Magazine Musica
La notte della Taranta una tribù che balla.
Sono anni che cerco di andare alla Notte della Taranta, ma ogni volta ce ne una per cui devo rinunciare, quest'anno ce l'ho fatta.
Quest'anno erano le 12:00 ero impegnata a cucinare il pranzo. Avevo due posti prenotati sul pullman che dal paese vicino sarebbe partito per Melpignano alle 14:00, ma ci avevo rinunciato per un pupo reduce da una tre giorni di gastrite, con febbre e diarrea.
Erano le 12:30 quando il Socio mi toglie di mano la paletta di legno con cui giravo il sugo e mi dice "partiamo oggi sta decisamente meglio, andiamo". Non ci ho pensato su un minuto di più e ho preparato le borse. Una per il pupo, una per la Princi e una per noi.
Alle 14:00 i bambini erano rispettivamente uno da ogni nonno e noi sul pullman. Direzione Salento. Direzione Notte della Taranta.
Siamo arrivati che il sole era già calato e il prato del Convento per metà già pieno di persone, ma il concertone era ancora all'anteprima. In pochi minuti, la ressa. In pochi muniti ogni spazio di erba calpestabile era coperto da un telo, una sedia, uno zaino, una persona che suonava il tamburello o ballava.
Il resto è vita.Il resto è un fiume di persone unite dallo stesso ritmo.
Il resto sono litri di vino versati in corpo. Birra a fiumi come se piovesse. Sudore, risate e occhi lucidi.
La musica si diffondeva in un battito costante, amplificata dalle casse che enfatizzavano i bassi dei tamburi. Ti entravano nella pancia e ti suonavano nelle budella. La voce cantava, i piedi saltavo, le gonne si gonfiavano e volteggiavano, nuvole di polvere si alzavano nell'aria e la facevano bianca nella notte scura.
La taranta. Una danza, un modo di liberarsi dal male che ci incatena il corpo, un modo per scrollarci di dosso il peso di una vita di regole e restrizioni. Come spogliarsi, mettere a nudo l'anima e danzare al ritmo della chitarra, del tamburo che l'accompagna e della voce che la guida.Una danza senza frontiere. Che nasce nel sud e dal sud ritorna, che pianta le radici in africa e scuote le fronde nel sud Italia. è un ritmo violento "che ruba le donne" che si pianta allo stesso ritmo del cuore e lo senti battere all'unisono. La senti la rabbia che ti esce da sotto la pianta dei piedi che diventa suola e non distingue l'erba dalla terra, i sassi dai rovi. L'importante è muoversi nella notte del dio balla, su quell'onda che non si ferma mai.
Il festival è tanti festival. Dal palco fluorescente di luci stroboscopiche il concerto va avanti seguendo una scaletta precisa, rispettando i tempi necessarie alla migliore resa sonora. Tutt'intorno il festival lo fa la gente.
Lo fanno gruppi improvvisati di tamburellasti che si mettono in cerchio e chiamano a ballare tutti i passanti.
Lo fanno i ragazzi che sono arrivati qui da ogni parte di Italia. Del mondo.
Ed ecco lo spettacolo nello spettacolo, un piccolo festival in ogni angolo di prato.
Poco dopo aver scattato queste foto intorno a questi tre ragazzi che suonavano le percussioni si è formato un cerchio umano e a giro si entrava a coppia per ballare. Ad un tratto entrano due ragazze e improvvisano uno spettacolo con bolas infuocate. Nello stupore di tutti con l'approvazione generale, quando hanno finito abbiamo cominciato tutti a ballare intorno ai suonatori. A guardarci da lontano sembrava un calderone di gente stretta in un pezzo di prato che bolliva a suon di tamburi.
Non solo ragazzi ad affollare Melpignano. Anche tante famiglie, con i bambini più o meno piccoli, con gli occhi sgranati e il sorriso in certo di chi non capisce bene cosa sta succedendo ma gli piace.
I giornali hanno stimato 110.000 presenze. Forse si forse no, so solo che eravamo un fiume di gente in movimento. Allucinata dal caldo, con gli occhi rossi di polvere e le labbra sporche di vino.
Ci sono state alcune polemiche riguardo gli accessi di alcool e stupefacenti, diversi gli interventi del servizio sanitario e della finanza. Ma è sbagliato generalizzare. Episodi simili, succedono tutte le sere, nel buio delle pinete di città o in casa nei party con gli amici, è un modo sbagliato di intendere il divertimento, di ricercarlo nello stordimento ma è una questione di scelte personali, non dettate dalla Notte della Taranta che in questo caso funge solo da pretesto. è stupido accusare il festival.
L'anno prossimo se ci torno porto anche la Princi.
Vi lascio i link di qualche giornale e galleria fotografica migliore della mia.
Sky, Repubblica, il sito ufficiale della Fondazione
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