Buongiorno e bentornati.
Oggi voglio parlarvi di un argomento che mi piace particolarmente, ovvero il ruolo di un determinato strumento nella letteratura. Quale strumento? Come avrete letto dal titolo: la pipa.
È uno strumento che mi ha sempre affascinato, sin dall’infanzia, fino a quando non sono riuscito ad entrarvi veramente in contatto, diventando un fumatore. Ed è stato proprio questo passaggio a farmi notare quanto la pipa sia incredibilmente legata al mondo della letteratura, sia nei personaggi che negli autori.
Credo che, proprio mentre state leggendo queste righe, vi sarà già venuto in mente qualche riferimento. Che sia Holmes o Maigret, che sia Tolkien o Simenon o chiunque altro stimoli la vostra fantasia, sono sicuro che avete in mente almeno un personaggio o uno scrittore che abbia a che fare con la pipa.
Ma perché? Quale strano fascino esercita la pipa sugli scrittori, tanto da spingerli a fumarla e a cercare di infilarla sempre in qualche parte dei loro scritti?
Tenterò di dare la mia spiegazione, o meglio, la mia interpretazione di questo fenomeno, da amante della pipa e della letteratura.
Ricordo che Oscar Wilde si lascia andare ad una considerazione, attraverso le parole di un suo personaggio:
Una sigaretta è il prototipo perfetto di un perfetto piacere. È squisita e lascia insoddisfatti. Che cosa si può volere di più?
Effettivamente questa considerazione ha un senso, e credo che sia proprio la sostanziale e radicale differenza tra la sigaretta e la pipa a fare di quest’ultima la perfetta compagna di uno scrittore, quantomeno ragionando per sommi capi.
Image by Leipnizkeks
La pipa, infatti, è una silenziosa compagna che racchiude chi la fuma in uno strano abbraccio. Quando si finisce di fumare non la si butta via, ma ci si prende cura di lei, con la consapevolezza che queste cure saranno ripagate da un piacere più intenso, volta dopo volta.
Fumarla richiede della tecnica, e l’apprendere questa tecnica prima, e metterla in pratica poi, costituiscono una specie di mantra a cui lo scrittore può affidarsi per lasciar fluire i propri pensieri. La pipa aiuta a pensare, a ragionare, a vagliare. È come un catalizzatore, in grado di ampliare i sentimenti e renderli più presenti, più evidenti, quasi come se l’emettere il fumo dalla bocca servisse a dipanare il fumo dei pensieri.
La pipa è un piacere duraturo. Non è un’amante, è l’amore.
La pipa crea una dipendenza tutta sua, poi. Non è la dipendenza che può causare la sigaretta, no… È qualcosa di diverso. Non è il fumo, la nicotina o quant’altro. È qualcosa di più profondo, come se quello che manca fosse la sensazione di riuscire a liberare la mente, aiutando le voci dell’anima ad uscire per farsi immortalare sulla carta.
La pipa non è per tutti i giorni, o meglio, non è per tutti i giorni e per forza. Ha bisogno della sua ispirazione, proprio come la scrittura, e forse è per questo che tanti scrittori hanno contribuito a creare quel sodalizio particolare e romantico che c’è tra questo strumento e quell’altro, la penna.
Ecco, questo è il mio modo di vedere la questione. Romantico e letterario, come la maggior parte delle cose per cui esprimo un’opinione.
E voi, come la pensate? Fatemelo sapere nei commenti! Vi aspetto!
Alla prossima!
Neri.