di Rosa Salvia
L’intuizione che il poeta persegue, quando mette in moto la nostra immaginazione, è quella di svelarci platonicamente le idee, ossia mostrare con un esempio che cos’è la vita e il mondo. Il primo requisito per fare ciò è avere conoscenza di essi. Tale conoscenza potrà essere più superficiale o più profonda e la poesia lo sarà altrettanto. La squisita levità e delicatezza con cui Chiara Cavagna canta la vita e il mondo si accompagna al contempo ad un rigore e ad una severità che ne fa poeta di assoluta consapevolezza. La lente d’ingrandimento della fantasia le permette sì di vedere ciò che la circonda, ma la capacità di essere che la contraddistingue, è qualcosa di completamente diverso. È l’illuminazione temperata dalla ragione, nel “raro pensiero / …folgorante”, come acutamente osserva Stefano Guglielmin nella bellissima postfazione all’unica silloge ( RĘVE D’OR – Anterem edizioni a cura di Flavio Ermini, Verona 2006 ), in cui sono riportate le ultime composizioni di questa poetessa nata nel 1963 e morta nel 2005 poco più che quarantenne e di cui si conosce molto poco.
Ad una prima fugace lettura, dal punto di vista espressivo, i versi potrebbero apparire un caleidoscopio di immagini ermetiche, di colori contrastanti e soffusi, la cui enigmaticità sarebbe forse dovuta al monologare della poetessa con la propria anima. La qualcosa a mio avviso non esclude però, se si va più a fondo, la sua profonda partecipazione al clima dei nostri tempi e persino un anelito velato alla socialità, nonostante il motivo ricorrente dell’estraneità e impenetrabilità degli esseri umani. La natura in cui la poetessa si rifugia come nel grembo di una madre, è la proiezione di uno stato d’animo, la manifestazione esterna dell’io, e la sostenuta ricchezza delle notazioni è lontana dalla mera descrittività. La rosa, ad esempio, che ritorna spesso nel canto non ha valore scenografico, ma di simbolo, come tutte le altre creature viventi che la circondano, in una sorta di profumosa corolla : “l’altra vita”, la vera, inesplorata ma senza alcun significato escatologico. Si scorge sempre il contrasto fra la pietrificazione dell’esistenza e le suggestioni d’una vita viva, libera, dell’amore che ferisce o lenisce. Nei toni s’avverte qualche cosa di crepuscolare, un alone di mistero, di quel mistero proprio della poesia nelle sue espressioni più alte.
Rosa fresca aulentissima mi verrebbe da definire in chiave sintetica la poetica della Cavagna, riecheggiando l’incipit della famosissima poesia “Contrasto” del poeta siciliano Cielo d’Alcamo del XIII sec., fermo restando ovviamente che le poesie della Cavagna non hanno nulla in comune con la poesia popolare giullaresca della scuola siciliana.
E la continua sovrapposizione di stati d’animo, di sensazioni, riflessioni, è resa con una permeazione e alterna dissolvenza d’immagini concrete sul piano visivo, in una sorta di sensualismo tattile che ci avviluppa come negli ultimi versi dell’ultima poesia della silloge: Cielo è “Ręve d’Or”, e amore rosa di luce / traslata / transumanar per potere / di giallo colore / fiori di pallido arancio orlano le labbra / una protezione suprema / non una perla scossa dal soffio.
( ho scelto le quattro poesie che seguono )
*
all’esile
noi poniamo gli arti
le labbra
che sia
fronda del dorato moto
o piccolo sito
silente ardesia che
traduce del camminamento
una stasi
trafitta nel bagliore
percosso sui larici multipli
ti osservo
vegliare del giorno
il rosso luminoso
stare
*
Verifico il sentimento
Di pena
E la luminosa essenza
del Dolore
Giorno
Di Profonde ferite
L’essere franto e recesso
Muoiono organismo e parola
Tra calore e gelo struggenti
Esilità la mia
Non Erlebnis
Ma ékphrasis
*
Roses
Fluisce
non doloroso ma ora, coglilo nel
lilium soave
addentrandoti in dolcezza e libertà
tra rami coperti di vivi oleandri
questo è il mio senso, non comune
ma altamente vero e screziato come rose
che vibrano al cielo senza voce
*
Li vedo
i bruniti i rossi i muschi gli
ori
le tegole invecchiate
una sull’altra
A parti diseguali
i graniti le ardesie numerose che l’umidità
imprime e sfalda
i gialli minuti gli
oscurati bianchi il barocco atro l’onice tetro
Vedo questo davanti al tuo corpo
alla tua destra alla tua sinistra
in un cielo bianco
dove il rame è risorgimento
il cuore dietro un intreccio di ferro
fiorito