Questo non è il ponte del diavolo di Lanzo:
è l'antico ponte di Challant
da cui la pittrice scrisse al poeta: "Piove sempre"
La pittrice rossa e l’algoritmo al ponte del diavolobyGaudio MalaguzziUn giorno, dopo che l’ebbe conosciuta, la pittrice portò il poeta, un giovane radicale e sognatore, un pivello senza timore ma che leggeva con sobria attenzione non si sa quanti libri al giorno, cavalcando con urla di sfida la pulsione uretrale e il campo di coscienza, anche quando, scosso dalla visione dell’unico esemplare, il podice sabaudo, al mercato della Crocetta, vedendo la nebbia sul mare oltre il precipizio cui era destinato il suo oggetto “a”, gli riusciva difficile non essere mosso dal sentimento di sconfinata realtà, e oppresso come gli altri poeti dal destino di una categoria se non di una razza,e fu in uno di questi giorni, in cui sbalzato di sella il centauro della rivoluzione culturale se ne andò con l’ectomorfa surrealista a vedere il ponte del diavolo a Lanzo, non sapendo ancora che quella pittrice brevilinea, così portata al tantrismo, era in effetti una parente stretta della strega di cui anche "Esquire", l’"Esquire" italiano, d’accordo, ne aveva reso e decantato le gesta al mondo di chi legge e sfoglia le riviste.Del ponte del diavolo il poeta conservava una cartolina, che la stessa pittrice, una volta che i due interagenti non erano nello stesso habitat della città sabauda, ma, in effetti, non ricordava niente, né rammentava che la pittrice era lì che gli disse: io ero la più felice delle donne, come moglie e come curatrice delle suppellettili al museo di Bagdad e facendo della mia casa un luogo di ordine e di generosa ospitalità, perché io passavo per le stanze e giravo per il giardino, o forse gli aveva sussurrato: mio padre aveva un negozio di carrozze ed è diventato ricco ferrando cavalli, poi venne questo affiliato del governo che mi portò con sé a Bagdad dove avermi presa in sposa, ma un giorno non gli si eresse più tanto e una donna, quando il suo oggetto anon viene colpito al meridiano, se ne torna a casa, o gira per i campi a caccia di uccelli, quaglie e beccaccini, cos’hai capito? Ma d’altra parte non aveva già scritto Marguerite Duras, nella vita materiale, che una donna è questo, ça, che vuole, essere colpita nel più profondo del suo nulla, al medio cielo, nel buco che ha al medio cielo, dove, quando vi passa il (- φ) del poeta lei impazzisce di desiderio e vuole cavalcarlo come se fosse una scopa o un cavallo passando e ripassando, avanti e indietro, ripetendo all’infinito il passaggio al medio cielo, fino a quando ciò che entra dall’orecchio sarà uno zufolo infinito nel tempo a venire e lontano dal suo meridiano per decine di gradi a est, o a ovest, a nord o a sud? E al ponte , sotto il ponte, cosa vide il poeta, non c’era scritto qualcosa, una lapide, su cui, poi, vide piegarsi una bionda
...vide piegarsi una bionda dolicotipo
a leggerla sollevandosi la gomma...
[i] L’indice del pondus della pittrice doveva essere vicino proprio al 32, tenendo conto dei dati antropometrici relativi al suo assetto somatico negli anni settanta: 32 è il grado più alto del valore che è stato denominato come “debole”, che è il valore dell’indice del pondus delle ectomorfe che hanno più fascino plutonico, tipo la Miele di Milo Manara, quella che è dentro il paradigma dell’anamorfosi del fallo, della sua invisibilità. Con i dati della pittrice, altezza 157 centimetri, peso 45 chilogrammi e giro-fianchi non superiore a 80, calcoliamole l’indice del pondus: 157 – (45 + 80=)125=32. Conseguentemente, l’indice costituzionale sarebbe questo: 80 x 100= 8000 : altezza 157 = 50.95. Il 32 dell’indice del pondus sembra che sia speculare, visto che siamo nell’orbita del ponte del diavolo e della strega, all’arcano dello stesso numero, che , nel tarocco, è il 6 di Bastoni, che, nell’iconologia classica, formano due triangoli opposti di cui uno è fuori terra e l’altro sotto terra; il sole si leva sull’orizzonte, come se fosse il significante, il soggetto barrato che sta nascendo. Heimlich la corrispondenza del periodo nel calendario: il 32 regge il periodo temporale in cui è compresa la data di nascita del poeta! Il 32, nel Foutre du Clergé de France, il cui uso, nel XVIII secolo, era esteso anche al Piemonte savoiardo, è la posizione della “giocosa”, che è un altro archetipo-epiteto che si connette al nome del poeta, cui è destinato tutto il desiderio della pittrice e del volerlo cavalcare, nella descrizione della posizione abbiamo il cavaliere che è seduto e la randomizzatrice che si siede a cavalcioni su di lui, e può stargli sia di fronte che al contrario, anche se il poeta, in questo caso, quali pomi di Venere dovrebbe cogliere se, come abbiamo detto, la pittrice non ne era punto dotata?
Difatti, la pittrice questo scrisse da Challant:
"Piove sempre".