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La peste a milano

Creato il 22 settembre 2011 da Speradisole

LA PESTE A MILANOPochi giorni fa Pisapia, intervenendo alla presentazione del libro “Senza padrini” di Filippo Astone,  ha affermato che a Milano “un negoziante su cinque subisce il pizzo”.

Ed ha parlato chiaro contro coloro che in passato hanno sempre negato che a Milano e nell’Hinterland ci fosse la mafia.

Com’è ovvio le parole del sindaco hanno scatenato le reazioni del centrodestra; lo hanno accusato di dipingere una città dove impera il pizzo mafioso. La destra ripete il mantra degli arresti eccellenti messi a punto da questo governo  a cominciare dal boss Ugo Martello.

Ma  se andiamo un po’ a vedere cosa succede in quella città, dobbiamo dar ragione anche a Saviano oltre che a Pisapia.

VIA BASTIANO PORRONE: la discoteca “La  Banque”, dove nel 2006 Letizia Moratti festeggia la fine della campagna elettorale. Nel  locale si segnala la presenza di un imprenditore vicino alla famiglia dei Condello.

VIA MONTENAPOLEONE: nel quadrilatero della moda c’è la sede della “Kreiamo”: i proprietari sono in affari con i boss.

LARGO RICHINI: lo studio dell’avvocato Giuseppe Melzi, l’insospettabile riciclatore.

BAR EBONY: vicino a piazzale Loreto, dove si incontrano i “bravi ragazzi” della ’ndrangheta.

PIAZZA DIAZ: a due passi dal Duomo, il boss Giovanni Morabito è titolare del bar ristorante “Samarani”.

FOR A KING: il nightclub della  ‘ndrangheta.

BAR MAGENTA: l’assessore Giovanni Terzi partecipa ad un aperitivo elettorale a cui sono presenti anche uomini della cosca Flachi.

VIA MOZART: in una delle più eleganti di Milano ha sede la “Las Vegas Srl”, che ricicla 5 milioni di euro in poco più di un anno.

VIA MANZONI: al “Grand Hotel et de Milan” l’emissario dei boss incontra un ufficiale del servizi segreti libici.

VIA VALTELLINA: alla pizzeria “Bio Solaire” si vedono i boss.

VIALE CERTOSA: al “Madison” si combinano affari importanti.

DE ANGELI: alla fermata della Metropolitana c’è il bar Metro: al bancone serve Bruno Talia, cognato di Giuseppe Morabito, detto  ‘u Tiradrittu.

Questi sono i locali e gli esercizi commerciali milanesi che sono stati coinvolti nelle ultime inchieste sulla ‘ndrangheta e i suoi rapporti con la politica, riportati nel libro di Gianni Barbacetto e e Davide Milosa (Le mani sulla città. I boss della ‘ndrangheta vivono tra noi e controllano Milano – Chiarelettere) (qui).

Si stima che a Milano l’organizzazione calabrese abbia oltre 500 affiliati.

Un breve passaggio tratto dal libro di Barbacetto e Milosa.

“A Milano ci sono tutti i livelli di infiltrazione mafiosa. Ci sono quartieri, come Quarto Oggiano o le case rosse di viale Sarca, dove le cosche regalano il motorino ai ragazzini e li pagano 100 euro al giorno per controllare il territorio. Come a Scampia c’è chi spara, chi spaccia e chi lancia bombe incendiarie contro i negozi di chi non paga il pizzo. Poi c’è la ‘ndrangheta imprenditoriale, che in via Montenapoleone  apre agenzie immobiliari come la Kreimano di Alfredo Iorio, grazie alle quali tesse  contatti con amministratori e assessori per avere appalti in cambio di voti. Ai livelli più alti c’è chi ricicla i soldi sporchi. Come l’avvocato Giuseppe Melzi, famoso per aver difeso, negli anni ’70, i risparmiatori coinvolti nel crac della Banca privata di Michele Sindona. Nel febbraio 2008 è stato arrestato per riciclaggio”.



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