Imbattersi casualmente in un mostra e scoprire una giovane artista , Gabriela Bodin, ha il suo perché. Nella mia esperienza, ricerca psicologica e artistica ho conosciuto molti artisti e diverse opere; di qualcuno ho parlato, di altri ho scorso il messaggio interiore ispirato dai loro lavori. Ma Gabriela Bodin mi ha colpito fortemente, nella “carnalità” espressa su tela, in un colore sicuro, maturo e intimo. Perché le sue opere ispirano tematiche vitali: vi è l’amore, il dolore e la morte; elementi necessari nell’esistenza, nella vita, nelle avventure della vita, nel legame con il mondo e con l’anima. Mi ha incuriosito l’uso della tinta, così densa, “illuminata”, patinata, decisa e “psichica”, ricca di animazione con il proprio Mondo e con le proprie emozioni. Legame intimo e denso di mistero, di uso sicuro delle proprie arti, e anche delle proprie parti. Legami con la propria infanzia, con i propri sentimenti, legami dissacranti ma riusciti, elaborati, resuscitati, ascoltati, dipinti e quindi espressi ed esorcizzati. La passione è alle stelle in Gabriela Bodin: passione di vita, passione di colore, tratto deciso e sicuro, mortifero ma sublime, restio ad altre definizioni. Sicuramente un’anima da ricordare, un artista da celebrare e da sottolineare in più aspetti. Perché, senza passione, cos’è la vita? Senza emozione possiamo dipingerci e dipingere il mondo là fuori? L’emozione guida Gabriela nel suo percorso artistico senza interruzione, ma con un filo conduttore intimo e rispettoso delle proprie memorie, forse angustiato, ma reso piacevole nel seguire i propri desideri e pensieri. Sono opere del bello e dell’enigma, della sincerità e dell’umano. Arrivano e colpiscono nella loro grazia, nel loro essere autobiografico e drammatico, e respirano aria di poesia e di luce. La luce esiste sempre nelle sue opere; è uno spiraglio che diventa motivo ridondante della sua unicità e descrizione; immagine perfetta di un mondo vissuto e lodato nelle sue espressioni. Vita che nasce e vita che arriva al suo finire, morte e rinascita, gusto del silenzio e della riflessione. E poi la passione di momenti felici e reali, come interiorità nel suo incedere sempre più accattivante. di Claudia Sposini, psicologa





