La Pluralità Europea

Creato il 08 maggio 2010 da Socialmediares

Oggi, 9 maggio, si festeggia un anniversario importante. Non parlo della commerciale “Festa della mamma” ma della “Giornata dell’Europa” che quest’anno assume un significato ancora più rilevante dal momento che ricorre anche il 60° anniversario della Dichiarazione Schuman.

Immagino già le domande che vi state ponendo: “cos’è la giornata dell’Europa?”, “Schuman chi?” pronti a chiudere la pagina per dedicarvi ai cioccolatini da regalare a vostra madre visto che, almeno oggi, merita la vostra attenzione.

Se avrete pazienza, ma soprattutto un pizzico di curiosità, troverete tutte le informazioni che cercate, almeno per sentirvi meno ignoranti quando trasmetteranno qualche servizio a riguardo sui tg nazionali.

Perché oggi si festeggia la Giornata dell’Europa?

Il 9 maggio 1950 Robert Schuman presentava un piano in cui si proponeva un’organizzazione europea basata sulla pacifica convivenza degli stati che ne facevano parte.

Questo rappresenta l’atto di nascita dell’Unione Europea così come la conosciamo oggi. La proposta, conosciuta come Dichiarazione Schuman, ha posto le basi per la creazione della Ceca, la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, creata nel 1951 dallo stesso Schuman e da Jean Monnet per regolamentare e controllare  la produzione delle due materie prime da parte dei sei paesi che all’epoca facevano parte dell’Europa a sei: Belgio, Francia, Germania Occidentale, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.

Perché la Dichiarazione Schuman è importante?

Perché 60 anni fa l’allora ministro degli esteri francese pronunciava il primo discorso politico contenente il concetto di Europa a livello economico, e congiuntamente politico, ponendo il primo tassello verso la creazione di una vera unione tra i paesi europei mai realizzata fino a quel momento.

Nonostante siano passati 60 anni dal piano presentato da Schuman restano interrogativi ancora aperti e il recente caso della crisi greca aumenta i dubbi circa questa possibilità di un’unione federale tra i paesi membri.

Oggi l’Unione Europea è composta da 27 stati e per arrivare fin qui il cammino è stato lungo, in armonia con la concezione di una “Europa a piccoli passi” che si riferisce al lento e graduale cammino di integrazione.

La Dichiarazione Schuman è uno dei simboli che caratterizzano l’Ue insieme alla bandiera con le dodici stelle dorate su sfondo blu, all’Inno, tratto dalla Nona sinfonia di Beethoven, e all’Euro, la moneta al centro di accesi dibattiti in questi giorni.

In realtà ci sarebbe anche una Costituzione Europea presentata nel 2004 a Roma e mai entrata in vigore in seguito alla risposta negativa dei referendum per la sua aetifica in Francia e Paesi Bassi.

Un’Europa quindi mai totalmente unita e che fa fatica a decollare.

Pensiamo alla moneta unica, l’Euro, oggi adottata solo da 16 stati su 27, mentre i restanti 11 mantengono le proprie valute nazionali seppur per differenti motivi.

Come detto sopra l’Euro è protagonista delle cronache per i recenti scontri in Grecia, paese stremato dalla crisi e ormai al collasso. In molti propongono che questo Stato abbandoni la moneta europea e ritorni alla precedente valuta ma questo non sarebbe permesso dal Trattato dell’Ue.

La domanda che dovremmo farci allora è:

siamo davvero pronti per un’unità europea?

Suona strano farsi questa domanda proprio ora, a 60° dalla sua nascita, ma è anche vero che la stragrande maggioranza dei  cosiddetti “europei” non sa cosa comporti far parte dell’Ue e magari ignora di essere, oltre che cittadino del proprio paese natio,  cittadino europeo.

Ciò è dovuto principalmente alla scarsa informazione sull’argomento che inizia da un mancato insegnamento nelle scuole primarie e secondarie. Neppure l’Università è esente da questa critica visto che la disciplina del Diritto dell’Unione Europea viene impartita nelle Facoltà di Giurisprudenza ed in altri ristretti corsi di Laurea.

Lo slogan scelto per la Giornata Europea di quest’anno è “Europa, il mio cocktail preferito. Persone. Luoghi. Culture”.

Un’Europa consapevole delle proprie differenze ma i suoi Stati membri non sono del tutto pronti a fare un passo indietro e lasciar da parte i propri interessi personali ed aprire la strada verso un’Europa davvero unita.

In varietate concordia“, “Uniti nella diversità” è il suo motto e ci auspichiamo che si arrivi davvero a quest’obiettivo, un giorno.

Valentina Sidore


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