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La penna di Kundera vortica in un Valzer d'addio.

Creato il 29 maggio 2014 da Lucia Savoia
La penna di Kundera vortica in un Valzer d'addio.“Bisogna avere almeno una certezza: quella di rimanere padrone della propria morte e di essere in grado di sceglierne l'ora e i mezzi”.
Il valzer degli addii è il romanzo che, per dirla con le parole dello stesso autore, è stato scritto da Kundera “con più divertimento, con più piacere degli altri. In un altro stato d’animo. Anche molto più in fretta.” Esso si sviluppa nell’arco di cinque giornate e prende l’avvio dalla telefonata della bella ma anonima infermiera Ruzena a Klima, noto trombettista del luogo. La giovane annuncia a questi la sua gravidanza, frutto di una notte di passione che non potrà dimenticare. Ma Klima è sposato con l’eterea Kamila, malata da tempo ed unica donna da lui amata nonostante i continui e –a suo avviso- necessari tradimenti. La penna di Kundera vortica in un Valzer d'addio.Ruzena è una ragazza perennemente insoddisfatta, costretta a vivere in un luogo che non le piace e che, a suo avviso, non le appartiene. Sente la necessità di evadere e proprio il bambino che aspetta (il cui padre deve necessariamente essere Klima e non il semplice idraulico con cui ha una relazione segreta) rappresenta per lei un dono del cielo, il “mezzo” che le permetterà di distinguersi in superiorità da tutte le altre ragazze del posto. La giovane infermiera non ha intenzione di rinunciare a ciò e, mentre s’inorgoglisce del suo stato di maternità, Klima sprofonda in un vortice di tristezza. Da qui la vicenda prende il via, in un valzer di personaggi e situazioni che ci condurrà ad un finale dalle forti tinte noir. 
Nelle restanti quattro giornate Klima cercherà in ogni modo di convincere la giovane ad abortire supportato dall’ambiguo dottor Skrèta, ginecologo in grado di rendere fertile ogni donna ma che persegue inquietanti progetti eugenetici. Mirabili, spesso taglienti e a volte poco condivisibili sono le massime che Kundera mette in bocca a questa personaggio; freddo e distaccato nelle sue decisioni, Skrèta pronuncerà parole come queste: “La sola cosa che mi rende un po’ scettico nei confronti della procreazione è la scelta irragionevole dei genitori. E’ incredibile che degli individui orrendi possano decidere di procreare. Sicuramente si illudono che il fardello della bruttezza diventi più leggero se lo si spartisce con i discendenti”. È lui il vero protagonista amorale della storia, non Klima, non Ruzena, non Jakub. Quest’ultimo è un vecchio amico del dottore, tornato a fargli visita prima di abbandonare definitivamente un paese in cui sente di essere nato per sbaglio. Un uomo curioso, dalle idee politiche rivoluzionarie e scettico nei confronti dell’amore che vada al di là dell’attrazione, Jakub rappresenta una sorta di moderno deus ex machina. Sarà infatti lui a risolvere la difficile situazione in maniera imprevista e radicale; farà cadere per sbaglio –o forse no- una compressa di veleno nel tubetto dei calmanti che Ruzena assume quotidianamente. Le conseguenze tragiche di questo gesto saranno inevitabili ma ciò che incuriosisce di più è la questione morale che Jakub si pone: avvisare in tempo l’infermiera del pericolo che corre oppure temporeggiare e lasciare che tutto faccia il suo corso? La penna di Kundera vortica in un Valzer d'addio.La scelta della seconda opzione renderà l’ex rivoluzionario ceco ancora più inappropriato a vivere nel luogo in cui fisicamente si trova ma che è una metafora della sua condizione esistenziale; una prigione in cui lui stesso si è rinchiuso.
“Ma subito dopo si disse che ogni rinvio della sua partenza, fosse di un giorno o di anni, non avrebbe comunque cambiato nulla di quello che adesso lo faceva soffrire: non sarebbe riuscito a conoscere quel paesaggio più intimamente di quanto lo conoscesse oggi. Doveva accettare l’idea di lasciarlo senza averlo conosciuto, senza averne esaurito il fascino; di lasciarlo come debitore e creditore insieme”.
Il libro è stato terminato nel 1972 e, probabilmente, il problema legato alla libertà di scelta e, nello specifico, alla facoltà di abortire da parte delle donne, tanto vivo in questo periodo, ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta del tema centrale de Il valzer degli addii. La materia che sfiora tutti i personaggi è quella della procreazione. Escludendo Ruzena, sono solo occhi maschili quelli che indagano e giudicano tale questione. Dalla storia si evince che per molti di loro generare una nuova vita non ha alcun effetto positivo, nessun aura romantica o ideale. La penna di Kundera vortica in un Valzer d'addio.Unica eccezione è rappresentata da Bertlef, anziano villeggiante americano che, da fervente cattolico, non fa che affermare la sacralità e la bellezza della vita. Egli rappresenta la Fede e Skrèta la Scienza, opposizione in eterno conflitto e destinata a trovare ben pochi punti in comune. In questo incontro-scontro s’inserisce Jakub, colui che incarna il Caso, il fato che come una valanga travolge e spazza via le certezze di ognuno.
Il testo, proprio in virtù della suddivisione in giornate, ha un’impostazione fortemente teatrale: dialoghi serrati, scambi intensi di battute e poche descrizioni ambientali o psicologiche. Il rifiuto del narratore onnisciente è frutto di una scelta saggia e ponderata da parte di Kundera; ogni personaggio si ritaglia il suo palcoscenico, descrive la propria realtà e il proprio stato d’animo guidandoci alla scoperta di situazioni e pensieri contemporaneamente allo svolgersi della vicenda. 
L’autore descrive un gruppo variegato di uomini e donne, con diverse concezioni della vita e dell'amore, campioni del genere umano che si può amare o odiare. E forse lo stesso Kundera un po’ li ha amati e un po’ li ha compatiti.
Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.

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