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La Parte

Da Paride

E ritorniamo pure a trastullarci, rotolando come cani, nascondendo il nostro lato feroce.
Ci ubriacheremo di pensieri felici, viaggeremo pure tra le ovvietà più celebri del momento,
emulando quella strana danza che siamo soliti fare insieme, a volte.
Questa sera ritorniamo pure a parlare d’amore e per l’ennesima volta; diciamoci ancora quanto c’amiamo e quanto ci vogliamo bene, senza cercar prove, che non si sa mai, qualcuno potrebbe restar deluso,
forse io. . .
forse tu.
Pensiamo a scodinzolare, pensiamo a muover la coda, convinceremo gli osservatori più scrupolosi, faremo i conti con le loro panchine giù al parco, ci daremo da mangiare per un po’.
Saremo assenti, lontani a chi passa, un mondo nel mondo, un quadro al lato della strada, esponendoci fieri, in ogni angolo. Qualcuno si ricorderà di averci visto, magari mano nella mano, o abbracciati, magari con altri, lasciamoli nel dubbio e proseguiamo. Andiamo avanti e ripetiamolo spesso, <<andiamo avanti>>, sarà meno dura . Prendiamo una mela, tagliamola in due, dividiamo il concetto dal contenuto, facciamoci bastare il secondo che il primo non è molto facile da inquadrare.
Ora un bambino sta gattonando su un tappeto blu, guarda una scatola non troppo grande, un nuovo gioco.
Ci sono tanti mattoncini rossi  li in mezzo, il bambino guarda le immagini e guarda i suoi mattoncini. Il libro delle istruzioni parla chiaro, i pezzi vanno montati in un certo modo. È  già passato un po’ di tempo, suo fratello più grande gli si avvicina, non guarda le figure, gli omini disegnati, non pensa all’ordine. In un ora è riuscito a costruire un fortino col fossato, prende qualche indiano, un po’ di vecchi strani pupazzi e li mette li, a imitare una vecchia battaglia, il bambino non sembra essere contento. Guarda il fratellone, poi guarda la costruzione, poi guarda la figura sul libretto delle istruzioni. È triste, sulla scatola c’è un enorme distributore di benzina, non un fortino, ne indiani. I suoi amici non l’avranno montato in quel modo. Lui lo vuole così, come quello che hanno tutti.
I cani si annusano il culo per conoscersi, i padroni ne stringono forte le museruole, poi li liberano,
ci mettono cinque minuti, sarà forse per onestà intellettuale,  poi il maschio punta le zampe anteriori sulle scapole della cagna e se la fa, alla berlina, e ciò che è certo e che a lei non dispiace affatto.
Ma ora non importa, ora quei due si passano le mani sul viso, si accarezzano, lei gli dice tra un bacio e l’altro, <<è così che ti voglio>> e poi ancora << non cambiare mai>> e intanto
lui non saprebbe come sentirsi più solo.


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