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La pagina di un libro/24 - Il viaggio dell'elefante

Creato il 27 ottobre 2011 da Mapo
I libri più belli, spesso, sono quelli che si scoprono un po' per caso. Ed è per caso che, qualche settimana fa, a spasso tra i corridoi della mia biblioteca di fiducia, mi sono imbattuto in quell'area dello scaffale narrativa dedicata a Jose Saramago, premio nobel per la letteratura. Una voce lontana a riecheggiare in qualche angolo remoto ("Ti piace il Portogallo? Leggi Saramago!") e il gioco è fatto!La pagina di un libro/24 - Il viaggio dell'elefanteE' così che mi sono imbattuto (anche) in questo bel libro, ambientato in un tempo lontano, con usi e costumi lontani, ma in un posto vicino. I personaggi del racconto, infatti, con il loro ingombrante animale domestico, transitano anche nella nostra Italia dei tempi che furono. In soldoni (un modo di dire abbastanza curioso, si sente di puntualizzare il sottoscritto in questa parentesi in pieno stile Saramago!, dato che di soldi, proprio, non ve n'è traccia!) si tratta di una fiaba speciale di una variopinta carovana che compie un'eroica traversata di mezza Europa con un regalo quantomeno originale scambiato tra due regnanti: un elefante indiano, accompagnato dal suo sagace cornac. Le atmosfere sono quelle da Mille e una Notte (il che, detto da uno che non ha mai letto le Mille e una Notte è a dir poco originale ma quantomeno gli permette di aprire l'ennesima parentesi degna di un premio nobel!) ma al sottoscritto (che continua ad aprire parentesi e parlare di sé in terza persona come mai ha fatto in passato) ha portato alla memoria un altro evento, ben più vicino nel tempo e nello spazio: la processione laica che, qualche estate fa, aveva accompagnato il Toti, sommergibile militare italiano transitato da Venezia fino alla nostra Milano, dove ora giace esposto al museo della Scienza e della Tecnica, a qualche metro dalle stampe di Leonardo (si noti, oltre all'ormai consueta parentesi, il sarcasmo nell'irriverente paragone!). Anche questo blog, come molti altri credo, non aveva taciuto l'evento. Il clima di festa, peraltro immotivato, che ha avvolto mezzo nord Italia a cui venivano smontati strade e semafori per far passare il carico speciale, è lo stesso dei sudditi dei paesi attraversati da Fritz (o Subrho, che dir si voglia!) dinnanzi a quel prodigio di animale, che vedevano per la prima e, probabilmente, anche l'ultima volta!
"In una camera del palazzo, nella semioscurità del baldacchino, la regina dorme e ha un incubo. Sogna che hanno portato via Salomone da Belem, sogna che domanda a tutti, Perchè non mi avete avvisato, ma, quando si deciderà a svegliarsi, a metà mattina, non ripeterà la domanda né saprà dire se, di sua iniziativa, la farà mai. Può darsi che nel giro di due o tre anni qualcuno, casualmente, pronunci davanti a lei la parola elefante, e allora, si, allora la regina del portogallo, caterina d'austria, domanderà, Già che si parla di elefante, che ne è di Salomone, si trova ancora a belem o l'hanno già recapitato a vienna, e quando le risponderanno che, sia pure trovandosi a vienna, in realtà è in una specie di giardino zoologico con altri animali selvatici, dirà, facendo finta di non capire, Che sorte ha avuto infine quell'animale, lì a godersi la vita nella città più bella del mondo, e io qui, inguaiata tra l'oggi e il futuro, e senza speranza in nessuno dei due. Il re, se sarà presente, fingerà di non sentire, e il segretario di stato, quello stesso pero de alcacova carneiro che già conosciamo, benchè non sia uomo da preci, basti ricordare ciò che ha detto dell'inquisizione e soprattutto quello che ha ritenuto prudente tacere, rivolgerà una supplica muta ai cieli perchè occultino l'elefante con uno spesso manto di oblio che ne modifichi le forme e lo confonda, nelle immaginazioni oziose, con un dromedario qualsiasi, anch'essa bestia dall'aspetto raro, o con un cammello, cui la fatalità di trasportarsi appresso due gobbe davvero non arreca beneficio, e tanto meno lusinga la memoria di chi s'interessi di queste storie insignificanti. Il passato è un'immensa pietraia che tanti vorrebbero percorrere come se si trattasse di un'autostrada, mentre altri, pazientemente, vanno di sasso in sacco, e li sollevano, perchè hanno bisogno di sapere che cosa c'è sotto. A volte ne spuntano fuori scorpioni e scolopendre, grosse spire bianche o crisalidi appena schiuse, ma non è impossibile che, almeno una volta, appaia un elefante, e che quell'elefante abbia sulle spalle un cornac chiamato subhro, nome che significa bianco, una parola, questa, totalmente inadatta alla figura che, alla vista del re del portogallo e del suo segretario di stato, si è presentata nel recinto di belem immonda come l'elefante cui doveva badare".José SaramagoIl viaggio dell'elefantePag. 23

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