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La pioggia è un bacio ingannevole

Creato il 05 novembre 2010 da Fabry2010

La pioggia è un bacio ingannevole

di Nicoletta Solinas

La pioggia è un bacio ingannevole


Acceleri il passo tra le gocce e il grigio
in un velato mattino di sonno e d’acqua.
Bruciava e godeva il sole lungo il viaggio
ma qui, coperto d’argento e polvere,
svela tracce di intime sbronze,
e sorsi pieni d’azzurro in cieli nudi e aperti,
ormai lontani.
Ora liquide chiazze di luce tiepida
sputate dall’alto
offrono abbagli di calore improvviso.
Allunghi il passo.
Il cielo smaltisce la sbornia
e la pioggia è un bacio ingannevole,
stordita primavera nel tuo mattino.

Ai piedi del letto

Se non fosse
un nodo scorsoio
proverei ad amarlo
questo congedo diverso,
di mani e fessure
e lenzuola sfatte
e mille pieghe sui prima o poi.
La tua pelle già sa,
e muta risponde alla mia
come fresca sferzata
di Libeccio a settembre,
preparando brividi,
assolvendo ogni mancanza,
escludendo il fiato e le parole,
inutili orpelli
come tutto il resto,
al di là del cuore.
Se non fosse
un nodo scorsoio
proverei ad amarlo
questo addio perverso
che sfinisce dentro e fuori
e noi lì,
amanti disperati e soli,
ai piedi del letto.

Blackout

Vorrei parlare.
Parlare al tuo sonno sbagliato,
scaraventato dentro al nero vero,
senza senso, senza fine,
come fosse un lungo viaggio in autostrada
a fari spenti, come fosse a ritroso.
Urli forte, ma è solo silenzio
a immagini oblunghe ed opposte.
Sei inversamente mobile,
tu così credi.
Che cos’è la paura?
Pare un ascesso della mente,
quasi una colpa inflitta
al coraggio.
Non è così amore mio,
è solo onda fragile
in balìa della corrente.
Non temere l’oscurità che
ti s’infrange addosso,
ma attraversala tutta
come fosse liquida energia,
calda ed amniotica.
Estenditi, lasciati condurre
e cerca il raggio,
la fonte di luce sospesa nel vuoto:
afferralo, saltaci sopra, cavalcalo
e aggrappati forte.
E’ un passaggio.
Sei già altrove, libero.
Nella luce di un sonno libero.

L’ho sentita accarezzarmi appena

E’ stato quasi impercettibile,
come un lieve battito d’ali.
Mi è passata a fianco e l’ho sentita
accarezzarmi appena nel soffio setoso dell’assenza.
Si è posata piano sopra di me,
come un petalo sul letto.
E’ stato tremendo sfiorare quel pensiero alato,
tu fragile e bellissima farfalla sulle lenzuola chiare
potevi sfuggire alle mie dita immense
ed io, pregna del tuo colore intenso e puro,
schiudevo un poco il palmo della mano nuda,
come a seguire il volo possibile d’infinita mancanza.
E’ stato come un abbandono leggero,
e l’impalpabile scia di polvere d’oro che liberavi
rivelava il profumo delle rose
e con esso il dolore del commiato,
essenza madre del mancare eterno.
Racchiuso nell’attimo.
E tutta la paura, la mia surreale paura,
rifletteva quell’impercettibile e lieve battito d’ali,
costante.
L’ho sentita accarezzarmi appena,
piccola farfalla che sorvola veloce
il manto purpureo del cuore.
Ed è stato quasi un suo salutarmi,
quasi un mio perderla per sempre.

Comunque amata, amandoti

Il tuo abbraccio è un racconto forte,
virile come un tronco senza tempo,
il solco netto e scuro
del primo anello di una quercia immortale,
caldo di resina d’oro e dolce colla sui miei seni.
Ed io qui, destinata ad accoglierti,
distesa di terra salmastra nutrita dal vento,
ad indovinarti sotto milioni di anni e stelle cadenti.
Scevra dal ricordo di gelidi inverni e aride carezze,
attingo a valle la tua luce, la tua storia
contando le foglie una ad una, cavalcando le origini
e le tue solide mani, che ancora oggi mi chiedono.
Comunque amata, amandoti.

Ora (kiss the rain)

Come una carezza nel buio,
ci è così indispensabile questa dolcezza,
di voci cavernose incollate all’anima,
di impasti e di tempo, eventi straordinari
che restano dentro senza fine,
nel Bene e nel Male.
Aggrappàti al bacio della pioggia
aspettiamo il vino caldo e le lacrime di gioia,
nell’abbraccio delle note, in un assolo,
spietatamente aspettiamo la violenza di un istante.
Amarci.
Ora.
Solo questo.

In piena

In un giorno pallido
di sole al neon
il freddo esonda tutto
dalle mie ossa,
sconfina nel sangue,
fuoriesce.
Ognuno ora
può intuirne la forza,
gli inverni,
l’essenza.

Nicotina Nights

Una boccata,
due boccate,
tre
quattro
e così via,
nel meccanismo incessante.
Inseguire sogni
dai polmoni
agli anelli di fumo,
infilare dita,
bruciare da dentro,
verso la luna.
Cavalcare notti
in una lotta
inferiore di forze,
come una separazione inutile,
densa come un danno,
in mezzo a tutto quel fumo.

Non il rogo spettò alla strega

E l’angelo nero lesse di lei,
disegnata a matita
sopra un foglio sporco,
creatura balorda
all’ombra di un tetto,
addosso al cielo
biondo cenere.
E le folli attese
ancora fragili, sgualcite, caddero.
Bastò una punta
di gomma pane,
la freccia di rabbia
scagliata dal cuore
e in un attimo lui
così la giustiziò.

Nessun altro suono

Partivi
e c’era una strana luce
in quella stanza,
forse solo un freddo riverbero
della neve sui vetri.
Partivi
e fu solo istinto.
In quell’entrare febbrile
la vita disegnava altri contorni,
e sul fondo
la carne
fissava memorie,
sanciva patti.
Partivi
ed ogni millimetro quadrato,
ogni primitiva particella
dell’essere,
tutto in noi si congedava.
Partivi
e fu come riconoscersi
per la prima volta.
Nel bagliore furioso
dei corpi e del silenzio,
solo un’intima voce.
Nessun altro suono.
Nessun altro suono.



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