La P3, la P4, il Gabibbo e Sbirulino. Storie di un paese matto come un cavallo
Creato il 10 agosto 2011 da Massimoconsorti
@massimoconsorti
Il fatto è che il commissariamento dell’Italia ad opera della Bce, e l’avanzare della crisi economica internazionale, ci hanno fatto perdere di vista alcune cosucce che stanno accadendo dalle nostre parti in questo agosto malato di schizofrenica sindrome da divertimento. Il problema serio è che a sentire gli house organ del Capo, sembra che lo “stellone” italico si sia fatto vivo anche questa volta, tutto teso però a nascondere la polvere sotto il tappeto né più né meno come una colf filippina un po’ pigra e molto paracula. Il Tg5 di ieri, ad esempio, ha lungamente parlato della telefonata fra Obama e Berlusconi durante la quale sembra che il presidente americano si sia congratulato con il presidente del consiglio italiano per le misure adottate dal governo contro l’aggravarsi della crisi. Avendo appurato che Mimun non ci è, ma ci fa, ci siamo chiesti come diavolo sia possibile che uno degli autori della manovra economica italiana (Obama), si sia potuto congratulare con chi la stessa manovra l’ha subita (Berlusconi), incapace di metterne in piedi una sua. Insomma, il Tg5 ci ha detto che Obama si è congratulato con se stesso per la manovra che dovrebbe mettere una pezza (al prezzo di calde lacrime e sangue fresco) al buio economico pesto che in questo momento è sceso come una cappa di smog puzzolente sul Belpaese. Da abile biscazziere del gioco delle tre carte, quello del “Sant’Antonio vince san Gennaro perde”, Silvio sta insomma cercando di prendersi il merito di una manovra che aveva sì concertato con quel gran genio dell’economia che si chiama Giulietto Tremonti, ma che sarebbe entrata in vigore solo nel 2013/2014, quando con ogni probabilità non sarà più lui il padrone d’Italia (si spera). Chi invece non si scompone minimamente, mantenendo inalterato il suo proverbiale aplomb british e ignaro di quanto stia realmente accadendo, è Umberto Bossi il quale, dalle meritate ferie a Gemonio, ha fatto sapere: “La Bce ci ha commissariato? Meglio così, no?”. Eppure ci avevano detto che a Gemonio l’aria è pulita, l’acqua è del comune, il mangiare genuino e non mancano neppure le bistecche d’orso, cucinate alla celtica, tanto care alla Lega. Ma anche se è il momentaccio economico planetario a tenere banco, e a costringere i giornali a stare sul pezzo, gli italiani non possono più permettersi di sottovalutare quello che sta accadendo dalle parti di Napoli, dove da qualche giorno non si sente più parlare di emergenza monnezza ma di quella criminale si. In tutto questo marasma speculativo, nel quale ancora una volta a girare non sono i soldi ma la cartaccia delle azioni (Ferrero ha ragione, stavolta ha proprio ragione), forse qualcuno ricorderà che a Napoli è tutt’ora in corso l’inchiesta sulla cosiddetta P4, la cricca di birbantelli che sotto sotto erano riusciti a mettere in piedi (segretamente) uno Stato nello Stato. La band ultra-pop, che ha per leader quel gran vocalist di Gigi Bisignani, per percussionista la versione bianca di Buddy Miles che risponde al nome di Alfonso Papa e per chitarrista l’ex carabiniere Enrico La Monica, momentaneamente “ospite” del Sudafrica, era stata rinviata a giudizio dai giudici Henry John Woodcock e Francesco Curcio non solo per malversazioni varie, corruzioni, intralci alle indagini, acquisizioni indebite di notizie giudiziarie, truffe e abusi di potere ma anche, al “capo A”, per associazione a delinquere. Nel codice penale italiano l’associazione a delinquere, specie se come in questo caso viola apertamente la legge Anselmi sulla costituzione di società segrete, e l’articolo 18 della Costituzione, è un reato gravissimo tanto che in giudizio viene equiparato alle cosche e alle ‘ndrine. Il Gip di Napoli aveva accolto tutte le richieste di rinvio a giudizio dei Pm meno che quelle previste per l’appunto al “capo A”. Il tribunale del Riesame invece ha sancito che esistono i presupposti probanti che questi signori fanno parte di una società segreta e che pertanto devono essere giudicati anche per associazione a delinquere. A questo punto Gigi Bisignani dovrebbe raggiungere il suo amico e sodale Alfonso Papa (quello del “che gli racconto ai miei figli?”), a Poggioreale ma, per gli strani meccanismi della giustizia italiana, per andare dietro le sbarre si dovrà attendere la sentenza della Corte di Cassazione. Il tribunale del Riesame ha scritto che Bisignani, Papa e La Monica “promuovevano e partecipavano a una struttura associativa...in seno alla quale venivano svolte attività dirette a interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche – in particolare della giustizia – anche a ordinamento autonomo, di enti pubblici, anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali anche di interesse nazionale”. Nelle stesse ore, a Roma, la Procura della repubblica ha chiuso l’inchiesta sulla P3, con il rinvio a giudizio per costituzione di società segreta (oltre ad altri reati) di Denis Verdini e di Marcello Dell’Utri. Ma non erano solo dei vecchietti rincoglioniti ai quali piaceva giocare a fare i geni dell’alta finanza? Dal malaffare all’ignoranza crassa, e un po’ fascista, il passo è breve e ce lo dimostra quello che sta accadendo a Parma in queste ore. Dopo un mese di proteste ininterrotte per cacciare il sindaco di una città nella quale hanno arrestato 11 amministratori, la giunta comunale ne ha combinata un’altra. L’assessore alla Toponomastica Fabio Fecci, pidiellino doc, ha deciso di intitolare a “Sandra e Raimondo Vianello” il giardino precedentemente intitolato ai giudici “Falcone e Borsellino”. La civilissima Parma ha reagito da par suo, sulla rete. All’assessore sono arrivate proposte per intitolare piazze, strade, vie e slarghi a Sbirulino, al Gabibbo, a Bim Bum Bam, a Zum Zum Zum, l’ospizio comunale a “Casa Vianello”, la biblioteca a “Barbie e Ken”, lo stadio a “Oronzo Canà”. Ma non ci si può sorprendere di una città che dedica una via a un repubblichino e il 2 giugno depone una lapide commemorativa ai caduti della Repubblica di Salò. Cosa abbiamo detto un po’ di tempo fa a proposito della “memoria”?
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