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Premessa fondamentale: questo non vuol essere un trattato accademico ma solo un tentativo di spiegare gli eventi odierni e rendere un pò più comprensibile il mondo che ci circonda. Ci potranno essere numerose semplificazioni, in nome di una maggiore utilità, e qualche imprecisione.
Fatta questa premessa possiamo cominciare.
In questi giorni sui mass media sentiamo in continuazione parlare delle "correnti"; seppur, giornalisticamente parlando, questo termine è entrato nell'uso comune una piccola rinfrescata sul suo significato non guasta.
All'interno di un partito, pur essendo tutti d'accordo su principi e valori, si possono formare gruppi di persone che sostengono posizioni diverse su temi molto importanti ( attualmente possono essere citati ad esempio i diritti degli omosessuali) o che sostengono linee politiche diverse ( alleanze con la sinistra o con la destra). In questi casi si parla di correnti politiche.
Prima di parlarvi dell'attualità voglio fare un passo indietro, sperando non vi risulti troppo noioso, e descrivervi, attraverso due esempi, come la presenza di correnti in un partito possano portare a risultati diametralmente opposti.
PCI: Mosca mon amour e l'odio verso i borghesi.
Il Partito Comunista Italiano nasce il 21 Gennaio 1921 con la scissione di Livorno: l'unione Sovietica aveva messo 21 requisiti per far parte dell'Internazionale Comunista (un organizzazione che raccoglieva tutti i partiti di sinistra d'Europa) e tra questi vi era l'espulsione dei centristi dal proprio partito. Il partito Socialista si rifiutò a maggioranza di accettare il diktat, mentre una parte minoritaria, favorevole ai 21 punti, decise di scindersi e di creare il Partito Comunista D'Italia.
La vicinanza al modello sovietico caratterizzò tutta l'esperienza comunista italiana e rappresentò uno dei due punti su cui le correnti (formalmente vietate per statuto) si scontrarono maggiormente.
Da una parte c'erano coloro i quali sostenevano l'importanza ideologica russa e la cieca obbedienza alle direttive moscovite, anche di fronte a fatti estremamente gravi e pericolosi - basti ricordare come buona parte dei comunisti italiani non criticarono minimamente le dure repressioni in seguito alle rivolte ungheresi e ceche sfociate in massacri-. Dall'altra parte c'era chi sosteneva la necessità di una "via italiana al comunismo" slegata dall'influenza russa e più vicina ad una concezione europeistica, critica verso un modello giudicato troppo dittatoriale e opprimente.
L'altro punto su cui molti si dividevano erano i rapporti con gli altri partiti. Se da un lato c'era chi auspicava un Partito Comunista di governo e quindi disposto a trattare con il Partito Socialista e con una parte della Democrazia Cristiana (esponente di punta era Giorgio Amendola) dall'altra c'erano coloro i quali rimanevano fedeli alla linea originale, rifiutando di parlare con i centristi e i riformatori, spesso identificati nel nemico borghese da abbattere.
Le posizioni non allineate e di dialogo furono assolutamente minoritarie per buona parte della storia del PCI, fino all'arrivo della segreteria di Enrico Berlinguer (1972), leader carismatico che portò un lento ma progressivo allontanamento dall'Unione Sovietica e contemporaneamente un apertura verso quel centro democratico con cui mai vi erano stati contatti.
La segreteria guidata da Berlinguer fino al 1984, anno della sua morte, segnò indelebilmente la storia del PCI rappresentando sia il momento di maggior consenso dal dopoguerra di un partito comunista in Italia sia , d'altro canto le aperture a quella corrente da sempre minoritaria portarono in meno di 7 anni alla fine del Partito Comunista.
Sotto la segreteria di Achille Occhetto venne deciso infatti di aprirsi al centro e alla possibilità di diventare una forza di governo, abbandonando la storica posizione di forza di sola opposizione, creando un nuovo soggetto politico, il Partito dei Democratici di Sinistra (Pds); una parte dei comunisti, seppur condividendo un bisogno di riformare, non riteneva giusto abbandonare la propria ideologia e decisero di staccarsi e di fondare il Partito di Rifondazione Comunista.
Era il 3 Febbraio 1991 e così come era nato, con una scissione, moriva il Partito Comunista Italiano, distrutto da quella doppia anima, che seppur sopita, aveva sempre caratterizzato la sua storia.
DC: la virtù sta nell'ondeggiare
Destino completamente diverso ebbe la Democrazia Cristiana.
Fino al 1954 la figura del fondatore Alcide De Gasperi aveva caratterizzato la vita politica del partito garantendo una forte unità di intenti, limitando al ruolo di minoranza ectoplasmatica le poche correnti dissidenti.
La strategia politica era incentrata sul "conventio ad excludendum"...
... piccola parentesi so che state già sbuffando per questo latinismo pesante e noioso ma significa un concetto molto semplice, De Gasperi era disposto ad allearsi con chiunque a patto di riuscire a tener fuori dal governo i due estremi della politica italiana, a sinistra il PCI e il Partito Socialista e a destra il Movimento Sociale Italiano (MSI di stampo post-fascista); ora riprendiamo ....
... e sulla forte fede cattolica rendendo la DC un partito interclasse formato da personalità e da una base molto eterogenea e che la portarono a governare per il primo decennio della neonata Repubblica Italiana. Alla morte di De Gasperi presero forza tre diverse correnti: Iniziativa democratica (di centro puro ispirata ai principi degasperiani), La Base (corrente di sinistra, riformista e ammiccante al Partito Socialista) e la Primavera (guidata da Andreotti e rappresentante l'ala più conservatrice).
Questo poteva rappresentare la fine del partito ed invece ne rappresentò la sua forza ed in un certo senso il suo carattere distintivo.
Infatti le varie anime non avevano un rapporto di maggioranza/ minoranza fisso; a seconda del momento storico la Democrazia Cristiana poteva essere più orientata a sinistra o a destra, riuscendo quasi sempre a intercettare l'umore della maggioranza degli italiani.
Grazie a questo mobilità riuscì a presiedere, o comunque ad essere parete attiva e necessaria, a tutti i governi dal 1948 a 1994 formando di volta in volta esecutivi di centro puro (governi Segni I e Zoli ) di centrodestra ( Segni II e Tambroni) o di centrosinistra ( i governi Moro e Rumor).
Questa capacità di allearsi con i partiti più disparati è tuttora considerato punto nevralgico del sistema Dc, c'è chi lo considera l'apoteosi della politica, fatta di dialogo e di non immobilismo su ideologie precostruite e c'è chi invece lo considera in maniera assolutamente negativa, vedendolo come una totale assenza di valori e un indefesso interesse al potere e alla poltrona.
Qualunque siano la vostra opinione il dato di fatto è che il sistema funzionò e funzionò alla grande, garantendo ad un unico partito di governare il paese quasi ininterrottamente per 50 anni.
Infatti a far finire l'epoca della Dc non furono le correnti interne ma piuttosto le tangenti e le ruberie portate avanti dai massimi dirigenti del partito (Tangentopoli) e contemporaneamente la scomparsa, con il crollo del Muro di Berlino, di quella minaccia comunista grazie alla quale la borghesia italiana aveva fatto fronte comune.
Come una sorta di personaggio super-eroistico, la Democrazia Cristiana non è riuscita a sopravvivere senza la sua nemesi, il Partito Comunista Italiano.
to be continued.....
Ps fatemi sapere se l'articolo vi è piaciuto, se l'avete trovato noioso, interessante, cosa ne pensate, insomma commentate, commentate, commentate!
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