A sinistra, la Pintadera ritrovata a Nuraxinieddu (faccia anteriore,
riprodotta con il permesso del dr. Lucio Deriu);
a destra, la riproduzione esposta all'Antiquarium di Oristano,
riportata con i segni “in negativo”, come nell'originale.
di Atropa Belladonna Il dr. Lucio Deriu, archeologo dell'Antiquarium arborense di Oristano, mi ha gentilmente inviato la foto della pintadera originale di Nuraxinieddu, rinvenuta insieme ad altro materiale dall'archeologo Salvatore Sebis di Oristano. Essa è stata presentata, assieme ad altre pintadere inedite, durante la XI Settimana della cultura nell’ aprile 2009, nel corso di una mostra all’ Antiquarium “Le pintaderas nella cultura nuragica”. La riproduzione, che ho fotografato nel luglio 2010, è stata realizzata in ambito di archeologia sperimentale dal maestro ceramista Carmine Piras. Dall'analisi dei segni, è evidente che la riproduzione è stata realizzata “in negativo”, o a specchio se preferite, cioè utilizzando idealmente l'originale come uno stampo o un sigillo. La pintadera verrà pubblicata nel volume di prossima uscita Tharros Felix IV, a cura dell'università di Sassari. Nel libro il dr. Deriu presenta il primo lavoro di seriazione e catalogazione di tutte le pintaderas attualmente conosciute, insieme ad altre totalmente inedite. Riporto sotto la descrizione del reperto, come me l'ha inviata l'archeologo dell'Antiquarium:
“PROVENIENZA: NURAXINIEDDU – LOC. PALAMESTIA. CONTESTO DEL RITROVAMENTO: ENTRO STRATO DI ALLETTAMENTO DI MURO IN TERRA CRUDA ADOBE (LADIRI)
L’iconografia si presenta come un unicum nel panorama delle pintaderas. La faccia frontale riporta una serie incoerente di elementi già conosciuti negli altri modelli, ma privi della razionale distribuzione spaziale nell’area incisa. Sono riconoscibili verosimilmente tre settori (50%; 25%; 25%). Nel maggior settore riconosciamo una serie di triangoli inscritti convergenti disposti lungo una porzione del bordo, corrispondente a circa la sua metà; dal centro e in maniera curvilinea nel senso della circonferenza sono disposti n. 11 incisioni puntiformi; in una porzione di esso n. 3 di dette incisioni corrono parallele a quelle del bordo. Dal centro si dipartono verso il bordo n. 2 cerchielli concentrici di maggior diametro rispetto ai n. 2 cerchielli di diametro minori disposti ortogonalmente. Su un’altra porzione della superficie vi è inciso un elemento rettangolare, bipartito lungo la sua mezzeria nel senso della totale larghezza. Da esso si dipartono verso il bordo n. 4 incisioni (due centrali e due dai vertici inferiori dei rettangoli). La parte posteriore presenta il residuo umbonato della presa, consumato sul un bordo che lo rende quasi appuntito. Impasto di argilla depurata con minuti inclusi micacei o quarzosi; colore arancio scuro; la superficie della faccia frontale appare annerita presumibilmente da combustione; il colore della parte posteriore appare omogeneo. Diametro ricostruito: cm 9”
Mi scuso per aver generato un fraintendimento nei lettori; a mia parziale discolpa posso dire che non vi era scritto che l’ oggetto era una riproduzione (lo so, avrei dovuto chiedere ed anche capire che la pintadera era un po’ troppo ben conservata!). Del resto in quel museo sono un po’ birichini: è un'abitudine non scrivere in didascalia che un certo oggetto è una riproduzione, bisogna sempre chiedere.
Però devo dire che, per quanto debba fare i complimenti al maestro Piras, la pintadera originale mi piace ancora di più: forse perché quando passo da Nuraxinieddu vuol dire che sono quasi arrivata al mio amato San Giovanni.