Una decina di giorni fa vi ho segnalato Zombie story e altri racconti, la micro antologia di Max Brooks appena uscita per Cooper Editore.
Viste le poche pagine me la sono letta in un paio di brevi viaggetti in treno per lavoro.
Su quattro racconti tre sono, seppur godibili, piuttosto standard e senza particolari guizzi di genio. Però c'è il quarto, che in realtà è il primo del libretto, che è un capolavoro.
S'intitola La parata degli estinti ed è ambientato nel mondo di World War Z. Lo scenario è quindi quello ben noto dell'invasione (termine inappropriato) degli zombie, rianimati da un virus di nome Solanus, che colpisce in pochi mesi tutto il mondo, portando a rischio d'estinzione la nostra specie.
In questo racconto Brooks si discosta dal mockumentary e sceglie un'impostazione narrativa classica. Solo che, con un colpo di teatro, inserisce un punto di vista davvero particolare sulla pandemia: quello dei pochi, potentissimi e annoiati vampiri che da secoli convivono fianco a fianco con la razza umana.
Ok, vi vedo storcere il naso. Vampiri, cross-over, elementi soprannaturali... Sembra un po' un circo.
Invece no. Perché qui sta il talento, la bravura, il genio.
Max Brooks gestisce i personaggi-vampiri con una naturalezza e un realismo tale da renderli perfettamente plausibili nella biosfera terrestre. Essi non sono mostri, né adolescenti con la pelle catarifrangente, né eminenze grigie che giocano al cospirazionismo. Sono una specie superiore alla nostra, predatori di limitatissimo numero (un migliaio o due in tutto il mondo), che conducono vite lunghissime e spesso noiose, nutrendosi di umani senza mai lasciare tracce del loro operato. Per noi mortali non hanno né odio né amore, come il leone non ama né odia l'antilope. Semplicemente se ne nutre quando ha fame.
Ma ora ci sono gli zombie, creature decerebrate che avanzano come locuste cibandosi a loro volta di esseri umani. Il che, a voler ben vedere, può diventare un gran problema per i vampiri, che rischiano una vera e propria carestia.
La parata degli estinti è il racconto perfetto, o quasi.
Brook riesce a infilare in una quarantina di pagine concetti di alta filosofia, di economia, di storia. Senza mai rinunciare al divertimento, al supremo gesto creativo, perfino alla storia d'amore che colpisce e commuove proprio perché non è suo intento farlo.
Curioso poi che, dopo decine e decine di romanzi, sia un racconto tutto sommato breve a dare la migliore versione recente dei vampiri e della loro interazione con la specie umana. Per la serie: non conta la quantità, bensì la qualità.
Il libretto non vale forse il prezzo di copertina, ma questo racconto sì.
Vi consiglio di recuperarlo in qualche modo, ne vale la pena.