta e con più opportunità, in primo luogo per i più giovani”.
Sarà così nella notte prima del primo maggio? “Io non lo so in quali modi e fino a che punto tutto questo diventerà evidente. So però che eravamo quattro amici al bar e oggi siamo in diverse centinaia. So che dobbiamo tenere la barra dritta sulla sostanza di quello che vogliamo fare e non sull’apparenza. E so che il fatto che ci stiamo provando ha senso a prescindere.”.

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