L’Associazione Pizzaioli Napoletani e la fondazione presieduta da Alfonso Pecoraro hanno candidato all’unanimità, la pizza come patrimonio immateriale dell’Unesco.
Ma questo è soltanto il primo passo, come spiega l’avvocato Pier Luigi Petrillo, autore del documento di candidatura “L’arte dei Pizzaiuoli napoletani”. Dal 1 aprile fino al 15 novembre 2016 i commissari dell’Unesco dovranno valutare le due candidature italiane (la seconda è la falconeria) per decidere se potranno essere considerate o meno patrimonio dell’umanità. Un negoziato che vedrà coinvolti oltre 160 Stati.
Maurizio Martina, ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha dichiarato “La decisione della Commissione Nazionale Unesco ci riempie di gioia soprattutto perché arriva a pochi giorni dall’inaugurazione dell’Esposizione Universale, a Milano, dedicato ai temi della nutrizione. La scelta del governo italiano di presentare a Parigi, quale unica candidatura nazionale, quella dell’arte dei pizzaiuoli napoletani, rappresenta il modo migliore per riaffermare l’importanza che il patrimonio culturale agroalimentare ha per l’Italia. È una decisione rilevante anche per contrastare quei fenomeni di imitazione di questa antica arte italiana e rilanciare le tecniche tradizionali di produzione, tramandate di generazione in generazione».
«Nell’anno in cui l’Italia e l’Europa- continua Martina- ospitano l’EXPO, candidare come patrimonio dell’umanità uno dei simboli più rilevanti del made in Italy è una scelta che rafforza le politiche del governo di contrasto delle contraffazioni ma anche di promozione nel mondo delle nostre tradizioni agro-alimentari. Sono convinto che riusciremo a convincere l’UNESCO che si tratti di un patrimonio da salvaguardare e da valorizzare in tutto il mondo»
Il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, sostiene che «Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale».