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E' un groviglio disordinato e confuso di pensieri, sentimenti, idee, ragionamenti quello che affolla la mia mente, a poca distanza di tempo dalla votazione sulla sfiducia al governo della vergogna. Sono gli stessi tormenti, la stessa amarezza, la stessa delusione che immagino in tanti che come me non si rassegnano a vedere espropriata la democrazia italiana e che pretendono almeno di poter comprendere ciò che sta succedendo in questo Paese.Si certo, l'abbiamo detto mille volte, non basta sconfiggere Berlusconi per cambiare in meglio l'Italia, ciò che potrà arrivare dopo – l'Esecutivo di Confindustria - forse è ancora più pericoloso socialmente del governo attuale, si è arrivati alla richiesta di sfiducia votata il 14 dicembre attraverso una lotta di potere tra pezzi di casta e di oligarchie, questa contesa è espressione di uno scontro fratricida interno alla destra che ha l’effetto però di consegnarle completamente la scena (interpretando contemporaneamente i ruoli di maggioranza e opposizione, di reazione e democrazia) e relegando la sinistra parlamentare a semplice comparsa.Ma quello che prevale ora è la rabbia nel vedere ancora una volta come Berlusconi, dato in mille occasioni in declino e sconfitto, alla fine riesca a conservare la propria carica ed il proprio potere ma solo grazie a disgustosi e immorali intrighi e maneggi. Comprando e ricattando e per di più a viso aperto e alla luce del sole, senza pudore o vergogna, gettando il discredito sulle istituzioni, insultando la Costituzione.Per banalizzare il discorso, diciamo che mi sento come se la mia squadra avesse perso il derby nei minuti di recupero per un gol in fuorigioco o per un rigore inesistente. E che dopo di questo critici e commentatori (alla Paolo Mieli per intenderci …) vogliano imbastire analisi e riflessioni per dare spiegazioni a ciò che non è altro che un furto (di democrazia).
Se la politica politicante è una partita a poker fatta anche di fortuna e bluff, Berlusconi è il baro che nasconde nella manica le carte decisive da estrarre al momento opportuno.Dimostra, al di là di tutte le analisi e a dispetto dei poteri forti, dell’ostilità delle potenze occidentali, di complotti veri o presunti, di scandali, di rivelazioni compromettenti, di palese commistione dei propri affari privati nella gestione della cosa pubblica, quanto sia ancora forte, soprattutto in un Parlamento di nominati abituati a vendersi al migliore offerente.Ancora. La strategia di Fini e Casini di dissolvere il PDL per una nuova maggioranza di centro destra ed un governo di unità nazionale con il PD per il momento è fallita e questo non è un male.Certo Berlusconi non ha più la maggioranza per governare ma, a parte il fatto che non è governare il Paese il proprio obiettivo ma semplicemente occupare il potere per coltivare i propri affari personali e sfuggire ai procedimenti giudiziari che lo riguardano, non essere stato sfiduciato gli consente di conservare la guida dei futuri sviluppi politici: elezioni o allargamento della maggioranza (qualcuno pensa che sia un problema convincere altri dieci deputati a passare con la destra o è solo questione di prezzo?).E dunque tra la nebbia di queste giornate che comincia a diradarsi si fanno strada alcune convinzioni. Che Berlusconi è il male assoluto, che va spazzato via al più presto per restituire all'Italia e alla Politica, intesa come perseguimento del bene comune, un minimo di dignità. Che per farlo noi democratici, di fronte a colui che è abituato ad usare ogni mezzo lecito ed illecito per conservare il proprio potere, non possiamo più permetterci di essere schizzinosi, di farci troppe domande su chi e perché condivide questo nostro stesso obiettivo.Non so cosa potrà esserci dopo ma oggi l'emergenza è Berlusconi.Questo è l'uomo che per raggiungere ricchezza e potere non ha esitato ad aderire alla P2, ad allearsi attraverso Dell'Utri con la mafia e ad utilizzare la corruzione in ogni sua forma, a circondarsi di servi compiacenti, ed ora è pronto ad usare ogni mezzo per restare al posto di comando.Le manifestazioni del 14 di Roma degenerate nella violenza sono sì l'espressione dell'impotenza e della frustrazione di un’intera generazione di fronte ad una politica che non è in grado di dare risposte ai propri bisogni e alle proprie speranze ma anche e forse soprattutto il frutto di sporche ed oscure trame e di provocatori prezzolati.Come non temere, guardando foto e filmati degli episodi di violenza che circolano su internet, una nuova strategia della tensione alimentata dalla destra reazionaria?Come non capire d'altro canto che il ricorso alla violenza rappresenta il suicidio per i movimenti e il più grande regalo che si possa fare a Berlusconi e ai fascisti a cui si accompagna?Scrive Cinzia Sciuto su Micromega: “Le proteste che sfociano in atti violenti hanno due importanti effetti negativi: il primo è inimicarsi una grandissima fetta di opinione pubblica che invece finora ha simpatizzato con studenti, ricercatori, terremotati, precari, immigrati ecc; il secondo è tagliare fuori dalla protesta tutte quelle persone che non se la sentono, non hanno voglia, non pensano sia giusto utilizzare strumenti (più o meno) violenti. “Cosa succederà in una campagna elettorale in cui Berlusconi da Presidente del Consiglio potrà utilizzare televisioni, voto di scambio, servizi segreti? Quanti altri ‘attentati’ come quello di Tartaglia o a Belpietro? Quante altre occasioni per provocare e far esplodere la violenza di piazza? Come poter sconfiggere un sistema di potere che ha disponibilità illimitate di denaro e che usa senza pudore il potere di cui dispone per acquisire consenso (con la distribuzione di poltrone e con il voto di scambio), colluso in alcuni suoi esponenti con la criminalità organizzata, alleato di dittatori come Putin e Gheddafi e con la parte più retriva delle gerarchie vaticane, intriso di ideologie razziste e che ha riciclato e riesumato i vecchi camerati fascisti (basta pensare a quello che sta facendo Alemanno a Roma)?E’ indubbio che serve un nuovo Comitato di Liberazione Nazionale che metta insieme tutti i democratici e tutti gli onesti, di destra e di sinistra. Non per costituire governi del ribaltone o ammucchiate elettoralmente e programmaticamente suicide ma per costruire un percorso comune attraverso cui ricreare le condizioni minime per la democrazia: la legge elettorale, la regolazione del conflitto di interessi, il pluralismo televisivo, il contrasto vero a corruzione e criminalità organizzata. Ma nel contempo quell'area di partiti e movimenti che persegue una trasformazione radicale della società dia vita - vincendo egoismi, gelosie e miopi calcoli di bottega – ad un coordinamento organizzativo e a proposte unitarie sui temi del lavoro e della riconversione ecologica dell'economia, della giustizia sociale, della cultura e della scuola, della legalità e della lotta alle caste. Per far pesare la propria presenza nel futuro governo del Paese ed offrire una risposta concreta alla rabbia, alla disperazione, alla disillusione che cresce in così larga parte dei cittadini.
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