Per un cantiere che resta aperto a lungo, ce n’è,
per fortuna, uno che si chiude in anticipo. Ritorna all’antico splendore la Piramide Cestia. Non ci troviamo tra le
dune del deserto, né nella piana di Giza, bensì nell’italianissima Roma, dove sorge questo antico
monumento sepolcrale voluto da Caio
Cestio e edificato tra il 18 e il 12
a.C., realizzato nello stile “all’egiziana” che si era diffuso nell’Impero
Romano dalla battaglia di Azio in poi.
Il restauro è stato opera della Soprintendenza Speciale per il Colosseo,
ed è stato in parte finanziato dal magnate della moda giapponese Yuzo Yagi, con una donazione di due
milioni di euro. Un atto di straordinaria generosità e amore per l’arte, se si
pensa soprattutto che il nipponico designer non avrà alcun vantaggio fiscale né
sponsorizzazioni, ma solo la soddisfazione del tutto personale di aver
restituito uno dei tanti tesori ad un Paese, l’Italia, che tanto gli ha dato e
la possibilità di una festa, anch’essa a sue spese, con duecentocinquanta
selezionatissimi invitati da tutto il mondo.
Questa mattina il taglio del nastro è avvenuto
con rito squisitamente giapponese, alla presenza delle cariche istituzionali
che da tempo legano i rapporti del Bel Paese con il Giappone: l’ambasciatore
Umberto Vattani, Presidente della Fondazione Italia Giappone, i sottosegretari
alla cultura e agli esteri Francesca Barracciu e Benedetto Della Vedova, il
soprintendente per i beni archeologici di Roma, Francesco Prosperetti, e il
sindaco Ignazio Marino, che adesso valuta il progetto di rendere pedonale l’area
antistante Via Persichetti.
A raccontare la storia di questa suggestiva
costruzione Rita Paris, che, insieme
a Maria Grazia Filetici, è direttore
del monumento ed è stata direttrice dei lavori, che racconta che la piramide è tutta
in marmo di Carrara, quel che sappiamo in merito è inciso sulle sue stesse
mura. Costruita in 330 giorni, alta 36 metri, ha una piccola camera funeraria,
affrescata in stile pompeiano e in parte depredata nel Medioevo.
La Piramide è sopravvissuta nel tempo perché
posta all’interno delle mura aureliane. Trovò in Papa Alessandro VII il suo
mecenate, il quale stanziò una somma di cinquemila scudi per un suo restauro.
La forma piramidale, di grande venerazione presso
società segrete, ne ha fatto teatro di riunioni esoteriche cui ha partecipato
anche Ugo Foscolo.
Alcuni segni sul muro hanno portato alla luce
una triste pagina, testimoniando che nella guerra fu usata anche per alcune
fucilazioni.
Grande soddisfazione per i lavori di restauro
avvenuti in tempi record: in soli 327 giorni, ben 75 in meno sui tempi di
consegna previsti, avvenuti in due tranche temporali nell’arco di un anno e
mezzo, senza chiusura, in un mix di tradizione tecnica e innovazione, dai 12
mega stop per bloccare la sua deformazione e per una migliore sicurezza
antisisimica, all'uso di nuove sostanze di protezione per il marmo.
Magazine Gossip
La Piramide Castia ritrova il suo antico splendore
Creato il 21 aprile 2015 da Marianocervone @marianocervone
Per un cantiere che resta aperto a lungo, ce n’è,
per fortuna, uno che si chiude in anticipo. Ritorna all’antico splendore la Piramide Cestia. Non ci troviamo tra le
dune del deserto, né nella piana di Giza, bensì nell’italianissima Roma, dove sorge questo antico
monumento sepolcrale voluto da Caio
Cestio e edificato tra il 18 e il 12
a.C., realizzato nello stile “all’egiziana” che si era diffuso nell’Impero
Romano dalla battaglia di Azio in poi.
Il restauro è stato opera della Soprintendenza Speciale per il Colosseo,
ed è stato in parte finanziato dal magnate della moda giapponese Yuzo Yagi, con una donazione di due
milioni di euro. Un atto di straordinaria generosità e amore per l’arte, se si
pensa soprattutto che il nipponico designer non avrà alcun vantaggio fiscale né
sponsorizzazioni, ma solo la soddisfazione del tutto personale di aver
restituito uno dei tanti tesori ad un Paese, l’Italia, che tanto gli ha dato e
la possibilità di una festa, anch’essa a sue spese, con duecentocinquanta
selezionatissimi invitati da tutto il mondo.
Questa mattina il taglio del nastro è avvenuto
con rito squisitamente giapponese, alla presenza delle cariche istituzionali
che da tempo legano i rapporti del Bel Paese con il Giappone: l’ambasciatore
Umberto Vattani, Presidente della Fondazione Italia Giappone, i sottosegretari
alla cultura e agli esteri Francesca Barracciu e Benedetto Della Vedova, il
soprintendente per i beni archeologici di Roma, Francesco Prosperetti, e il
sindaco Ignazio Marino, che adesso valuta il progetto di rendere pedonale l’area
antistante Via Persichetti.
A raccontare la storia di questa suggestiva
costruzione Rita Paris, che, insieme
a Maria Grazia Filetici, è direttore
del monumento ed è stata direttrice dei lavori, che racconta che la piramide è tutta
in marmo di Carrara, quel che sappiamo in merito è inciso sulle sue stesse
mura. Costruita in 330 giorni, alta 36 metri, ha una piccola camera funeraria,
affrescata in stile pompeiano e in parte depredata nel Medioevo.
La Piramide è sopravvissuta nel tempo perché
posta all’interno delle mura aureliane. Trovò in Papa Alessandro VII il suo
mecenate, il quale stanziò una somma di cinquemila scudi per un suo restauro.
La forma piramidale, di grande venerazione presso
società segrete, ne ha fatto teatro di riunioni esoteriche cui ha partecipato
anche Ugo Foscolo.
Alcuni segni sul muro hanno portato alla luce
una triste pagina, testimoniando che nella guerra fu usata anche per alcune
fucilazioni.
Grande soddisfazione per i lavori di restauro
avvenuti in tempi record: in soli 327 giorni, ben 75 in meno sui tempi di
consegna previsti, avvenuti in due tranche temporali nell’arco di un anno e
mezzo, senza chiusura, in un mix di tradizione tecnica e innovazione, dai 12
mega stop per bloccare la sua deformazione e per una migliore sicurezza
antisisimica, all'uso di nuove sostanze di protezione per il marmo.
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