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La pagina di un libro/8 - La linea d'ombra

Creato il 07 luglio 2011 da Mapo
Il romanzo di Conrad, ovvio, non ha bisogno di presentazioni. E' un libro che, dopo tanti romanzucoli letti negli ultimi mesi, torna a farmi ricordare cos'è uno Scrittore (con la S maiuscola). E' il classico romanzo che si legge in maniera travolgente, ma che ad ogni riga ti fa sentire in colpa perchè non ti ricorderai mai quelle parole esatte e, ogni volta che lo racconterai, difficilmente sarai in grado di rendere l'idea di certe descrizioni puntuali e imbarazzanti per come l'autore si dimostri davvero uno in grado di giocare con le parole. Il che, in ultima istanza, è un po' quello che distingue uno scrittore da un comune mortale.
Mi permetto un'ultima nota personale: da buon Ignorante (con la I maiuscola) ho sempre pensato che "La linea d'ombra", l'omonima canzone di Jovanotti, non fosse altro che la trasposizione in musica di un brano dell'autore britannico. Mi sbagliavo, ma ho comunque letto tutto il romanzo con in testa quell'incipit ("Mi offrono un incarico di responsabilità") che, muovendo i primi passi da novello specializzando di cardiologia, ha un suono decisamente particolare.
"I prossimi dieci minuti, per quanto riguardava la mia facoltà di percepire, avrebbero potuto essere dieci secondi o dieci secoli. Intorno a me la gente sarebbe potuta cader morta, le case rovinare, i cannoni sparare, che non me ne sarei accorto. Pensavo soltanto: "Perdio! Ce l'ho".Quel lo era il comando. Era capitato in un modo del tutto imprevisto nei miei modesti sogni ad occhi aperti.Mi resi conto che la mia fantasia aveva finora seguito canali convenzionali, e che le mie speranze erano sempre state roba scialba. Al comando avevo pensato come al risultato di una lenta serie di promozioni al servizio di qualche compagnia altamente rispettabile. Ricompensa di fedele servizio. Benissimo, quanto al fedele servizio. Si è naturalmente pronti a prestarlo per se stessi, per la nave, per amor della vita che si è scelta; non avendo di mira la ricompensa.C'è qualcosa di sgradevole nel concetto di ricompensa.Ed ora il comando lo avevo qui, assolutamente in tasca ottenuto in modo inequivocabile, ma del tutto inatteso; al di là delle mie fantasticherie, al di fuori di ogni prospettiva ragionevole, e addirittura a dispetto di una specie di oscuro complotto per tenermi a distanza. A dire il vero, il complotto era di poco conto, ma contribuiva al senso di portento - come se io fossi stato destinato a quella nave che non conoscevo da un potere più alto delle prosaiche intermediazioni del mondo commerciale.Una strana sensazione di esultanza cominciò a insinuarsi in me. Se avessi lavorato dieci anni o più per avere quel comando, non avrei provato nulla di simile. Ero un po' spaventato."Stiamo calmi", mi dissi."Joseph ConradLa linea d'ombraPag. 59
PS. Rovino la poesia con una nota più prosaica ma interessante: qualche mese fa, corso da buon finto milanese dietro al miraggio della visita al Toti (il famoso sottomarino militare in disuso che qualche estate fa ha smontato mezza Lombardia per essere trasportato al museo della Scienza e della Tecnica - Ve ne è traccia anche su questo blog), mi sono trovato, nel padiglione navale dell'esposizione, al cospetto di una grossa prua in legno appartenente, mi dicevo, a chissà quale vascello o galeone. Era l'Otago, il "brigantino di neppure 400 tonnellate comandato da Conrad, costruito a Glasgow nel 1869 e registrato nel porto australiano di Adelaide"

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