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La Piramide Castia ritrova il suo antico splendore

Creato il 21 aprile 2015 da Marianocervone @marianocervone
La Piramide Castia ritrova il suo antico splendore Per un cantiere che resta aperto a lungo, ce n’è, per fortuna, uno che si chiude in anticipo. Ritorna all’antico splendore la Piramide Cestia. Non ci troviamo tra le dune del deserto, né nella piana di Giza, bensì nell’italianissima Roma, dove sorge questo antico monumento sepolcrale voluto da Caio Cestio e edificato tra il 18  e il 12 a.C., realizzato nello stile “all’egiziana” che si era diffuso nell’Impero Romano dalla battaglia di Azio in poi. Il restauro è stato opera della Soprintendenza Speciale per il Colosseo, ed è stato in parte finanziato dal magnate della moda giapponese Yuzo Yagi, con una donazione di due milioni di euro. Un atto di straordinaria generosità e amore per l’arte, se si pensa soprattutto che il nipponico designer non avrà alcun vantaggio fiscale né sponsorizzazioni, ma solo la soddisfazione del tutto personale di aver restituito uno dei tanti tesori ad un Paese, l’Italia, che tanto gli ha dato e la possibilità di una festa, anch’essa a sue spese, con duecentocinquanta selezionatissimi invitati da tutto il mondo. Questa mattina il taglio del nastro è avvenuto con rito squisitamente giapponese, alla presenza delle cariche istituzionali che da tempo legano i rapporti del Bel Paese con il Giappone: l’ambasciatore Umberto Vattani, Presidente della Fondazione Italia Giappone, i sottosegretari alla cultura e agli esteri Francesca Barracciu e Benedetto Della Vedova, il soprintendente per i beni archeologici di Roma, Francesco Prosperetti, e il sindaco Ignazio Marino, che adesso valuta il progetto di rendere pedonale l’area antistante Via Persichetti. A raccontare la storia di questa suggestiva costruzione Rita Paris, che, insieme a Maria Grazia Filetici, è direttore del monumento ed è stata direttrice dei lavori, che racconta che la piramide è tutta in marmo di Carrara, quel che sappiamo in merito è inciso sulle sue stesse mura. Costruita in 330 giorni, alta 36 metri, ha una piccola camera funeraria, affrescata in stile pompeiano e in parte depredata nel Medioevo. La Piramide è sopravvissuta nel tempo perché posta all’interno delle mura aureliane. Trovò in Papa Alessandro VII il suo mecenate, il quale stanziò una somma di cinquemila scudi per un suo restauro. La forma piramidale, di grande venerazione presso società segrete, ne ha fatto teatro di riunioni esoteriche cui ha partecipato anche Ugo Foscolo. Alcuni segni sul muro hanno portato alla luce una triste pagina, testimoniando che nella guerra fu usata anche per alcune fucilazioni. Grande soddisfazione per i lavori di restauro avvenuti in tempi record: in soli 327 giorni, ben 75 in meno sui tempi di consegna previsti, avvenuti in due tranche temporali nell’arco di un anno e mezzo, senza chiusura, in un mix di tradizione tecnica e innovazione, dai 12 mega stop per bloccare la sua deformazione e per una migliore sicurezza antisisimica, all'uso di nuove sostanze di protezione per il marmo.

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