La democrazia è il regime dei porci, lo sapeva già Platone che di politica se ne intendeva. Chi si indigna per Fiorito e per i suoi bagordi dionisiaci è un ingenuo o un ipocrita perchè non conosce la genealogia democratica del potere oppure aspira segretamente a innestarsi in essa: la transizione dal dominio aristocratico a quello popolare non ha nobilitato i servi, che sotto alla giacca e alla cravatta di Marinella conservano ancora le vestigia dialettali, fisiognomiche e morali dei loro umili avi, ma li ha solo imborghesiti e insuperbiti, al punto che hanno creduto di essere uguali a quegli antichi signori che hanno a loro tempo destituito. La decadenza è un fenomeno a cui sono soggette tutte le forme politiche, ma la decadenza democratica è la peggiore di tutte sia per la natura comica dei soggetti coinvolti, personaggi ascrivibili a una fabula milesia o a una novella boccaccesca, sia per la pericolosità del suo esito, che è di solito una palingenesi dittatoriale. Quest’ultima in verità è già avvenuta con la destituzione di Berlusconi, che al contrario dei suoi avversari e detrattori è un sincero democratico, vorrebbe l’amore del popolo ancor più del suo consenso, e si vuole ora ripeterla in piccola scala nel Lazio, poichè nulla insegna la storia agli uomini stolti.
(pubblicato dall’autore anche nella sezione Hyde Park Corner de Il Foglio.it, 25/09/12)