La percezione della propria autoefficacia quanto influisce sulla capacità di far fronte allo stress?

Da Psychomer
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Maurizio Mazzani
dicembre 13, 2010Posted in: psicologia clinica

Il senso d’autoefficia è un particolare atteggiamento mentale positivo verso se stessi. Tale atteggiamento nella pratica terapeutica è visto come un obiettivo da raggiungere. Stimolare nel soggetto la messa in prova delle proprie capacità, esperire le situazioni di cui si è portati ad esagerarne le difficoltà e sulle quali si ritene di non possedere le abilità sufficienti per affrontarli, costituisce un passo necessario per ripristinare un senso d’efficacia perso o per acquisirne maggiore. Affrontare le situazioni che creano ansia in modo sistematico, cioè avendo l’accortezza di ponderare dettagliatamente le proprie forze spingendoci ogni volta solamente un poco in più, affinché la probabilità di successo sia molto alta, rappresenta la pratica terapeutica per acquisire sicurezza e incrementare la propria percezione d’autoefficacia. Agire sistematicamente sulle proprie paure, spesso irrazionali, attraverso la pratica esperenziale, consente d’incrementare la consapevolezza sulla propria personale efficacia nella gestione delle problematiche di vita.

Generalmente nelle situazioni nevrotiche, in cui il proprio equilibrio psicologico è compromesso e i nostri pensieri sono caratterizzati da una valenza autosvalutante, ci si trova irrazionalmente nella condizione di sottovalutare le proprie abilità di fronteggiamento delle avversità e dello stress che ne consegue.

Gli Atteggiamenti negativi del tipo impotenza e disperazione, sono per esempio, alla base della convinzione di essere inefficaci nel gestire le avversità insite nella vita di ciascuno di noi.
E’ palesemente dimostrato il fatto che la convinzione che si ha circa la proprie capacità possiede una grande effetto proprio su quest’ultime.

Brevemente per modificare la percezione della propria abilità di fronteggiamento, è principalmente opportuno, dunque, che vi convinciate di confrontarvi con determinati compiti, secondariamente di cimentarvi con attività di cui siete portati ad esagerarne le difficoltà. Per far ciò dovreste cercare di razionalizzare e autoincoraggiarvi, a mettervi anche a confronto con gli altri, poiché ciò rappresenta l’opportunità per avere dei modelli che riescano laddove voi non riuscite, dandovi così una spinta ad aver successo, senza però, ovviamente, cadere nella competizione irrazionale che ha la sua radice esclusivamente nella neurosi.

Per cui la cosa più tangibile rimane come sempre la pratica. Infatti è “attraverso l’esperienza del successo” che potreste nutrire più di ogni altra cosa il senso dell’efficacia personale.
E’ noto da secoli che “nulla conduce al successo come il successo stesso”.

La vostra presente condizione di fiducia in voi stessi e di equilibrio non è il risultato di ciò che avete imparato, ma di ciò che avete “sperimentato”. L’esperienza pratica della vita è maestra dura ed impietosa. Gettate un uomo nell’acqua profonda e l’esperienza gli insegnerà a nuotare, ma la stessa esperienza può far affogare un altro uomo.
E’ proprio l’esperienza, quindi, che promuove il cambiamento, che in questo caso è costituito dall’aumento della fiducia in sé stessi.

Il punto è semplicemente incoraggiarvi a mettervi alla prova, ma con un piano di sviluppo opportuno, per far sicchè si evitino conseguenze di una pratica avventata. Dovete pianificarvi il raggiungimento di mete con crescenti difficoltà per evitare tassativamente il rischio di incombere. Ciò sarebbe particolarmente nocivo perché confermerebbe la vostra errata convinzione di non essere abili nel gestire la vostra realtà.

Le concezioni sulla validità dell’incremento del senso d’autoefficacia, pongono il loro fulcro nella forza delle motivazioni personali e nell’importanza di poter influire sul proprio destino. L’esser convinti di poter riuscire, costituisce, quando sono presenti le stesse competenze, un vantaggio al raggiungimento dell’obiettivo prefissato, quindi maggior benessere. E’ proprio la consapevolezza di poter agire con efficacia al raggiungimento dei nostri scopi che pone la pietra angolare del benessere psicofisico. Il raggiungimento dello scopo primario è il sano mantenimento della nostra unità psicofisica. Esso costituisce il fulcro sul quali ruotano tutti gli altri scopi di vita presenti nella nostra realtà motivazionale. Il soddisfacimento di bisogni fondamentali quali amore e attaccamento, e complementari come successo, potere. riconoscimento, ecc., ecc. costituiscono il motore del nostro comportamento nella visuale mediana della dicotomia libertà determinismo. Noi siamo, in concomitanza a fattori biologici ereditari e a fattori ambientali e sociali artefici del nostro destino.

L’autoefficacia percepita in realtà significa come la mente si ponga di fronte ad un problema da risolvere o ad un obiettivo da raggiungere. L’autoefficacia percepita corrisponde, dunque, al senso di personale forza che proviene dalla consapevolezza di essere abili ad affrontare una determinata situazione, ciò deriva dal modo di percepire sé stessi e di porsi in rapporto con la realtà.

Infatti nella terapia si usa proprio l’esperienza per promuovere fiducia in sé stessi, quindi la persona deve essere, continuamente incoraggiata a mettersi alla prova, ma con un piano di sviluppo opportuno, per far si che si evitino conseguenze di una pratica avventata. Si dovrà concordare, quindi, con il paziente, il raggiungimento di mete con crescenti difficoltà.

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