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La pagina di un libro/2 - Il cimitero di Praga

Creato il 05 febbraio 2011 da Mapo
Ho terminato ormai da qualche giorno la nuova fatica di Umberto Eco. Un mattone, se ci si ferma alla sua "tridimensione", qualcosa in più se si pensa al contenuto e alla maniera, ovviamente magistrale, in cui è scritto. Tutto sommato, però, bocciato. Eco scrive bene, ma il problema è che lo sa. Riga dopo riga sembra assumere di volta in volta, pur calato nel ruolo di un protagonista antipatico e macchiavellico come pochi (quasi quanto un odierno leghista), un tono di un saccente in crescendo. Il libro si interrompe d'improvviso, quasi come se qualcuno avesse giocato a strapparne le ultime pagine. Forse un editore un po' stufo dopo più di 500 pagine di aneddoti tardo-ottocenteschi?Poco importa. Sta di fatto che, tra una riga e l'altra, facendo attenzione a non dimenticare, invano, nessuno degli infiniti personaggi di questo romanzo storico, ho notato una pagina, intrisa di uno spassionato antisemitismo tutt'altro che celato. La riporto qui, anche solo perchè mi richiama alla mente un'immagine.
La pagina di un libro/2 - Il cimitero di Praga
"Chi deve falsificare documenti deve sempre documentarsi, ed ecco perchè frequentavo le biblioteche. La biblioteche sono affascinanti: talvolta sembra di stare sotto la pensilina di una stazione ferroviaria e, a consultare dei libri su terre esotiche, si ha l'impressione di viaggiare verso lidi lontani. Così mi era capitato di individuare su un libro alcune belle incisioni del cimitero ebraico di Praga. Ormai abbandonato, vi erano quasi dodicimila lapidi in uno spazio molto angusto, ma le sepolture dovevano essere molte di più perchè, nel corso di alcuni secoli, molti strati di terra erano stati sovrapposti. Dopo che il cimitero era stato abbandonato qualcuno aveva rialzato alcune tombe sepolte, con le loro lapidi, così che si era creato come un ammassamento irregolare di pietre mortuarie inclinate in tutte le direzioni (o forse erano stati gli ebrei a infliggerle così senza riguardo, estranei com'erano a ogni sentimento del bello e dell'ordine).Quel luogo ormai abbandonato mi conveniva, anche per la sua incongruità: per quale astuzia i gesuiti avevano deciso di riunirsi in un luogo che era stato sacro ai giudei? E quale controllo avevano su quel luogo dimenticato da tutti e forse inaccessibile? Tutte domande senza risposta, che avrebbero conferito credibilità al racconto, perchè ritenevo che Bianco credesse fermamente che, quando tutti i fatti appaiono del tutto spiegabili e verosimili, allora il racconto è falso.Da buon lettore di Dumas, non mi spiaceva rendere quella notte, e quel convivio, foschi e spaventevoli, con quel campo sepolcrale, appena illuminato da una falce di luna intisichita, e i gesuiti disposti a semicerchio tal che, visto dall'alto, a causa dei loro cappellacci neri dalle larghe tese, il suolo paresse brulicare di scarafaggi."
Umberto EcoIl cimitero di PragaPag. 121 

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