L’Appia Antica, il progetto di Autostrade per l’Italia e il giornalista Stella.
Se persino una grande firma come quella di Gian Antonio Stella, si schiera (qualche giorno fa sul Corriere della Sera ) a proposito dell’appello dell’Associazione Bianchi Bandinelli e di vari gruppi, tra cui Carteinregola, a favore dell’intervento di Autostrade per l’Italia sull’Appia Antica, irridendo i soliti ambientalisti che “impallinano il progetto”, siamo fritti.
Sembra il finale del film“ L’invasione degli ultracorpi”, quando la protagonista ritrova il compagno perduto, l’unico essere umano che come lei ha resistito al sonno per impedire agli extraterrestri di impossessarsi del suo corpo, e lui le punta addosso l’indice lanciando un agghiacciante urlo alieno …(1)
Il paragone è naturalmente esagerato, ma il nostro senso di solitudine è autentico: siamo sempre più soli anche nel lanciare l’allarme su una questione che racchiude in sé una filosofia sulla gestione della “cosa pubblica” che, se venisse applicata su larga scala – come ahimè, sembra stia avvenendo (2) – potrebbe avere effetti devastanti.
Perché qui, nonostante quello che si vuol far credere, non è in ballo una decisione su chi può o meno fare opere di mecenatismo per restaurare o tutelare il patrimonio collettivo, ma una scelta assai più rilevante, che richiede la necessaria consapevolezza sul dove si sta andando a parare.
“Pecunia non olet”(3) dice Stella: anche noi non abbiamo niente in contrario se qualcuno decide di regalare (in cambio del giusto ritorno di immagine) risorse allo Stato per finanziare progetti meritori. Che si chiami Autostrade per l’Italia, Fiat o Toyota. E pure McDonald’s.
Quello che noi contestiamo è l’idea che il privato non metta solo i soldi, ma che possa diventare lui stesso il soggetto promotore del progetto e addirittura coordinatore del tavolo di lavoro con le soprintendenze e tutti gli enti pubblici che si occupano da tempo del parco archeologico (4)
Scrive Stella: “ Sono decenni che il Parco dell’Appia Antica…attende una vera sistemazione, che metta ordine in un caos dove hanno spazio, oltre ai meravigliosi resti archeologici, case di cura e depositi di auto confiscate, garage del Cotral e sfasciacarrozze, centri sportivi con piscine fuorilegge e ville di miliardari col vizietto dell’abuso… “Ci chiediamo se e come il progetto di Autostrade per l’Italia possa risolvere questi problemi. L’efficiente e volenterosa società privata farà rimuovere gli sfasciacarrozze, abbattere gli abusi, spostare i garages degli autobus pubblici? Pensiamo proprio di no. Il progetto infatti prevede soluzioni che qualunque dipartimento pubblico “è in grado di” o spesso “ha già” messo sul tavolo. Perché forse non tutti sanno che da anni funzionari e tecnici altrettanto volenterosi ammucchiano meravigliosi progetti per la valorizzazione dell’Appia , che rimangono nel cassetto perché non ci sono le risorse per realizzarli. E ci sembra che il problema sia principalmente questo, piuttosto che, come ormai va di moda dichiarare a ogni piè sospinto, la “famigerata burocrazia” (5) che anche Stella individua come l’ostacolo principale per la realizzazione del “Piano Parco” che “… a venticinque anni dalla sua fondazione è ancora in sospeso” e “…galleggia tra competenze e sensibilità diverse: i Comuni di Roma e Ciampino, la Provincia e la Regione, le Soprintendenze di Roma e del Lazio, quella archeologica, quella per i Beni architettonici e il Paesaggio, per le catacombe, la Pontificia commissione di archeologia sacra…”. Benissimo, ma cosa c’entra in tutto questo Autostrade per l’Italia?
E se anche si rendesse necessario trovare nuovi strumenti per accelerare tempi e procedure, è agghiacciante che anziché pensare di razionalizzare le norme e rendere più efficiente l’amministrazione pubblica, si cerchi di attribuire a privati poteri e competenze per “prendere iniziative” in sostituzione degli enti preposti. Non faremo l’elenco di tutte le obiezioni che si potrebbero trovare per una simile pratica, perché sarebbe troppo lungo: basti citare la scarsa trasparenza dei procedimenti, l’abolizione del dialogo con la città e della partecipazione dei cittadini (peraltro stabilita per legge) e soprattutto le sterminate anomalie giuridiche che potrebbero rendersi necessarie (a partire dalle leggi europee sulla concorrenza).
E facciamo un esempio: è vero che in Italia i processi sono troppo lenti e spesso i cittadini non riescono ad avere la giustizia che meriterebbero (6) . Ma a nessuno verrebbe in mente di affidare a Ferrovie dello Stato un progetto di riforma dei tribunali, in nome del fatto che darebbero i soldi per le fotocopiatrici e che metterebbero il know-how acquisito nel fare arrivare puntuali i treni.
Chiediamo quindi agli entusiasti sostenitori del progetto: fermatevi un momento e pensateci bene. Davvero volete aprire un nuovo capitolo nella tormentata storia della tutela dei beni culturali del nostro Paese, consegnando le chiavi ai privati ? O non sarebbe meglio dire ad Autostrade per Roma che li ringraziamo per il finanziamento e che valorizzeremo al massimo il gesto generoso, ma che per il progetto abbiamo già dei bravissimi soprintendenti, assessori, tecnici, archeologi, etc dell’amministrazione PUBBLICA che da tempo lavorano “sul campo” e che ci sembra giusto che siano loro a decidere in che cosa e come investire i soldi?
Ci appelliamo quindi al privato Autostrade per l’Italia perché faccia davvero un’opera di “mecenatismo puro” offrendo alla città i 10 milioni di euro per l’Appia Antica. E al Sindaco di Roma, supremo garante dell’interesse della città e dei suoi cittadini, di impegnarsi perché il parco archeologico venga al più presto valorizzato attraverso un percorso amministrativo virtuoso, attuato con la collaborazione e il dialogo di tutte le istituzioni e anche e soprattutto la partecipazione attiva dei cittadini.
AMBM
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Vai all’articolo Corriere della Sera 19 luglio 2014 Appia Antica: il parco salvato da Autostrade, ma è polemica Finanziamento da 10 milioni di euro; prevista la chiusura al traffico e la valorizzazione dell’intera area archeologica. Ma le associazioni di tutela impallinano il progetto di Gian Antonio Stella
Vai al nostro articolo/comunicato del 16 luglio Un progetto per l’Appia Antica affidato alla società autostrade? con l’appello dell’ABB
La newsletter del Parco Regionale dell’Appia Antica del 17 luglio: Grand Tour Appia Antica, ecco cosa prevede: nessun metro cubo di cemento in più e al bando il trasporto su gomma (in evidente risposta all’appello)
In merito alla voci rimbalzate con insistenza sulla rete a proposito di un possibile coinvolgimento della società Autostrade per l’Italia come “mecenate” in un progetto di fruizione integrata e sostenibile dell’Appia Antica si sottolinea quanto segue:
1) la cosiddetta “operazione Grand Tour Appia Antica” non prevede in alcun modo aumenti di cubatura edilizia ma solo ed esclusivamente il recupero di spazi esistenti (spesso abbandonati e degradati) da destinare a servizi per il turismo, così come previsto dal Piano di Utilizzazione della Caffarella, dal Piano paesaggistico approvato nel 2010 e dal Piano del Parco in fase di approvazione finale alla Regione Lazio.
2) Sul fronte della mobilità non solo non è previsto alcun aumento inverosimile del “trasporto privato su gomma” ma, al contrario, l’intero progetto si basa sulla chiusura definitiva al traffico privato di tutta l’Appia Antica da Porta San Sebastiano a Frattocchie.
3) Non è prevista alcuna cabina di regia unica dell’Appia Antica (anche perché vale la pena di ricordare che caso mai già esiste un Ente di gestione del Parco dell’Appia Antica) e tanto meno le Soprintendenze sono esautorate dal loro ruolo o delegittimate. Al contrario le Soprintendenze sono e saranno direttamente protagoniste nell’eventuale sviluppo del progetto. Non si riscontra per altro nessuna rimostranza ufficiale da parte delle stesse Soprintendenze.Infine l’intero progetto sarebbe finanziato in termini di mecenatismo puro. Esattamente come quello che è accaduto per la Piramide Cestia, con percorso da tutti ritenuto esemplare.
4) L’unico vero obiettivo di un’ eventuale “operazione Grand Tour” è (e sarà) quello di dare ai cittadini di tutto il mondo l’opportunità di vivere un’esperienza unica nella Campagna Romana. Dal Colosseo a Frattocchie, dagli Acquedotti a Tormarancia, da Tor Fiscale alla Caffarella passando per le Tombe Latine; il tutto a piedi o in bicicletta e/o con il supporto di un circuito di navette elettriche nei tratti di raccordo; bike sharing; enogastronomia a km 0; biglietto integrato. Perché no?
Roma, 17 luglio 2014 Ufficio Stampa Parco Regionale Appia Antica
> vedi l’articolo di Maria Pia Guermandi del 20 luglio Lo Stato sull’Appia
> Vedi l’articolo di Paolo Berdini La valorizzazione? Non è un punto ristoro di Paolo Berdini 18 Luglio 2014
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(1) per l’esattezza si tratta di una scena del remake del classico del 1956 L’invasione degli ultracorpi. Terrore dallo spazio profondo (Invasion of the Body Snatchers) , del 1978, con Donald Shuterland e diretto da Philip Kaufman
(2) Si veda anche il Comunicato dell’Associazione Bianchi Bandinelli del 21 luglio 2014 sulla riforma del Ministero http://www.bianchibandinelli.it/2014/07/21/21-luglio-2014-comunicato-abb-sulla-riforma-del-ministero/
(3) “Il denaro non ha odore”
(4) sciogliamo una volta per tutte un equivoco che, come in questo caso, può avere ricadute deleterie: quando parliamo di “Parco dell’Appia Antica” ci riferiamo al complesso archeologico-paesaggistico, non alla riserva naturale (un po’ come quando si parla di “Parco della Musica” a proposito dell’Auditorium). Il Parco dell’Appia Antica è uno dei più importanti complessi monumentali e archeologici non solo d’Italia ma del mondo, da sempre gestito – e spesso difeso con grande caparbietà – dalla Soprintendenza del Parco dell’Appia. E quindi l’aspetto naturalistico – per quanto rilevante – non è il tema principale dell’area, né l’Ente parco, diretto dal geologo-conduttore TV Tozzi, a quanto pare “sponsor” dell’iniziativa di Autostrade, non dovrebbe a nostro avviso essere il soggetto deputato a prendere iniziative che investono campi assai più vasti e specialistici…
(5) E le storture della burocrazia, in realtà, non dipendono tanto da chi applica le norme, quanto da chi tali norme ha elaborato e approvato, cioè il governo e/o il parlamento, senza curarsi di renderle efficaci, facilmente applicabili e scevre da ogni ambiguità (anche perché le formule sibilline danno a tanti ampi margini di manovra).
(6) Anche perché spesso i provvedimenti varati per sveltire i tempi dei processi sembrano fatti apposta per allungarli